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I DANNATI DEL GIOCO D’AZZARDO

Il confine tra passatempo e dipendenza è sottile e chiunque può superarlo. Ne sono convinti gli specialisti, secondo i quali è facile cadere in una vera e propria ossessione, che può portare a enormi sprechi e persino ad abbandonare il lavoro e la famiglia

All’inizio è solo un Gratta e Vinci ogni tanto o 1 euro inserito nella slot machine del bar sotto casa. Con il tempo però quei gesti diventano un’ossessione: la voglia di vincere e la scarica di gioia che nasce dal guadagno facile si insinuano dentro di noi e ci spingono a giocare sempre di più. È questo l’inizio di un circolo vizioso che nel giro di poco tempo può sfociare in una vera e propria dipendenza: il gioco d’azzardo patologico (GAP), un fenomeno che da tempo attira l’attenzione degli specialisti. Nella più recente edizione del Diagnostic and statistical manual of mental disorders (DSM), il più importante punto di riferimento per gli psicologi e psichiatri di tutto il mondo, il gioco d’azzardo patologico è stato infatti collocato nelle patologie collegate alla dipendenza. «Anche in Italia, con il decreto Balduzzi del 2012, il trattamento e la cura di questo comportamento sono stati affidati ai SerD, i servizi del Sistema sanitario nazionale che si occupano delle dipendenze», dice Roberto Malinconico, psicologo e psicoterapeuta di Caserta, esperto di dipendenze e autore del libro Il gioco senza sorriso. Viaggio nella dipendenza da gioco d’azzardo (Melagrana, 2017).

Fortuna e soldi

Per capire come si inneschi la dipendenza bisogna innanzitutto chiarire a cosa ci riferiamo quando parliamo di gioco d’azzardo: «Le sue caratteristiche sono essenzialmente due», spiega Malinconico, «la prima è che la persona non ha potere sul risultato, legato al caso e indipendente dalla sua volontà. Nel gioco del Lotto, ad esempio, i numeri da 1 a 90 hanno tutti la stessa probabilità di essere estratti e il giocatore non può intervenire sul risultato. La seconda è legata al denaro, essenziale nel gioco d’azzardo e usato in funzione di “guadagnarne” altro nella vincita». Fortuna e soldi, quindi, sono i due cardini su cui il giocatore basa la sua esperienza al gioco. «La dipendenza è graduale e si sviluppa nel tempo: è un percorso comportamentale che inizia con il primo contatto e si rafforza grazie a un rapporto costante con il comportamento in questione», dice lo specialista.

Non occorre essere ricchi

Quando il gioco non è più una pausa nella monotonia quotidiana, ma diventa il centro della giornata, la vincita può essere uno stimolo nefasto: «La vincita è un elemento estremamente importante nel processo che porta alla dipendenza», continua l’esperto. «Se da un lato si avverte l’esigenza fisica della scossa di adrenalina che la vincita può dare, dall’altro si fa sentire anche la spinta a recuperare i soldi, in caso di perdita: operazione che si ritiene fattibile e che motiva a proseguire nel gioco compulsivamente, senza più riuscire a trattenersi. Così si crea il circolo vizioso che porta la persona alla dipendenza». Primo e cruciale sintomo che rivela l’essere avviati su questo tipo di percorso è la crescente uscita di denaro che può arrivare al punto di mettere a serio rischio la vita quotidiana. «Per essere giocatori dipendenti non è necessario essere ricchi, anche se, ovviamente, una maggiore disponibilità economica consente maggiori possibilità di giocare».

Assenze ingiustificate

Altri possibili indici della caduta di una persona nella dipendenza sono le sue assenze: «Come capita in ogni dipendenza, essa assume centralità nella mente della vittima, orientando il suo comportamento e tutte le sue azioni. Nel caso del gioco, qualora diventi necessario trovare soldi, vengono messi in atto fantasiosi tentativi per giustificare numerose assenze, ritardi agli appuntamenti e tutti i comportamenti derivanti dal non riuscire a staccarsi dal gioco», osserva Malinconico, che aggiunge: «Quando un giocatore patologico si trova di fronte allo schermo di una slot machine, perde ogni riferimento spazio-temporale. Si trova in uno stato catatonico, come se fosse ipnotizzato dal monitor». È così che i famosi “cinque minuti al bar per prendere un caffè” possono trasformarsi in ore e ore, trascorse in verità a giocare come automi».

Nessuno escluso

Il giocatore patologico può essere uomo, donna, giovane o anziano: la dipendenza da gioco, infatti, non guarda in faccia nessuno e tra le sue vittime possono annoverarsi diversi tipi di persone, senza distinzione alcuna tra genere sessuale, età o ricchezza: «Non esiste un giocatore tipo, anche se si possono notare alcune macrotendenze», commenta l’esperto. «Nei nostri territori dove i bar sono luoghi di aggregazione prevalentemente maschile, per esempio, le slot machine vengono usate soprattutto da uomini, mentre il Lotto o il Gratta e Vinci attirano maggiormente le donne in quanto facili da gestire: si comprano le cartelle, si portano a casa e si gioca in una situazione più discreta rispetto a un bar. In entrambi i casi può comunque insorgere una dipendenza».

Curarsi si può

Per fortuna, come tutte le dipendenze, anche quella da gioco si può curare: nel suo ultimo libro, Malinconico illustra il modello di intervento che da anni sta portando avanti con i suoi pazienti: «Si tratta di una forma di rieducazione messa in atto su pazienti riuniti in gruppo, che si basa su un lavoro di tipo relazionale, sulla modifica dello stile di vita, sulla riappropriazione del tempo, sulla capacità di valorizzare la relazione con la rete famigliare, affettiva e amicale che gli anni di dipendenza hanno spesso minato. È particolarmente importante sforzarsi di trascinare fuori dalla solitudine il giocatore patologico: spesso, infatti, chi è preda di questa dipendenza è solo». Un aiuto professionale è di fondamentale importanza per i giocatori patologici che difficilmente possono uscire da soli dalla dipendenza, presentando spesso anche patologie psichiatriche, in particolare di tipo depressivo. Non solo. Anche sul piano sociale possono verificarsi conseguenze pericolose: chi entra nel vortice della dipendenza, infatti, può finire vittima dell’usura per far fronte ai debiti contratti o anche semplicemente per pagare le spese quotidiane. Un aiuto concreto e tempestivo, dunque, è più che mai necessario.

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