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COME MANTENERE I BUONI PROPOSITI

Ci risiamo: a Capodanno vogliamo rivoluzionare la nostra vita, ma già nel corso del mese di gennaio perdiamo lo slancio e torniamo alle vecchie abitudini. Come riuscire a realizzare i nostri buoni propositi? Evitando di sbagliare tattica. Così…

Anno nuovo, vita nuova. Ogni Capodanno ci illudiamo che sia così e ci sbizzarriamo in mille buoni propositi: dedicare più tempo a noi stessi, sbarazzarci dei chili di troppo, iniziare a praticare uno sport e via dicendo. Regolarmente tuttavia, questi progetti rimangono nel cassetto, lasciandoci delusi e scoraggiati. «Il motivo del fallimento è uno solo», spiega Antonio Sacco, psicologo torinese esperto in psicologia della prestazione umana: «I propositi sono semplicemente immaginati, mentre un obiettivo che si rispetti, per essere raggiunto, deve sottostare a regole e parametri. Generalmente, nei propositi di inizio anno si mette a fuoco un macrotema (dimagrire, migliorare la propria forma fisica, prendersi più tempo per sé, diminuire lo stress) che non rispecchia un preciso proposito, ma è per lo più un’immagine vaga se non addirittura un desiderio.Affinché un proposito si realizzi è indispensabile tradurlo in un obiettivo, il che richiede una pianificazione di azioni che gli diano concretezza».

Quattro caratteristiche…

Un obiettivo mirato deve rispettare 4 caratteristiche e inquadrarsi in 4 tipologie. Per quanto riguarda le prime, l’obiettivo dev’essere definito in termini positivi (devo lasciar andare 6 chili, e non: devo perdere 6 chili); dev’essere sotto la totale responsabilità della persona; dev’essere ecologico, cioè in linea con i valori della persona; deve prevedere un tempo di realizzazione e soprattutto degli indicatori misurabili che sin dall’inizio permettano di capire se ci si sta muovendo nella giusta direzione. «Molti buoni propositi falliscono miseramente perché non rispecchiano la quarta caratteristica», ammonisce Sacco. Per fare un esempio, lo sportivo che corre solo mezz’oretta alla domenica ma si prefigge di partecipare alla maratona di New York, per centrare l’obiettivo di terminare i 42 km e 195 metri della famosa competizione della Grande Mela dovrà valutare le proprie attuali condizioni fisiche, pianificare una preparazione atletica adeguata e scomporla in sotto-obiettivi ben programmati nel tempo (prove sui 10 km, sulla mezza maratona ecc.), servendosi di parametri che attestino il progressivo avvicinamento all’obiettivo desiderato (incremento del chilometraggio, miglioramento della media al km ecc.)

… e quattro tipi di obiettivi

Come spiega il nostro esperto, vi sono 4 tipi di obiettivi: obiettivi-sogno (ad esempio, diventare il miglior venditore in Italia o ottenere un corpo da modella da copertina), obiettivi di risultato (mirare ad avere 7 nuovi clienti ogni settimana o a dimagrire di 4 kg al mese), obiettivi di prestazione (sentirsi più efficienti nella gestione dell’agenda o più in forma fisicamente) e obiettivi di processo (fare un corso di formazione personale per la gestione ottimale del tempo invece di iscriversi a una palestra). In buona sostanza, questi quattro tipi di obiettivi costituiscono una progressione fra “processo” e “sogno”.

Tuttavia è importante avere chiara in mente la differenza tra loro. Spiega Sacco: «I primi due tipi di obiettivi sono molto importanti ma non esclusivamente sotto il controllo diretto della persona, in quanto dipendono anche da fattori e circostanze esterne. I secondi due tipi sono invece strettamente sotto il controllo della persona e riguardano il processo di lavoro quotidiano concreto da mettere in atto per aumentare le probabilità di realizzare un giorno un sogno, non importa se sia correre a New York, ottenere un corpo da modella o essere promosso direttore d’azienda». Tanti invece formulano i propri obiettivi in modo vago: “voglio pensare di più a me stesso, voglio fuggire lo stress”. Secondo il nostro esperto, «l’obiettivo dev’essere specifico e va quindi analizzato a fondo: cosa significa prendere più tempo per se stessi? Che genere di spazio libero si ha in mente e a cosa ci si vorrebbe dedicare? Quanto tempo libero servirebbe?». Lo stesso dicasi per fuggire lo stress: «Un proposito così formulato fallisce in tempo zero perché non è minimamente funzionale; inoltre è negativo poiché dà l’idea di scappare o di allontanarsi da qualcosa», commenta lo psicologo. «Bisogna invece partire da una prima domanda: cosa mi genera stress e quando mi sento sotto pressione?»

Continua Sacco: «Il valore dell’obiettivo è un altro parametro del “piano d’azione” imprescindibile per il raggiungimento del risultato: perché quell’obiettivo è così importante e che valore intrinseco ha per la persona? Avere chiaro questo aspetto è fondamentale per fare centro, in quanto si tratta del vero motore automotivazionale su cui puntare». In sintesi, per non fallire in partenza, l’obiettivo dev’essere formulato in positivo ed essere ultraspecifico e ben definito a livello temporale e nel suo valore intrinseco.

Primo gennaio o settembre?

C’è chi ritiene che il momento più favorevole per formulare nuovi progetti sia l’inizio di settembre, dopo essersi riposati e caricati durante le vacanze.

Spiega lo psicologo: «Ciò che conta non è la data di partenza, ma la data di raggiungimento dell’obiettivo, da fissare con precisione sin da subito. In seguito si lavorerà quotidianamente nella direzione desiderata con azioni concrete e utilizzando degli indicatori che evidenzino l’avanzamento lungo il percorso definito. Proprio come le vecchie pietre miliari a bordo della statale, che indicano l’avanzamento segnando che si è al chilometro 5, al 10 e poi al 15».

Antonio Sacco mette però in guardia dai periodi post-vacanza nel caso in cui si abbiano difficoltà relazionali in famiglia o con il partner: «Sotto questo aspetto, le vacanze sono il momento peggiore poiché, trascorrendo più tempo insieme, i conflitti hanno più spazio per essere alimentati. Non per nulla in settembre e in gennaio gli studi degli psicoterapeuti che si occupano di problemi coniugali si riempiono sistematicamente».

La gestione del tempo

Molti buoni propositi naufragano “per mancanza di tempo”. Ma una soluzione c’è: per ottimizzare le risorse del tempo assegnando le giuste priorità il nostro esperto si avvale professionalmente del diagramma di Eisenhower. «Si tratta di un diagramma centrato soltanto su due parametri – urgenza e importanza delle cose da fare – che vengono opportunamente combinati per gestire al meglio le situazioni in una sorta di scala temporale», spiega il nostro esperto. Il diagramma porta il nome del Generale Dwight David Eisenhower, Presidente degli Stati Uniti d’America nel periodo 1953-1961. Si racconta infatti che avesse diviso la scrivania della Stanza Ovale alla Casa Bianca in quattro quadranti, suddividendo i suoi impegni come segue: importanti e urgenti, meno urgenti ma importanti, più urgenti ma meno importanti e meno urgenti e meno importanti. Oggi alcune app per smartphone – Eisenhower Notes, Easy Organizer Eisenhower’s (entrambi per Android) e Eisenhower Matrix (per Apple) – replicano il diagramma di Eisenhower.

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