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IL SEME DELLA MEDIOCRITÀ

La comodità è funzionale alla mediocrità. Ce l’hanno imposta a carissimo prezzo. La tecnologizzazione di ogni struttura sociale è apparsa come dono, insinuandosi dapprima con voce sibillina e successivamente con parole ipnotiche cui, a quanto pare, non si può più disubbidire.

Sarà tutto più facile anche fare la spesa e la burocrazia non sarà più un tentacolo minaccioso poiché tutto sarà semplificato, anche l’identificazione tramite dispositivi/certificati digitali di ogni individuo.

Digitalizzato è divenuto quindi sinonimo di comodità, sicurezza e addirittura di semplificazione ecologica. Prima di tale ingannevole passaggio, i soliti padroni del discorso hanno concretizzato il piano. Il terreno andava preparato tempo prima per renderlo fertile, affinché il seme diventasse radice.

Quel seme è la mediocrità. Prima rendiamoli mediocri; prima uccidiamo ogni possibilità di volo impedendogli anche di osservare le vicende da un altro punto di vista. Rendiamoli passivi dinnanzi alla vita, paurosi, malati.

Uccidiamo gli eroi, facciamolo nelle scuole, ormai lager per l’indottrinamento al pensiero unico dominante. Rendiamo gli studenti stupidi, incapaci dell’esercizio al dubbio. Rendiamoli tutti uguali. Ce lo chiede l’egualitarismo, la parità di genere. Uccidiamo il pluralismo! Le stelle? Le vedranno solo sul monitor. Non aspireranno al cielo ma solo a sporco asfalto.

I pochi eletti ai vertici e padroni del mondo globalizzato hanno stabilito le tappe, e la trappola è stata accolta da molti. La voce sarà unica così come vi sarà solo un tipo di cura. Il sistema mainstream sarà il carro portante di tale scempio. Così è stato e così è. Siamo di fronte alla più grande manipolazione della storia dell’umanità.

I governanti che vediamo, eseguono ordini dettati in oscure stanze. Tutto ciò ripetiamo è stato possibile grazie alla mediocrazia. Rendiamoli quindi tutti mediocri. Adeschiamoli con la scusa del loro massimo bene e del massimo bene supremo per l’umanità.

Il filosofo canadese Alain Deneault nel testo del 2017, La Mediocrazia, delineava egregiamente come i mediocri – che non rappresentano il vertice della piramide del potere globale ma solo gli schiavi esecutori, beneficiari di notevoli vantaggi – hanno preso il potere ed hanno così aiutato il precesso che ha portato al colpo di stato globale. Chiunque dissenta è un pericolo pubblico poiché potrebbe diffondere il germe della ribellione, spaccando il sistema dal di dentro, come un virus elettronico che distrugge un programma.

La dittatura nella quale viviamo è possibile, ci dice lo studioso canadese, poiché le persone hanno accettato di essere governate da insulsi mediocri capaci solo di eseguire e diffondere ordini.

Si è istaurata quindi una nuova forma di potere, ovvero la “Mediocrazia”. Impensabile senza l’annichilimento del lavoro manuale e intellettuale sotto il potere della religione d’impresa. Unificare tutto: funzioni e pratiche; eliminare l’uscita dalle righe con prove scolastiche a crocette; istillare il senso di paura dell’altro e del contagio.

Medicalizzare gli individui fino a renderli pazienti-malati a vita. Non più persone ma automi che dovranno eseguire ordini e svolgere funzioni, senza essere competenti. La scuola è il capofila di tale procedimento. Gli studenti vengono ormai giudicati in base al loro asservimento al sistema. Il genio verrà bastonato metaforicamente e allontanato.

Ma la parola che ascolteremo e ascoltiamo con più frequenza da questi esecutori della mediocrità al potere sarà proprio “eccellenza”.

Promuoviamo l’eccellenza…ed invece ogni incarico istituzionale dovrà essere, per citare le parole di Deneault: «il punto di mezzo, il centro, il momento medio elevato a programma». Chiunque salga le scale del potere dovrà essere ipocritamente bilanciato, asservito e “tiepido” per usare un termine-concetto evangelico. Il problema è, dal mio punto di vista, l’aver ceduto, passo dopo passo, spazi individuali e averli regalati ai padroni del pensiero unico che hanno diffuso, come macchia di pece sull’umanità, gli stessi inutili desideri che altro non sono se non il potere di acquisto delle loro creazioni.

UMANITÀ “ROBOTOMIZZATA”

Un esempio? I dispositivi Amazon Alexa, ovvero l’assistente personale intelligente che interpreta il linguaggio umano dialogando e fornendo informazioni o eseguendo comandi vocali. Dalla piacevolezza del comandare brani musicali, alla lista della spesa, al fornire informazioni sul traffico o controllare i dispositivi domestici etc…

Insomma Alexa è la realizzazione della Domotica, ovvero dello studio di quelle tecnologie che dovrebbero migliorare gli ambienti antropizzati. Fin qui tutto bene direbbero alcuni. La tecnologia a servizio dell’uomo; la facilitazione della vita. Come criticare un dispositivo sonoro che ci ricorda, al termine di una giornata lavorativa estenuante, di comprare il latte? Ecco l’inganno: la comodità. Come poc’anzi asserivo, tale aggeggio, creduto essere una facilitazione al vivere umano in un mondo sempre più caotico, lo faranno e lo stanno facendo pagare a caro prezzo.

Nessuna semplificazione, bensì inganno. C’è una deviazione in tutto quello che ci viene donato dai padroni del sistema. Tutto! Anche i presunti rimedi farmacologici. I molti hanno applaudito a questo dispositivo pensandolo innovativo, funzionale, necessario. Numerosi individui lo usano non comprendendone la pericolosità prima dichiarata. E questa pericolosità è reale. L’intenzione – su cui si basa la pura bontà o la deviazione dal fine benefico, legata ad ogni azione, processo che si mette in atto – è nefasta.

Stanno prendendo per mano questa umanità affetta da “Infantilismo Cognitivo” e la stanno conducendo verso il baratro rendendola “robotomizzata”, incapace di essere e bisognosa di un dispositivo tecnologico di accompagno, privandoli della naturalezza del vivere e dello scambio umano. Una prova evidente di ciò che si sta dichiarando? Vogliono modificare la vita umana e manipolare la morte. A giugno scorso i ricercatori-manager di Amazon hanno annunciato l’attivazione di una nuova funzione del dispositivo Alexa.

Fornendo al cosiddetto “assistente personale intelligente” una breve registrazione audio di voce umana, quest’ultimo, grazie alla sua intelligenza artificiale sarà in grado di riprodurla per ogni esigenza… anche in caso di morte della persona cui la voce è stata registrata.

ALDILÀ HI-TECH

Qualche tempo fa si è tenuto a Las Vegas il Amazon re: MARS, evento globale dove si sono misurati esperti di robotica, intelligenza artificiale e altre derive transumane.

Durante la seconda giornata del meeting, Rohit Prasad, il vicepresidente senior e responsabile scientifico di Alexa e Amazon, ha annunciato: «Una cosa che mi ha sorpreso di Alexa è il rapporto di amicizia che abbiamo con essa. In questo ruolo di amicizia gli attributi umani di empatia e l’affetto sono fondamentali per creare fiducia. Questi attributi sono diventati ancora più importanti in questi tempi di pandemia in cui molti di noi hanno perso qualcuno di amato. Anche se l’IA non può eliminare il dolore di una perdita, può sicuramente far durare i loro ricordi. Diamo un’occhiata a una delle nuove funzioni in corso che consente di istaurare relazioni personali durature».

Dopo queste parole, sul palco del Amazon re: MARS, è partito un filmato. Un bambino, sdraiato sul letto, chiede: «Alexa, la nonna può finire di leggermi il Mago di Oz?». Il filmato è proseguito con il giovane in ascolto della voce della nonna defunta raccontargli la favola. Rohit Prasad, appena terminato il commovente video, ha aggiunto: «Come avete visto, in questa esperienza, non è la voce di Alexa che legge il libro, è la voce della nonna del bambino. Questo ha richiesto inventiva per imparare a riprodurre una voce ad alta fedeltà con meno di un minuto di registrazione, rispetto a ore di registrazione in studio. E lo abbiamo realizzato inquadrando il problema come attività di conversazione vocale e non come generazione vocale.

Viviamo senza dubbio nell’epoca d’oro dell’IA dove i nostri sogni e la fantascienza stanno diventando realtà. Sono ottimista sul fatto che l’intelligenza ambientale, resa possibile dai progressi nell’IA generalizzabile, arricchirà la vita quotidiana di tutti noi, ovunque». Le rassicuranti parole del vicepresidente senior e responsabile scientifico di Alexa e Amazon, sembrano quelle di un padre amorevole che rivolge lo sguardo sui suoi innumerevoli figli.

La sua missione? Migliorare la vita dei molti che senza porsi più alcun quesito, accetteranno di riascoltare la voce dei loro cari attraverso l’assistente personale intelligente.

La disumanizzazione è stata programmata da tempo per facilitare asservimento totale. Per questo non si doveva cedere neanche alle prime e più grossolane versioni dei vari dispositivi atti ad organizzare la vita quotidiana. Ed ora si è andati oltre una linea di confine. Viene a mancare il rapporto tra un essere vivente e un altro. Anche il ricordo del caro estinto può essere quindi condizionato. Dove viene manipolata la vita, viene manipolata la morte.

Il bambino-attore del filmato è come uno specchio che rifletterà altri, che senza finzione ascolteranno la voce dei defunti. Il dolore è umano è addestramento alla vita vera. Attraverso questa mostruosità invece ogni barriera cadrà. Questa deriva è come una eco in cui possiamo sentire le voci dei fautori di tali scempiaggini affermare: “siamo Dio”. La facilitazione nel credersi onnipotente è incentivata da questi dispositivi presentati come agevolatori della vita, ma che renderanno tutti ancor più mediocri, incapaci di rifiutare ciò che viene accolto dai molti come benevolo. Questo state dell’essere è vantaggioso per il sistema in cui viviamo. Una ristretta élite sta dirigendo le masse eradicando la radice e giocando con i grandi misteri dell’esistenza umana, manipolandola. I lupi travestiti da agnelli porgono ad un pubblico anestetizzato comodità robotiche.

La disumanizzazione è avviata. Eppure in un tempo ordinato che operava controllando il caos, la morte era avvolta da un dolore trasformativo e i livelli che sancivano la separazione tra il mondo dei vivi e quello dei morti era fondante per qualsiasi comunità umana. Tale dissacrazione è una parodia della parodia, che introduce il caos in ogni aspetto della vita umana.

Confonderanno la voce dei morti con il piano dei vivi… confonderanno un corpo ricreato da ologrammi con il vero corpo fatto di ossa sangue e cuore pulsante. Si approprieranno di vere percezioni per renderle virtuali e confuse. Poi vi sarà una sostituzione progressiva dell’irrealtà virtuale con la realtà umana.

VIVERE AL DI FUORI

Nel profetico libro di Aldous Huxley “Brave New World”, manifesto del mondo contemporaneo, già si scorge il disordine della società contemporanea, società agonizzante poiché vendutasi a una tecnologia contro natura.

Nel testo di Huxley sono, difatti, rintracciabili temi quali l’Eugenetica, il Gender, la De-sacralizzazione coatta. Non solo. Nel testo del 1932 viene descritto il Grande Governo Centrale (il pianeta è diviso in vari grandi stati, governati da dieci Governatori Mondiali) come ente atto a tutelare e salvaguardare la sofferenza dei cittadini, nonché la loro assoluta protezione.

Il Soma è la droga della felicità anestetizzante, molto simile, da un punto di vista simbolico, a tutti i dispositivi distraenti che ci impongono e che ci rendono mediocri e similari gli uni agli altri. Solo uno tra di loro, chiamato “Il Selvaggio” si oppone al sistema poiché cresciuto nella Riserve, luogo limite e fuori dalla struttura societaria e in armonia con la natura e con la madre.

Quindi umano, vivo e a contatto con la veridicità del corpo e, quindi, con la realtà naturale delle cose. Il selvaggio Jhon, data la sua origine, una volta costretto a vivere lontano dalla Riserva, si ribellerà e percepirà la felicità imposta come artefatta e non reale. Dilaniato, si toglierà la vita. Queste le sue parole, come un testamento: «Ma io non ne voglio di comodità. Io voglio Dio, voglio la poesia, voglio il pericolo reale, voglio la libertà, voglio la bontà. Voglio il peccato.»

«Insomma» disse Mustafà Mond «voi reclamate il diritto di essere infelice.» «Ebbene, sì» disse il Selvaggio in tono di sfida «io reclamo il diritto d’essere infelice.»

Di VALENTINA FERRANTI

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VALENTINA FERRANTI
Antropologa, Saggista, Insegnante, vive e lavora a Roma. Si occupa di mitologia e simboli legati alle antiche civiltà, ma nelle sue ricerche antropologiche si interessa anche delle dinamiche del mondo contemporaneo. Scrive per diverse riviste che si occupano di tradizioni sacre e di attualità. Nel 2021 ha pubblicato un romanzo distopico, “Ritorno ad Amtara” per NPE.

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