
I DISCHI DAL VIVO
Una band imbattibile sul palco che fa passare anni prima di mettere insieme un live degno della sua leggenda. Curioso, no?
Dopo tanti bootleg, il live
The Song Remains The Same
Swan Song, 1976
Probabilmente non è la migliore testimonianza concertistica della formazione, però quando esce THE SONG REMAINS THE SAME è un evento.
È, infatti, il primo disco dal vivo di una delle migliori live band del mondo e, per di più, accompagna una non poco autocompiacente versione cinematografica da godersi sui grandi schermi delle sale. Nel doppio album e nel film, il gruppo è ripreso al Madison Square Garden di New York nei tre concerti finali del tour americano del 1973. I quattro allora ormai ne hanno abbastanza dei continui spostamenti, nonché di essere tallonati dalle guardie del corpo, e non vedono l’ora di tornare alle loro famiglie.
Inoltre, proprio durante la tappa a New York, qualcuno svaligia la cassetta di sicurezza del gruppo nell’hotel in cui è ospitato, portandosi via quasi 200.000 dollari. Però stanchezza, incazzatura e noia sul palco si sentono poco: il quartetto è una macchina ben rodata e la benzina che la nutre è composta soprattutto di anima. Così, al di là delle recensioni dell’epoca spesso infelici e delle successive critiche di alcuni componenti della formazione, THE SONG REMAINS THE SAME rimane una testimonianza eccitante e creativa della storia live dei Led Zeppelin. L’ego e la fantasia di Page volano nella quasi mezz’ora di Dazed And Confused; Bonham ha i suoi dieci minuti per devastare le pelli in Moby Dick; Plant gigioneggia sensuale in lungo e in largo; Jones lancia i suoi ardori romantici in The Rain Song e No Quarter.
E la leggenda di Stairway To Heaven, in fondo, ora acquista qualcosa rispetto alla versione di studio. Poi ci sono gli episodi più heavy: Celebration Day, The Song Remains The Same e Rock And Roll sono riportati con esecuzioni sanguigne, Whole Lotta Love va avanti per un quarto d’ora in cui nella parte centrale succeed di tutto. Supervisionata dagli stessi Page, Plant e Jones, la versione rimasterizzata su Cd del 2007 (e l’edizione su vinile con quattro Lp) offre un suono migliore e consegna Dazed And Confused completa (nell’originale mancano tre minuti) e tre brani leggermente accorciati. Inoltre, aggiunge Black Dog, Misty Mountain Hop, Heartbreaker, Since I’ve Been Loving You, Over The Hills Far Away e The Ocean. Due parole infine sul film. Ha una lavorazione parecchio travagliata e costa a Grant un sacco di soldi. Il primo regista, Joe Massot, viene licenziato dopo le riprese e sostituito dall’australiano Peter Clifton. Mancando alcune sequenze, inoltre, la band è costretta per recuperarle a esibirsi in playback negli Shepperton Studios.
Le scene di fantasia riflettono in qualche modo le personalità dei quattro Led Zeppelin: per Jones e Bonham c’è prima di tutto la famiglia, Plant si perde in cliché hippie-medievali, Page è in pieno trip esoterico. Tutto sommato, il più simpatico è Bonham, ritratto nella quiete della campagna con le sue auto da corsa, la moglie Pat, il figlio Jason, le mucche di cui si prende cura e al biliardo. L’iniziale e ridicola ambientazione gangsteristica in cui compaiono Grant e Cole, poi, non può che far pensare all’attitudine spietata, cinica e brutale che caratterizza l’entourage della band.
Brividi per pochi eletti
BBC Sessions
Atlantic, 1997
THE SONG REMAINS THE SAME, il doppio live del 1976, non aveva soddisfatto i critici e neanche la band, non potendo certamente, sul piano dell’energia, competere con le prime, infuocate performance, quando il quartetto spaccava in maniera davvero devastante. Ecco perché, quando nel 1997 fu trovato un accordo tra l’austera BBC e la Atlantic per rendere disponibili le session registrate dal gruppo per la radio, i fan fecero festa grande.
Il materiale incluso proviene da una mezza dozzina di session tra il 1969 e il 1971 registrate prevalentemente dal vivo, davanti a un piccolo pubblico e al dj che li ha ospitati. La più antica è quella del 3 marzo 1969, tenuta al teatro Playhouse di Londra per il leggendario programma Top Gear di John Peel.
Da questa session arrivano due blues di Willie Dixon (You Shook Me e I Can’t Quit You Baby) e Dazed And Confused. A seguire lo Alexis Corner’s Rhythm and Blues del 19 marzo, il Chris Grant’s Tasty Pop Sundae del 16 giugno, un altro John Peel’s Top Gear (24 giugno) e One Night Stand di tre giorni dopo.
La performance è straordinaria: Plant è in forma smagliante, cantando anche meglio che in studio dove talvolta la sua voce è parzialmente sommersa dal volume degli strumenti, e i tre musicisti lasciano a bocca aperta per come tengono il palco e riempiono il muro del suono. Fondamentale il lavoro di John Paul Jones, costretto a tappare ogni vuoto quando Page si lancia in parti solistiche, assecondato da un indemoniato Bonham.
Il materiale è basato particolarmente sul primo album con un paio di anticipazioni del successivo (What Is And What Should Never Be e una Whole Lotta Love che non ha niente da invidiare alla versione di studio nonostante l’assenza degli effetti sonori di studio).
In più, ci sono un piacevole inedito (The Girl I Love She Got Long Black Wavy Hair) e classici sia blues (Travelling Riverside Blues di Robert Johnson) che rock (Somethin’ Else di Eddie Cochran).
Il Cd 2 appartiene invece integralmente a un unico concerto tenuto al londinese Paris Theatre il 1° aprile 1971. Lo spazio del compact viene sfruttato al massimo ma, ciononostante, i compilatori sono costretti a tagliare due brani suonati (Communication Breakdown e What Is And What Should Never Be) nonché ad accorciare di circa 7 minuti il rock’n’roll medley costruito intorno a Whole Lotta Love (ne fanno le spese i frammenti di For What It’s Worth, Trucking Little Mama e Honey Bee). Performance elettrizzante, incluso il set acustico costituito da Going To California e That’s The Way con John Paul Jones al mandolino.
Peccato per l’ingresso di Plant nell’iniziale Immigrant Song, a una tonalità palesemente sbagliata (problema che tornerà in maniera ancora più clamorosa al Live Aid del 1985). Questo disco è stato ristampato nel settembre 2016 col titolo THE COMPLETE BBC SESSIONS, espanso con un terzo Cd costituito da altre nove canzoni tra cui una Sunshine Woman composta là per là e mai registrata in studio.
Nel Valhalla del rock
How The West Was Won
Swan Song, 2003
Quando uscì, nel 2003, sembrò colmare un vuoto che i Led Zeppelin si erano lasciati alle spalle. Perché in catalogo, fino ad allora, non avevano un LIVE IN JAPAN né un LIVE AT LEEDS. C’era THE SONG REMAINS THE SAME, bello sì, ma zavorrato dal ricordo di un film imbarazzante e da una performance a tratti stanca; poi le BBC SESSIONS, compilation eccellente ma discontinua, passata in verità un po’ in sordina. Insomma questo triplo Cd dal titolo epico, “La conquista del West”, con le sue due ore e mezzo di musica arrivava a legittimare senza timore di repliche lo strapotere del Dirigibile in concerto.
Un live omogeneo, mix di due sole date (25 e 27 giugno 1972), tratto da un periodo d’oro del quartetto: il loro ottavo tour americano passato, secondo le cronache, all’ombra degli Stones, eppure glorioso, eccessivo, strabordante, tra l’eco incessante di IV e il missaggio di HOUSES OF THE HOLY: un punto di svolta (e non ritorno) nella loro carriera. La definitiva conquista dell’America segnò il passaggio da comuni rockstar britanniche in trasferta (nel ’72 ce n’erano a decine) a supercelebrità con jet privato. L’apogeo eroico di Page, lo sfavillante urlo del “Dio dorato”, tutta la coesione, la potenza e l’elasticità della sezione ritmica oggi più celebrata di sempre.
C’è poi il palco dell’L.A. Forum di Inglewood, forse il luogo in cui gli Zeppelin riuscivano meglio che altrove a dare il meglio di sé, sarà per il calore del giugno californiano, o per le amichette frementi nel backstage. Page compilò con cura quest’uscita attingendo tra l’altro da due celeberrimi bootleg: BURN LIKE A CANDLE e WILD BEACH PARTY.
L’audio è superbo, la tensione tra band e pubblico spasmodica. Scorrendo la scaletta, non ci si annoia di certo. Dall’archetipo metal della doppietta Heartbreaker / Black Dog, all’intimità del breve set acustico, alla delirante logorrea vocal-chitarristica dell’heavy blues definitivo Since I’ve Been Loving You, per culminare nei 25 minuti di una Dazed And Confused in grado davvero di scatenare una guerra dei mondi sonora.
Ma forse il meglio viene dall’interminabile medley in cui degenera la sarabanda di fracasso orgiastico di Whole Lotta Love: un collage quasi improvvisato ben noto ai collezionisti di bootleg, ma mal restituito dalle altre incisioni live ufficiali. Nel rinnovarsi di sera in sera, alla fine del tour, era pervenuto a una perfetta forma di blues rock per volume degenere e strafottenza impunita, un continuo frugare nelle mutande dei veri eroi del gruppo, da Elvis a John Lee Hooker.
E nel Valhalla del rock, il dio del tuono se la spassa. Ripensando a quelle serate, all’uscita dell’album, Page ricordò “ogni membro della band suonò al suo meglio in quei concerti del ’72; e quando tutti e quattro suonavamo così, era come se ci unissimo a formare un quinto elemento. Questa era la magia, l’intangibile”. Quell’intangibile, lo potete qui ascoltare sotto forma di devastante riverbero rock.
Il giorno del giudizio
Celebration Day
Atlantic, 2012
10 giugno 2007, da qualche parte a Londra: quattro musicisti si ritrovano per iniziare a provare insieme in vista di un concerto in memoria di Ahmet Ertegun, il capo dell’Atlantic morto l’anno precedente a 83 anni per i postumi di una caduta al Beacon’s Theatre di New York mentre assisteva a un concerto dei Rolling Stones.
La leggenda Led Zeppelin diventa realtà e scatena la follia dei fan di tutto il mondo che intasano il web per iscriversi alla lotteria che decreterà i 18.000 fortunati che potranno acquistare il biglietto alla modica cifra di 125 sterline. Sei mesi dopo, il 10 dicembre, l’impossibile accade.
Quando le prime note di Good Times, Bad Times investono l’O2 Arena, il sogno diventa realtà. “L’idea è stata mia” – confessa John Paul Jones – “ma non mi ricordavo quanto fosse difficile da suonare!”. Le immagini scorrono insieme alle note mentre passato e presente si fondono: nostalgia – l’irruenza di Black Dog – novità dal passato – For Your Life che si conferma esemplare – e qualche scampolo di manierismo.
“Abbiamo suonato i primi tre brani senza monitor” – è Page a parlare – “ma eravamo preparati e sapevamo cosa suonare. Quando ho risentito il rough mix del concerto, il suono risultava un po’ confuso ma pieno dell’elettricità che ricordavo”.
Sull’adrenalina e l’elettricità, nessuno può smentirlo: CELEBRATION DAY riesce a trasmetterle. L’esecuzione di Ramble On, In My Time Of Dying (mai così lucida) e Nobody’s Fault But Mine sono emblematiche; quello che però colpisce è l’incredibile equilibrio tra memoria e presente.
I brani sono eseguiti seguendo una versione preesistente, con Jason Bonham direttore d’orchestra capace di tenere le redini dei tre impavidi cavalieri d’altri tempi. “Ho imparato le differenti versioni che suonavano dal vivo tra il 1973 e il 1977” – ha rivelato di recente Jason Bonham. – “Quando abbiamo iniziato a provare non facevo che stupirli perché chiedevo quale versione volevano che suonassi… per me il segreto è stato smettere di pensare di dover imitare mio padre: più ero me stesso, più l’anima di John Bonham era con me”. È su questo equilibrio che la mente si fissa: i Led Zeppelin di questa unica sera sono stati “veri”, capaci di farci immaginare la magia del passato con No Quarter e Since I’ve Been Loving You, mantenendo un contatto con il presente e tentando di gettare un ponte, forse inconsapevole, con il futuro.
“Mentre suonavamo Kashmir, sono stato investito da mille diverse emozioni. Ho guardato gli altri e ho capito che era lo stesso anche per loro”. Sono parole di Plant a cui fa eco una dichiarazione di Page: “Quell’emozione era palpabile e la puoi vedere e sentire guardando il video. Quel brano è così evocativo, lo è in modo personale. Trovarmi a suonarlo sapendo il valore della canzone, vivendo in tempo reale le emozioni che questo mi dava è stato un momento memorabile, trascendentale, in cui è custodito tutto lo spirito della musica dei Led Zeppelin”.
E per una volta, un’ultima volta, noi tutti siamo stati invitati ad assistere a questa magia.