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COSA MI METTO? TE LO DICE IL COMPUTER

Sulle piattaforme di e-commerce sono in arrivo programmi di intelligenza artificiale da utilizzare quando compriamo vestiti e accessori: più efficienti di assistenti in carne e ossa, conoscono già il nostro stile e suggeriscono i capi e le taglie più adatti a noi

Si può acquistare abbigliamento online senza rinunciare ai suggerimenti che in un vero negozio ci darebbe una commessa? Pare proprio di sì. Ci pensa un fashion designer virtuale e invisibile, il cui compito è assisterci mentre facciamo shopping sul web: un programma di intelligenza artificiale che conosce il nostro stile e ci suggerisce gli abbinamenti migliori tra capi e accessori, la taglia più adatta al nostro corpo e il tessuto più indicato. Qualcuno definisce questi sistemi “software antropologici”: sono già disponibili sulle principali piazze globali del commercio elettronico e nel prossimo futuro potranno persino in”uenzare, se non anticipare, le mode.

Decide tutto il cliente

Il mondo della moda ha sempre deciso le tendenze di mercato in completa autonomia, senza che i suoi clienti potessero interferire in alcun modo. Oggi invece l’intelligenza artificiale ha spostato il baricentro su di loro. La tecnologia permette infatti a chi acquista in rete non solo di influire sulle tendenze, ma addirittura di orientarle soprattutto per quanto riguarda l’abbigliamento di massa. Infatti l’assistente virtuale disponibile sulle piattaforme di e-commerce che suggerisce e invita a fare nuovi acquisti è un algoritmo che simula i processi di apprendimento del cervello umano e può comprendere, grazie a uno studio approfondito dei nostri precedenti comportamenti di acquisto sul web, come stiano variando i trend di moda e quale acquisto suggerire.

Suggerimenti su misura

Prima di operare a pieno regime, questo software deve essere sottoposto a un periodo di “addestramento” su un database dove sono caricati migliaia di dati che costituiscono la cosiddetta “impronta digitale” dei clienti online: che cosa comprano, che tipo di abbigliamento preferiscono, quanti soldi in media spendono per ogni acquisto. Soltanto quando il software ha acquisito un numero sufficiente di dati, si può dire che abbia imparato a conoscere i clienti: una competenza maturata grazie alla potenza di calcolo di questi sistemi e all’osservazione ripetuta dei comportamenti online dei compratori. A questo punto il software è in grado di capitalizzare le informazioni e può cominciare a fornire suggerimenti su misura a ogni singolo acquirente. È proprio questo il maggiore vantaggio di questi tipi di programma: la possibilità di lavorare su singoli clienti di cui si conoscono già gusti e preferenze. Naturalmente i suggerimenti più pertinenti sono indirizzati a chi acquista per sé più che a coloro che fanno shopping on line per altre persone.

Il futuro in base al passato

Il cervello di un sistema informatico di questo genere, infatti, è costituito perlopiù da calcoli statistici in grado di prevedere acquisti futuri in base a quelli passati: Il suo compito è tracciare le azioni del cliente e, come si dice, farne tesoro. Per esempio: accade spesso che il cliente inserisca più articoli nel carrello e poi decida all’ultimo momento di svuotarlo perché magari non ha raggiunto la spesa minima per avere la consegna gratuita. L’algoritmo, in questo caso, cerca di ricostruire le dinamiche che hanno portato il cliente a non concludere l’acquisto e si attiva per convincerlo, alla prossima occasione, a fare il passo decisivo. L’efficienza di questi algoritmi dipende soprattutto dalla qualità e quantità delle informazioni.

I social sott’occhio

Finora i big del commercio elettronico hanno basato le loro proiezioni sui dati proprietari, cioè sulle vendite e sulle preferenze dei loro clienti. La sfida è tenere conto anche delle indicazioni che arrivano dall’esterno dell’azienda, per esempio dalle immagini e i commenti postati sui social media. Da tempo infatti numerosi rivenditori lungimiranti studiano network come Instagram e Pinterest per anticipare le ultime tendenze in materia di abbigliamento in modo da essere pronti a reagire rapidamente alle richieste del mercato. I software di intelligenza artificiale, in altre parole, potranno sostituire i trend-setter (cioè chi detta le tendenze in fatto di moda) e i talentscout (i ricercatori) che molte note aziende mandavano nei locali più in voga per scovare nuovi stili. Le immagini che pubblichiamo sui social network sono preziose per i colossi del commercio elettronico da studiare con questi sistemi di calcolo: Da un’immagine postata online, un algoritmo può capire il tipo di tessuto, il taglio, persino la forma del bottone e la dimensione dell’asola di un abito. Questi algoritmi nel mercato della moda assumono una rilevanza ancora maggiore con la crescita del Fast Fashion (letteralmente “moda veloce”) e del paradigma del See Now Buy Now (“vedi ora, compra ora”) e molti stilisti, anche dell’alta moda, ne terranno sempre più conto per orientare le loro strategie.

La moda diventa veloce

Ma in che cosa consistono il Fast Fashion e il See Now Buy Now? Si tratta sostanzialmente della moltiplicazione di sfilate e nuovi modelli disponibili nel corso dell’anno, potenzialmente anche grazie ai suggerimenti dell’intelligenza artificiale, che vengono subito messi in vendita, in contrasto con una o al massimo due uscite all’anno delle collezioni in passato. È vero che alcuni grandi del settore, come Giorgio Armani, si sono detti dubbiosi, ma sono voci isolate: Analizzando i contenuti pubblicati sui social media, i software possono suggerire a stilisti e rivenditori quali sono i look nei quali investire e quando presentare la nuova collezione, il che è vantaggioso.

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