Nextpapers online
Il meglio del web

CHE COSA SONO LE MANIE DI PERSECUZIONE

Chi ne soffre si sente vittima di un mondo avverso: il partner lo tradisce, lo Stato lo perseguita, le persone sono cattive. A questa paranoia possono aggiungersi gravi disturbi di ansia fino al delirio e una visione malata e ostile della realtà. Come uscirne

Sentirsi costantemente perseguitati, spiati o al centro di un complotto da parte di qualcuno che tenta di ucciderti, avvelenarti o farti del male. Sono le manie di persecuzione, un disturbo indice di un distacco confusivo dalla realtà che fa sentire vittime di un mondo avverso, sotto il tiro continuo di nemici inesistenti. «Si tratta di un’ansia persecutoria che può manifestarsi in forma più o meno grave», spiega Roberto Pani, psicoanalista e professore di psicologia clinica all’Università Alma Mater Studiorum di Bologna, «e che spazia dalla diffidenza accentuata fino alla mania persecutoria vera e propria».

Nel primo caso si tratta generalmente di persone prevenute a priori nei confronti del prossimo, i cui comportamenti, tuttavia, non rientrano nell’ambito della patologia. Il termine popolare “mania”, usato per indicare i casi più gravi, sta invece per psicosi, un disturbo psichiatrico con distacco dalla realtà.

Spiega lo psicoanalista: «I casi di ansia persecutoria grave rientrano nella paranoia, una condizione psicotica che porta il soggetto a elaborare una struttura di pensiero apparentemente lucida ma incentrata sulla convinzione patologica di essere minacciato o perseguitato. Alla paranoia possono aggiungersi altri gravi disturbi fino al delirio, una visione patologica della realtà che anziché essere corretta dinanzi all’evidenza viene elaboratain maniera errata per confermare il pensiero patologico».

Ricerca di conferme

Nella versione grave del disturbo, per difendersi dai nemici e dai complotti inesistenti che vede ovunque, la persona paranoica cerca disperatamente di controllare la realtà esterna dif!dando di tutto e di tutti. Chi le vive accanto, percependo il suo controllo e la sua diffidenza, cerca a sua volta di difendersi. Si innesca così un circolo vizioso che convince il soggetto dell’ostilità del prossimo. Addirittura, alcuni paranoici costruiscono le proprie ansie persecutorie “in grande” sulle notizie di cronaca e sulle istituzioni e arrivano a sentirsi controllati e spiati dallo Stato, dalle Forze dell’Ordine, dall’Esercito, piuttosto che da entità aliene.

A quel punto, anche l’episodio più banale viene considerato una conferma dell’inesistente minaccia: dalla camionetta dell’Esercito che passa casualmente per strada all’elicottero dei Carabinieri che sorvola la zona, tutto viene colto come una forma di controllo espressamente mirata alla loro persona. Spiega Pani: «Si tratta di capri espiatori attraverso i quali si esprime la patologia. Queste persone cercano le conferme dei complotti contro di loro e le trovano interpretando la realtà a senso unico, convincendosi sempre di più che gli altri siano cattivi e li perseguitino. Addirittura, nelle forme più gravi il soggetto ne è talmente convinto da essere vittima di un delirio continuo senza neppure più bisogno di conferme».

Anatomia della psiche

«Il nostro comportamento è influenzato da personaggi e voci interne, entrambi inconsci, che provengono dal nostro vissuto», spiega Pani. «Si tratta di interlocutori interiori inconsci che attivano un’immagine di noi stessi che, a sua volta, attiva i neurotrasmettitori delle emozioni. Alcune di queste voci interiori sono positive e ci sostengono alimentando la nostra autostima, altre sono negative o addirittura persecutorie e ci parlano a sfavore (non vali niente, sei cattivo, sei perseguitato ecc.) Sempre attraverso i neurotrasmettitori, gli interlocutori interni cattivi (quelli che inconsciamente ci distruggono) vengono proiettati all’esterno, dopo di che la proiezione ci ritorna indietro.

Se la proiezione dei vissuti cattivi è leggera, si traduce in una dif”denza più o meno marcata; più è pesante, più torna indietro sotto forma di manie persecutorie gravi che possono addirittura giungere al delirio, il quale, a sua volta, può culminare nella paranoia vera e propria».

Nel primo caso, il più frequente, il disturbo è riconducibile a una nevrosi, a qualche fobia che altera la sensibilità del soggetto o semplicemente a un carattere dif”dente. Tuttavia, seppur meno “duciosa, la persona è pur sempre in grado di condurre una vita normale. Nel secondo caso invece, il pensiero persecutorio “sso diventa grave e distruttivo. Continua lo psicoanalista: «Nel delirio lucido la realtà viene distorta e interpretata in maniera patologica, in quanto il malato vi trasferisce il suo mondo interno. In pratica, anziché essere valutata in modo lucido e cosciente, la realtà viene confusa con il piano inconscio dei vissuti profondi, facendo sì che la persona si convinca di essere una vittima designata quando, in realtà, nessuno ce l’ha con lei».

La riprova dell’esistenza degli interlocutori inconsci viene dai sogni, in particolare dagli incubi, durante i quali le nostre angosce ci perseguitano nel sonno. «Nelle patologie gravi questi interlocutori ci perseguitano anche da svegli con i deliri, sogni a occhi aperti che interpretando il vissuto in modo paranoico o persecutorio convincono la persona che qualcuno la voglia devastare o uccidere», avverte lo psicoanalista.

Le cause profonde

Le cause profonde del disturbo grave risalgono all’infanzia e sono legate a situazioni vissute che hanno generato difidenza verso il prossimo, iniziando ad alterare la percezione della persona nei confronti degli altri.

L’ansia persecutoria inizia a manifestarsi già nell’adolescenza e si aggrava con il passare del tempo. «Tutti gli incontri che facciamo dalla nascita in poi in”uenzano la costruzione del nostro Self, cioè di noi, e l’immagine che abbiamo di noi stessi», dice Pani. Facciamo l’esempio di un bambino con un padre particolarmente severo e ossessivo che lo picchia a ogni errore; in seguito, andando alla scuola elementare, questo bimbo potrà sperimentare un maestro severo sì, ma non quanto il padre. Nella costruzione di se stesso medierà il livello di severità del padre con quello del maestro, costruendosi un’idea della severità maschile a metà fra i due vissuti. Spiega lo psicoanalista: «La costruzione della nostra personalità risente degli incontri e delle situazioni che abbiamo vissuto da bambini e di come li abbiamo assimilati.

Le situazioni drammatiche, in particolare, possono influenzarci notevolmente, facendo sì che da adulti non riusciamo più a governarle. Tuttavia, anche una situazione in sé non devastante ma ingigantita e assimilata come tale, potrà risultare devastante e moltiplicare dentro di noi gli interlocutori negativi che ci attaccano, causandoci patologie gravi. «Al di là di queste cause, dal punto di vista psichiatrico si sospetta che alcune forme gravi di ansia persecutoria abbiano una predisposizione genetica», conclude il nostro esperto. Vittime di un vissuto fortemente negativo e persecutorio, queste persone sono restie a farsi curare, e non di rado, vedono persino lo psicoterapeuta come un potenziale nemico. Dunque, il primo passo che questi deve compiere è cercare di conquistarsi la loro fiducia.

Quando servono i farmaci

Pani opera una distinzione molto netta fra i pazienti nevrotici (i casi più lievi, ossia le persone “normali” con qualche problema), e i pazienti psicotici (i casi più gravi): «I primi, in grado di reggere il colloquio terapeutico e l’esplorazione del loro passato, sono gestiti con una psicoterapia psicoanalitica che va alla ricerca del vissuto che ha generato la situazione con”ittuale, e di conseguenza il disturbo. Spesso quest’ultimo non è altro che un eccesso di difesa e scompare grazie alla crescita che il paziente fa in corso di terapia». Prosegue l’esperto: «I pazienti psicotici affetti da grandi patologie, ingestibili con la psicoterapia psicoanalitica, richiedono invece un intervento psichiatrico a base di farmaci e terapie d’appoggio, entrambi volti a diminuire la sintomatologia e i vissuti drammatici del paziente. Questi viene fatto star meglio contenendo il senso persecutorio e il delirio, cioè la sofferenza vera e propria, che vengono gestiti caso per caso con farmaci neurolettici e antipsicotici prescritti su ricetta dallo specialista. Nei casi più gravi si richiede il ricovero ospedaliero».

Potrebbe piacerti anche
Lascia una risposta

L'indirizzo email non verrà pubblicato.