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LA FINE DEL MONDO? MA QUANDO…

L’antica profezia di San Malachia annuncia che l’ultimo pontefice della storia sarà il “papa nero”, nome che definisce il capo dei gesuiti. E visto che papa Francesco è il primo gesuita sul trono di Pietro…

Jorge Mario Bergoglio è il primo papa del Sud America, il primo a chiamarsi Francesco e il primo gesuita a salire sul trono di Pietro. E già qualcuno annuncia che si è avverata l’antica profezia del “papa nero” e che Francesco sarebbe l’ultimo pontefice prima della fine del mondo. Da secoli, infatti, il potente capo dei gesuiti (il preposto generale) viene chiamato “papa nero” per il colore della tonaca e perché mantiene il titolo a vita, proprio come un pontefice. Sebbene non abbia la pelle nera, il gesuita Jorge Mario Bergoglio sarebbe il “papa nero” per eccellenza, capo della Chiesa e dei gesuiti.

La profezia di Malachia

Da dove viene la leggenda del “papa nero”? È una profezia tramandata oralmente da secoli che trae origine da un ipotetico motto latino Caput nigrum (testa nera) assegnato all’ultimo pontefice nella profezia di San Malachia, che si sarebbe perso nei secoli. In effetti, non compare nel testo originale. In realtà, pare che sia solo la trovata di uno scrittore, S. M. Olaf, in un romanzo del 2001, La profezia dell’ultimo papa. Leggenda vuole che intorno al 1140 il vescovo irlandese Malachia abbia descritto con un motto latino ciascuno dei 111 pontefici che si sarebbero avvicendati sul trono di Pietro dal 1143 fino alla fine dei tempi. La profezia è stata pubblicata per la prima volta nel 1591 dal benedettino Arnold Wion nel suo libro Lignum Vitae. E per alcuni si sarebbe avverata: i motti calzerebbero a pennello ai papi, riferendosi talvolta al loro luogo di provenienza, altre volte allo stemma di famiglia. Il documento, però, è controverso, anche perché San Bernardo di Chiaravalle nella sua biografia dedicata al contemporaneo e amico Malachia non fa cenno alla profezia dei papi. Il testo sarebbe un falso del 1591, anno della pubblicazione: lo dimostrerebbe il fatto che i motti per i papi che precedono il 1591 sono dettagliati (perché i ponte fici erano noti all’autore), mentre quelli successivi si fanno vaghi: anche caput nigrum, per esempio, potrebbe essere attribuito a papa Francesco (il “papa nero” dei gesuiti), ma anche al papa emerito Benedetto XVI che nel suo stemma ha una testa di moro.

La Chiesa ci crede

La Chiesa cattolica ammette la possibilità che Dio possa parlare al di fuori della Bibbia, attraverso i veggenti: «Non disprezzate le profezie, esaminate ogni cosa, tenete ciò che è buono», scrive l’apostolo San Paolo nella Prima lettera ai Tessalonicesi. Il problema è distinguere il vero dal falso. Esistono tre categorie di profezie. Quelle folcloristiche, come le centurie di Nostradamus o la profezia di Malachia che la Chiesa non accetta; poi ci sono le profezie dei santi canonizzati, da seguire con prudenza perché sono mediate dalla fantasia umana (pensiamo alle visioni della beata Caterina Emmerick romanzate dal poeta Clemente Brentano); infine ci sono i testi profetici ufficiali come i segreti di Fatima o le opere di Ildegarda, una monaca tedesca del Medioevo (talmente stimata da Benedetto XVI da proclamarla dottore della Chiesa nel 2012) la quale ha descritto per la fine dei tempi l’avvento dell’anticristo, un personaggio bieco, capace di ingannare anche i buoni; il suo regno durerà qualche anno, poi verrà sconfitto e ci sarà il ritorno di Gesù. E la storia come la conosciamo finirà.

Le false profezie

Parlando delle false profezie credo che siano due i caratteri che possiamo mettere in luce per discernere il vero dal falso, padre Livio Fanzaga, nel libro che ha scritto con Diego Menetti, Il ritorno di Cristo. La seconda venuta di Gesù e le profezie di Medjugorje sulla fine dei tempi (Piemme): Il primo è il fatto che le vere profezie non si mettono a giocare con le date né con i giorni e, secondo carattere, lasciano sempre aperto uno spiraglio legato alla libertà dell’uomo di ritornare a Dio e convertirsi. Per i cattolici le profezie si possono cambiare con la penitenza e la preghiera. Le visioni dei mistici cattolici, come Santa Ildegarda, non forniscono mai troppi dettagli, aggiunge Introvigne. Possono riferirsi a diversi periodi allo stesso tempo: per esempio, Karol Wojtyla colpito dalle pallottole di Alì Agca si identificò con il “vescovo vestito di bianco” che cade “come morto” nel terzo segreto di Fatima; eppure Benedetto XVI nel 2010 a Fatima ha affermato che la profezia si è compiuta solo in parte e che la Chiesa dovrà ancora patire le sofferenze predette dalla Madonna.

Morto un papa…

Alcune profezie cattoliche riguardano l’uccisione di un pontefice. Nel 1909 papa Pio X ebbe una terribile visione che riguardava un suo successore: «Ho visto il papa fuggire dal Vaticano camminando sopra i corpi dei suoi preti. Si rifugerà nascondendosi ovunque, ma dopo un breve ritiro morirà di una morte crudele». San Giovanni Bosco, fondatore dei salesiani, nel 1870 sognò un papa colpito e poi ucciso in mezzo a una burrasca (Le profezie di Don Bosco). L’assassinio del papa ha una forte valenza simbolica. Se ripensiamo al fatto che i papi martiri sono la norma dei primi quattro secoli della Chiesa, non ci stupiamo più di tanto per tale visione. Questo per dire come il martirio sia nel dna del papato. D’altra parte il fondatore del Cristianesimo è morto martire, in croce; come lui, tutti gli apostoli sono morti martiri. Un’altra visione ricorrente è la presenza contemporanea di due pontefici, come avviene oggi con papa Francesco e Benedetto XVI. Nel 1820, per esempio, Caterina Emmerick vide una forte opposizione tra due papi. Anche Sant’Ildegarda parlò di due pontefici: il primo cadrà sotto i colpi di un cardinale geloso che diventerà antipapa; il secondo sarà l’ultimo della storia, anche se il più santo. Ma niente paura: per chi non crede sono soltanto favole e per chi ci crede, le profezie possono essere cambiate con la preghiera, i digiuni e i sacrifici.


Aspettando la fine è successo di tutto

Nessun può sapere quando avverrà la fine del mondo, dice Gesù nel Vangelo. E questo per il bene degli uomini, poiché è facile immaginare le reazioni incontrollate cui ci si abbandonerebbe qualora si conoscesse il giorno della fine. Un tragico esempio è il massacro di Kanungu, in Uganda. Negli anni 90 i veggenti del movimento per la Restaurazione dei dieci comandamenti convinsero migliaia di persone che il 31 dicembre 1999 sarebbe arrivata la fine del mondo: esortarono la gente a vendere tutto, assicurando che con il ricavato avrebbero comprato una nave per sfuggire all’apocalisse. Passato il 31 dicembre, si designò un’altra data per la fine: il 17 marzo del 2000, un Venerdì Santo. Quel giorno, mentre i seguaci pregavano nella cappella, venne appiccato il fuoco: 300 persone morirono arse vive e altre 700 furono trovate morte in fosse comuni. La polizia non ha mai chiarito se si sia trattato di un suicidio di massa o di una strage messa in atto dai leader per appropriarsi del denaro.


Il mistero dei ritratti dei papi mancanti

Sulle pareti delle navate della basilica di San Paolo fuori le mura, a Roma, corre una fascia di medaglioni con i ritratti di tutti i papi. Si racconta che quando sarà esaurito lo spazio previsto per i ritratti ci sarà la fine del mondo. Si è diffusa la “bufala” che dopo il mosaico di Bendetto XVI ci siano soltanto tre medaglioni vuoti. In realtà, se ne contano almeno altri 20.


Gli ultimi 5 papi

I motti latini associati agli ultimi cinque pontefici secondo la profezia di San Malachia. L’ultimo sarebbe l’attuale, Francesco:

5 Flos fiorum (fiore dei fiori) Paolo VI.
Il fiore dei fiori nella simbologia “oreale è il giglio: in effetti nello stemma di Giovanni Battista Montini (1963-1978) appaiono tre gigli.

4 De medietate lunae (della metà della luna) Giovanni Paolo I.
Il pontificato di Albino Luciani (1912-1978) durò soltanto 33 giorni, poco più di un mese lunare.

3 De labore solis (della fatica del sole) Giovanni Paolo II.
Karol Wojtyla (1920-2005) era nato in un Paese dell’Est (levante del sole); il motto potrebbe anche riferirsi alla sua nascita in un giorno in cui si verificò un’eclissi di sole.

2 De Gloria Olivae (della gloria delle olive) Benedetto XVI.
Joseph Ratzinger ha scelto il nome di Benedetto e i benedettini sono anche noti come “olivetani”, il cui stemma è un ramo di olivo.

1 Petrus Romanus (Pietro romano) Francesco.
In alcune versioni spunta il motto caput nigrum (testa nera): in quanto gesuita, papa Bergoglio è il “papa nero” per eccellenza. La profezia annuncia per il suo ponti ficato grandi tribolazioni, la distruzione di Roma e il ritorno del «temibile giudice».

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