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ALTRO CHE “DONNICCIOLA”! EUSAPIA PALLADINO FU LA MEDIUM PIÙ FAMOSA DELLA BELLE ÉPOQUE

Eusapia non godeva di molta stima da parte degli scienziati del suo tempo, che pure rimasero suggestionati dalle sue sedute spiritiche e non riuscirono mai a spiegare fino in fondo i suoi trucchi. L’incredulità generale finì però col toglierle energia e all’improvviso i suoi poteri si esaurirono

La Belle Époque, che durò da fine Ottocento alla Prima Guerra mondiale, non fu solo can can, cabaret e bagni di mare, ma anche invenzioni come cinema, elettricità, radio, automobili.

La gente, spaesata dal progresso tecnologico, fu attratta dal mistero e dall’ignoto: fu così che la moda delle sedute spiritiche trasformò un’umile ragazza napoletana, Eusapia Palladino, in una medium famosa in tutto il mondo. Con spostamenti di mobili, levitazioni, materializzazioni, scrittura a distanza, suoni di strumenti musicali, fiamme blu, accensione di lumi, apparizioni di fantasmi, spari di pistola, colpi di martello, folate di vento, pizzichi, carezze e schiaffi convinse parecchi scienziati dei suoi poteri. Inoltre, quando era in trance, Eusapia parlava lingue a lei sconosciute.

Nonostante il successo, però, fu definita “donnicciola di infima classe” dallo lo studioso di scienze occulte Ercole Chiaia e “analfabeta” dallo scienziato Enrico Morselli, che sentenziò: «Non è in grado di scrivere il suo nome».

Gioviale ma collerica

Eusapia era gioviale, ma anche collerica, capricciosa e orgogliosa: «Ci sono tanti medici e professori, conti, principi e re, ma c’è una sola Eusapiafi», ebbe a dire. Se qualcuno non la trattava da gran signora o dubitava dei suoi poteri o la sottoponeva a controlli troppo severi lo aggrediva con insulti pittoreschi.

Ma era capace di sentimenti caritatevoli: per una seduta chiese in regalo una protesi per un amputato bisognoso. Era nata il 21 gennaio 1854 a Minervino Murge, in Puglia. In un articolo del 1910 su Cosmopolitan Magazine raccontò che la madre morì di parto e il padre fu ucciso dai briganti: «Non ho avuto alcun gioco, nessun amico. Ero sempre sola. Nessuno si occupava di me». Nel 1871 si trasferì a Napoli, assunta come bambinaia dalla famiglia Migaldi. Dopo poco iniziò a soffrire di strani malesseri: «Non riuscivo a riposare. Spesso cresceva in me un’eccitazione senza motivo. All’improvviso scoppiavo a piangere. La notte facevo strani sogni. Quando stava per accadermi qualcosa di sfortunato sognavo serpentifi». Poi accadde l’episodio che le stravolse la vita. I Migaldi organizzarono una seduta spiritica e le fu chiesto di sostituire un invitato venuto meno. «Trovai persone sedute intorno a un tavolo con le mani sopra. Il tavolo iniziò a muoversi. Provai una sensazione di vertigine e vuoto nella testa, le braccia e il corpo si irrigidirono e iniziai a tremare. Quando respirai più facilmente guardai gli altri che parlavano con entusiasmo».

I Migaldi, colpiti dai suoi straordinari poteri, la coinvolsero in altre sedute.

Cominciano esami e controlli

Lì incontrò lo studioso Giovanni Damiani che la fece esaminare dalla Società romana di spiritismo. Ma fu sorpresa a rubare, approfittando del buio. Rientrata a Napoli si impiegò come ricamatrice. Nel 1886 Ercole Chiaia che l’aveva spinta a tornare in scena, sfidò il celebre criminologo Cesare Lombroso a smascherarla. Costui, alla cui presenza Eusapia produsse il proprio migliore repertorio, dichiarò che i fenomeni erano genuini anche se dovuti ad anomalie cerebrali di un carattere psicopatico.

Con la crescita della fama aumentarono anche i controlli cui era sottoposta prima di ogni seduta: veniva fatta spogliare, esaminata, rivestita con altri abiti e mani e piedi erano bloccati dai suoi vicini di posto. Ma anche lei, per lavorare, poneva condizioni precise: le sedute dovevano avvenire al buio, il tavolo essere rettangolare e lei sedere al lato corto.

In giro per il mondo

Dal 1892 Eusapia cominciò a viaggiare per l’Europa: Milano, Varsavia, Cambridge, Pietroburgo, Genova. A Parigi nel 1905 incontrò i coniugi Curie, futuri premi Nobel: Pierre si dichiarò entusiasta, mentre Marie si mostrò scettica, ma quando il marito morì in un incidente, portò a Eusapia gli abiti che indossava al momento della morte sperando in un contatto.

Nel 1908 a Napoli fu indagata da William Marriott, esperto nello smascherare sedicenti medium, che la accusò di frode. Perse definitivamente la reputazione in America: gli esaminatori, tra cui il famoso mago Houdini, la giudicarono un fenomeno da baraccone. Delusa, ritornò a Napoli. Colei che aveva affascinato i più brillanti studiosi, non riusciva più a inscenare le illusioni che l’avevano resa celebre. Anche la salute peggiorava: mal di testa, convulsioni, diabete. Le sedute l’affaticavano e al termine aveva occhi spenti, viso pallido, dita intorpidite, tremori, vomito, debolezza muscolare, frequenza respiratoria diminuita, quella cardiaca aumentata, segni di isteria (sbadigli, risate, masticazioni). E talvolta, in preda a stimoli erotici, si gettava sugli uomini presenti.

Si risposò con un vinaio di venticinque anni più giovane e aprì un negozio. Il 13 maggio 1918 morì, povera nonostante gli incredibili guadagni realizzati. Fu sepolta nel Cimitero Acattolico nel Borgo Sant’Antonio, oggi divenuto giardino comunale. Qualcuno assicura che sia possibile vedere il suo fantasma vagare per i viali. Napoli la dimenticò in fretta, ma all’estero fu ricordata con necrologi sul Times e sul New York Times.

Tentativi per smascherarla

Il dubbio resta: fu una ciarlatana o una potente medium? Gli scettici sostenevano che usava i trucchi imparati dal primo marito, Raffaele Del Gaiso, in arte Raphael Delgaiz, prestigiatore di strada. Fecero di tutto per smascherarla: un uomo vestito di nero si nascose nel buio (e la vide sfilare i piedi dalle scarpe), una foto fu scattata a sua insaputa (e rivelò che lo “sgabello levitante” poggiava, in realtà, sulla sua testa), l’impronta di una mano lasciata nel gesso da uno spirito fu confrontata con la sua (e risultarono identiche).

Una serie di disegni pubblicati sul Corriere della Sera dal giornalista Eugenio Torelli Viollier spiegò i suoi metodi. E il poeta Gabriele d’Annunzio, durante una seduta in casa della nobile russa Polozoff, per deriderla accese un fiammifero, schioccò le dita, diede colpi sul tavolo. Finché, come testimoniò lo scrittore Federico Verdinois, un’ombra gigantesca non lo fece cadere dalla sedia.

L’ingenuità dei difensori

Ma come mai tanti studiosi la difesero? Perché anche i ricercatori più esperti erano ancora profondamente ingenui. «La scienza non è soltanto una storia di trionfi, ma anche di errori o comunque di tentativi. E va difesa da ciarlatani e imbonitori. Che ci sono stati, ci sono e ci saranno», osserva Francesco De Ceglia, autore con Lorenzo Leporiere di La pitonessa, il pirata e l’acuto osservatore. Spiritismo e scienza nell’Italia della Belle Époque (editrice Bibliografica, 2018).

Il carisma della Palladino, inoltre, le permetteva di guidare le sedute verso i risultati voluti. Aveva anche mani molto agili e un’anca da contorsionista. Usava trucchi piuttosto semplici: per spostare piccoli oggetti utilizzava un capello, per evitare che gli esaminatori si accorgessero che sfilava i piedi dagli stivaletti li rinforzava con una punta di ferro e per nascondere i suoi armeggi indossava gonne molto lunghe. Ma poiché i trucchi scoperti non spiegavano tutti i fenomeni, si pensò che ipnotizzasse i partecipanti.

Sebbene sia trascorso più di un secolo dalla sua morte, il suo mito è ancora vivo. Nel 2018 lo scrittore Andrea Vitali inserì il suo personaggio nella trama del romanzo La ruga del cretino, scritto con Massimo Picozzi, assegnandole funzione risolutiva. Ed è poi un caso se Italo Calvino nel libro del 1972 Le città invisibili ne immagina una che chiamò “Eusapia” e definì “La città dei Morti”?

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