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La Mappa di Aton: di quale tesoro si tratta?

Tra i controversi rotoli del Mar Morto è stato trovato un documento enigmatico, realizzato in rame e inciso in ebraico, con alcune lettere greche sparse nel testo senza alcun senso apparente. Oggi è assodato che il Rotolo di Rame sia una sorta di mappa del tesoro. Ma di quale tesoro si tratta? Cosa rappresentano le lettere greche? Sono un codice? Cosa volevano nascondere gli Esseni?

Come è noto, nel 1947, furono scoperti numerosi rotoli nelle caverne lungo la costa
del Mar Morto. Passati alla storia come “Rotoli del Mar Morto” continuano a essere al centro di una controversia mondiale. Perché? Perché la scoperta e, soprattutto, la decifrazione di questi rotoli hanno aperto un punto di vista radicalmente diverso sul Cristianesimo primitivo e il Giudaismo al tempo di Cristo e dei secoli immediatamente precedenti.

Allo stesso tempo, alcuni esperti si sono convinti che la comunità che risiedeva nelle vicinanze, a Qumran, e che vengono chiamati “Esseni”, potesse essere il gruppo religioso da cui provenivano Giovanni Battista e Gesù stesso, come affermato dallo stesso Joseph Ratzinger in un libro da lui firmato col suo nome di battesimo nel 2007, quando era già papa col nome di Benedetto XVI. Gli esperti hanno identificato i resti di circa 825-870 rotoli separati da diverse grotte vicino a Qumran, ma ancora oggi questo numero è soggetto a variazione, considerati i rotoli, o frammenti di essi, presenti in collezioni private che, ancora oggi, ogni tanto, saltano fuori, oltre agli scavi che ancora continuano nelle grotte della zona.

Molti dei testi hanno fornito nuove intuizioni. Ad esempio, prima del 1947, i più antichi testi ebraici della Bibbia risalivano al IX secolo d.C., ma i Rotoli del Mar Morto spinsero radicalmente indietro questa data, poiché la comunità che viveva a Qumran compilò questi testi da pochi secoli prima di Cristo al 68 d.C.. Originariamente, i Rotoli del Mar Morto furono trovati da pastori locali, che portarono un documento dalla collezione a Betlemme, nella speranza di venderlo. All’inizio, non ebbero successo, ma poi trovarono qualcuno interessato e disposto ad acquistarlo per sette sterline (circa 30 dollari di oggi). Quando le pergamene impattarono sui mercati di antichità, gli accademici divennero improvvisamente consapevoli della loro esistenza e cercarono di scoprire da dove provenisse questo straordinario materiale. Nel 1952, le grotte in cui erano stati rinvenuti i Rotoli del Mar Morto furono oggetto di intensi scavi da un collettivo di università e istituzioni accademiche. Fu all’interno della cosiddetta “Grotta 3”, scoperta il 14 marzo 1952, che venne trovato un enigmatico rotolo di rame, oggi esposto nel Museo di Amman in Giordania.

Un Tesoro Enigmatico

Alla scoperta, il metallo si presentava fortemente incrostato e corroso e, date le condizioni, il reperto non poteva essere srotolato. Ovviamente ciò rappresentava anche una sfida per coloro desideravano sapere cosa fosse stato inciso su questo reperto unico nel suo genere e tra gli Rotoli del Mar Morto. Fu John Allegro, dell’Università di Oxford, a convincere i leader della squadra archeologica a portare con sé il rotolo in Inghilterra. Lì fu accuratamente tagliato in 23 strisce da H. Wright Baker della Manchester University e ripulito; ma, quando Allegro cominciò a tradurne il contenuto, sorse un nuovo enigma.

Al taglio delle strisce, si scoprì che il rotolo era alto 30 cm e lungo 2,5 metri. Allegro lo trascrisse immediatamente, oltre a fare una rapida traduzione in inglese, rivelando che il rotolo metallico conteneva un elenco di 64 posizioni, scritte in dodici colonne. Ogni posizione era un sito del tesoro: c’erano indicazioni dove erano stati nascosti una grande quantità di oro, argento e altri oggetti preziosi, come gioielli, profumi e olii. Ciò significava che la natura della pergamena non era religiosa, a differenza del resto del materiale nascosto nelle grotte di Qumran, ma che il Rotolo di Rame sembrava essere una mappa del tesoro!

Questo rese il documento ancor più enigmatico. Se fino a quel momento la collezione dei Rotoli del Mar Morto era una scoperta controversa, com il ritrovamento del Rotolo di Rame, si era tramutata in una patata ancora più bollente da gestire!

Fin dalla sua scoperta, diversi autori hanno usato e abusato del Rotolo per adattarlo alle loro teorie storiche, sia all’interno che all’esterno della comunità accademica. Ad esempio, gli autori Christopher Knight e Robert Lomas nel loro libro “Il Secondo Messia” si concentrano sul Rotolo di Rame e lo usano per sostenere che «almeno ventiquattro rotoli sono stati nascosti sotto il tempio (di Gerusalemme)», sebbene esso non si riferisca ad altri rotoli ma a metalli preziosi nascosti. Inoltre, in nessun passo il Rotolo di Rame fa riferimento a tesori nascosti al di sotto del Tempio di Gerusalemme, sebbene questa possa essere una possibilità. Bisogna però aggiungere che la comunità essena di Qumran era in aperta polemica con il Tempio di Gerusalemme e, pertanto, è davvero improbabile che questo Rotolo possa far riferimento a un tesoro sotto le sue fondamenta.

Essendo questo documento una mappa del tesoro, dalla sua scoperta è sempre stato destinato ad attrarre cacciatori di tesori. Come documento, dato il suo contenuto, non sarebbe mai stato il centro delle attenzioni degli accademici studiosi di storia dell’ebraismo e, in effetti, la maggior parte degli accademici è rimasta ben lontana dal lavorare su di esso.

Un Documento Importante

La traduzione ufficiale del testo fu affidata a padre Józef Milik, direttore delle antichità giordane.

Ma Allegro era insoddisfatto del ritmo lento con la traduzione dei Rotoli del Mar Morto procedeva; dopo tutto erano solo 64 brevi voci. Per un certo numero di anni, Allegro volle divulgare la propria traduzione prima della pubblicazione ufficiale, ma i suoi superiori in Israele non gli permisero di farlo, impedendogli di rilasciare le proprie conclusioni. L’argomento fondante era che tale pubblicazione avrebbe scatenato una serie di cacciatori di tesori nell’area di Qumran, le cui attività avrebbero interferito con gli scavi in corso nella zona.

Non si sbagliavano del tutto, e nel dicembre del 1959 e nel marzo del 1960, lo stesso Allegro organizzò due spedizioni in Giordania, nella speranza di trovare parte del tesoro menzionato nel Rotolo di Rame. Non fu trovato nulla.

Nel 1960, Allegro finalmente ruppe con il protocollo e pubblicò comunque “Il Tesoro del Rotolo di Rame”. I suoi superiori, Roland de Vaux e Józef Milik, definirono entrambi la traduzione come difettosa. Inoltre, inizialmente, sia De Vaux che Milik affermarono che l’inventario presentato dal Rotolo era finzione e non si riferiva a veri e propri depositi di oro e argento. Sebbene qualcuno la pensi ancora così, questa opinione è stata abbandonata dalla maggior parte degli studiosi poiché è semplicemente insostenibile. Nonostante ciò, lo studio del documento applicato alla geografia non ha portato ad alcuna scoperta di tesori nascosti.

Nel 1962, la traduzione ufficiale fu finalmente pubblicata. Insieme alla traduzione, arrivarono numerose altre osservazioni: la pergamena fu datata al 50-100 d.C. circa. La scrittura fu identificata come simile all’ebraico mishnaico (un dialetto ebraico), ma contenente anche un po’ di greco. Poiché il supporto è una lastra di rame, la scrittura fu eseguita tramite incisione con martello e scalpello. È chiaro, dallo sforzo compiuto per realizzarlo, che si trattasse di un documento che gli Esseni consideravano molto importante; dunque è molto improbabile che fosse un’opera di finzione. Anche la scelta del rame quale materiale su cui porre le informazioni è la prova che i suoi creatori necessitassero di una certa longevità connessa al documento, che certamente il rame offre rispetto ad altri materiali come la pelle di ovino o il papiro. Nessuno, allo stato attuale della ricerca, può dire se questo documento sia la copia di un originale ancora più antico.

Chiunque l’abbia realizzato volle certamente creare una mappa del tesoro ma, come in tutte le mappe del tesoro, sembrano esserci complessità e problemi innati a tali tipi di documenti. Ciò che è certo è che ci sono 64 luoghi in cui sono nascosti metalli preziosi e oggetti, ma c’è qualche discrepanza nella lettura di quanto oro e argento siano effettivamente menzionati. Si ammette che, in base alla mappa, nella regione vi siano nascoste 43 tonnellate di oro e 23 tonnellate di argento. Ciò indicherebbe la presenza di oltre un miliardo di dollari nascosti, se si usano solo le parti quantificate del tesoro (alcune voci nell’elenco non menzionano affatto pesi). Non stupisce quindi che diversi cacciatori di tesori siano ossessionati dal Rotolo di Rame! Se trattasi di una quantità fenomenale di oro e argento al giorno d’oggi immaginiamoci per l’epoca. Come potrebbe una piccola comunità ascetica sul Mar Morto aver compilato un tesoro che, chiaramente, era una volta in possesso solo di re o sommi sacerdoti? Questo particolare ha reso difficile da credere che si trattasse di un vero tesoro per Milik e De Vaux!

Le Ipotesi sull’Ubicazione

Da allora, la maggior parte degli studiosi ha cercato di identificare quale tesoro sia menzionato nel Rotolo. Alcuni credono che sia il tesoro proveniente dal Secondo Tempio di Gerusalemme, distrutto dai Romani nel 70 d.C.. È in questo lasso di tempo che la comunità di Qumran sembra essere scomparsa e la vicinanza temporale dei due eventi ha posto alcuni ricercatori nell’idea che questi possano essere associabili sebbene apparentemente non correlati. John Allegro ha scritto: «Il Rotolo di Rame e la sua copia (o copie) avevano lo scopo di dire agli Ebrei sopravvissuti alla guerra infuriante (contro i Romani, n.d.r.) dove questo materiale sacro giacesse sepolto, così che se qualcuno di essi lo avesse trovato, non sarebbe mai stato dissacrato per un uso profano. Avrebbe anche rappresentato una guida per il recupero del tesoro se si fosse reso necessario portare avanti la guerra». Questi studiosi sostengono quindi che la comunità di Qumran nascose il tesoro poco prima della distruzione del Tempio. Essi fanno notare che l’Arco trionfale di Tito, a Roma, che celebra il saccheggio del tempio di Gerusalemme, raffigura alcuni dei tesori del Tempio che vengono rimossi; ma nessuno di questi articoli è elencato sulla pergamena. L’argomento, quindi, è che alcuni dei tesori del Tempio furono lasciati all’interno per ingannare i Romani, ma la grande parte fu nascosta, e le sue posizioni furono inserite su questo rotolo, che fu nascosto in una grotta sul Mar Morto, in modo che le future generazioni potessero recuperarlo e, con esso, recuperare il tesoro. Ci sono una serie di varianti di questa teoria, inclusa quella del dott. Norman Golb, che sostiene che i tesori furono nascosti dai sacerdoti Cohen del Secondo Tempio e che la comunità di Qumran non aveva nulla a che fare con esso; il rotolo finì semplicemente in questa comunità.

Come abbiamo già osservato, si sono svolte diverse spedizioni per recuperare i tesori elencati nel Rotolo, ma come la maggior parte delle mappe del tesoro, le voci elencate si sono dimostrate difficili da leggere. Cosa fare con un passo del genere: «Nella caverna che si trova accanto alla fontana appartenente alla casa di Hakkoz, scavare sei cubiti. (Ci sono) sei barre d’oro»? Bisognerebbe sapere dov’era ubicata la casa di Hakkoz per avere successo in questa impresa. Altri sono apparentemente più facili da identificare: «Nella rovina che si trova nella valle di Acor, sotto i gradini che portano a est, quaranta cubiti lunghi: un baule d’argento e i suoi vasi con un peso di diciassette talenti». Si ritiene che Acor sia Achor, una valle nei pressi della biblica Gerico.

Ahimè, le fonti antiche non sono chiare sulla posizione precisa di questa valle, sia a nord o a sud di Gerico. Moltiplicate i due problemi precedenti per 32, e qualsiasi cacciatore di tesori – o accademico – dovrà affrontare 64 problemi: la quantità totale dei tesori nascosti.

La conclusione cui tutti giungono, in particolare coloro che hanno studiato il testo, è che chiunque fosse il destinatario di questo documento doveva essere intimamente familiare con le posizioni descritte relative ai tesori nascosti. Ciò pone una osservazione fondante: le informazioni furono incise su un supporto di rame, che si sarebbe conservato per un lungo periodo di tempo, quindi fu considerata l’ipotesi che il recupero del tesoro sarebbe potuto non avvenire nell’immediato futuro. La domanda a questo punto è la seguente: perché coloro che incisero i luoghi del tesoro non fornirono al futuro lettore maggiori indizi sui siti citati?

Se il tesoro fosse quello del Tempio di Gerusalemme, forse queste informazioni dovevano essere tramandate in una o poche famiglie, forse quelli dei sacerdoti del Tempio?

Un indizio a sostegno di questa affermazione è il fatto che la famiglia Hakkoz era stata coinvolta nella ricostruzione del Tempio e l’inclusione del loro nome in questa lista, potrebbe indirizzare decisamente verso una connessione con il Tempio. Ma è tutt’altro che sensato, compreso il modo in cui il rotolo è finito in una grotta vicino al Mar Morto, visto che gli Esseni con Gerusalemme nulla volevano a vere a che fare!

I contenuti elencati nel Rotolo di Rame sono davvero un problema serio. Infatti, se preso alla lettera, le quantità di oro e argento elencate nel documento sono straordinarie se le confrontiamo con le quantità fuse fino a quel momento dai nostri antenati! Solo 160 tonnellate di oro sono state estratte nel Vecchio Mondo fino al 1 d.C., il che significa che il Rotolo di Rame rappresentava un quarto dell’oro totale esistente a quel tempo.

Per l’argento il discorso è ancor più straordinario, 65 tonnellate di argento sono l’intero stock che il mondo intero avesse estratto al tempo. Il Rotolo di Rame quindi, con 23 tonnellate, elenca quasi un terzo delle scorte mondiali dell’epoca! È improbabile che una setta ascetica avesse potuto accumulare tutto ciò da sola. In breve, si reputa impossibile che le quantità di oro e argento elencate nel Rotolo di Rame siano corrette.

La Pista Egizia

Nel tentativo di affrontare questo problema, il metallurgista britannico Robert Feather ha proposto che le unità di misura fossero egiziane. L’unità di peso data come “K” è generalmente considerata riferirsi al Talento Biblico, che è ca. 76 libbre (o 35 kg). Ma gli antichi egizi svilupparono un sistema di pesi specifici per metalli preziosi, in particolare rame, oro e argento, basati sul “Kite”, o “Qedet”, con un peso tra i 9 e i 10 grammi. Ciò significherebbe che l’inventario dei rotoli aggiungerebbe fino a 26 chilogrammi (57 libbre) di oro e 14 chilogrammi (30 libbre) di argento, una quantità di denaro molto più ragionevole, ma comunque considerevole, del valore di ca. 1 milione di dollari d’oro e 10.000 dollari d’argento.

Tuttavia, il perché una comunità nel Deserto di Giuda avesse mai dovuto impiegare un’unità di misura egiziana, che era stata persino dismessa nel 500 a.C. circa, pone un problema iniziale notevole. Feather, tuttavia, ha trovato riferimenti all’interno del documento che sembrano suggerire che il Rotolo di Rame, sebbene datato tra il 150 a.C. e il 70 d.C., sia potuto essere invece la copia di un documento precedente e più antico. Lo studioso di ebraico antico John Elwolde ha notato che ci sono dei passaggi nel Rotolo che corrispondono al primo ebraico biblico (800-700 a.C.), quindi al periodo in cui il “Kite” egiziano era in uso.

Feather rileva inoltre che l’uso del rame per la scrittura era sconosciuto in Giudea non solo al tempo degli Esseni ma anche prima della comunità di Qumran. Tuttavia, per gli scritti degli antichi egizi erano usate pergamene di rame (sebbene non fosse cosa comune). Un rotolo di rame egiziano fu trovato a Medinet Habu, risalente al periodo romano, un altro risale all’epoca di Ramses III (circa 1156 a.C.). In effetti, l’Egitto era l’unico luogo conosciuto in cui il rame veniva usato come supporto per scrivere!

Inoltre, il Rotolo è di rame purissimo (99,9%), con tracce di stagno, ferro e arsenico – quasi identico alla composizione chimica del rame usato in Egitto durante la XVIII dinastia. Feather è certo che il rame di questo Rotolo provenga da un pezzo di rame egiziano, simile a quelli che un tempo erano in possesso di Ramses III. In qualche modo – finora inspiegabilmente – secoli dopo che gli antichi egizi avevano abbandonato sia il sistema di misura del “Kite” che l’uso del rame per scrivere, qualcuno, tra il 150 a.C. e il 70 d.C., trovò o ricostruì un qualche pezzo di rame, lo modellò nel formato giusto, e iniziò a incidervi un elenco di luoghi del tesoro. Chiunque lo abbia fatto, andò in grande difficoltà per portare a termine questo compito, e ciò evidenzia ancora una volta quanto fosse importante l’elenco dei siti menzionati. In realtà, si può dire che lo sforzo profuso nella sua creazione quasi supera il valore dei metalli preziosi stessi, suggerendo che il tesoro possedesse un’importanza più che materiale. La questione centrale del Rotolo di Rame resta la seguente: dove scavare? Qual è l’area o la regione in cui il tesoro fu nascosto? Per John Allegro, c’erano quattro posizioni probabili:

  1. Il Mar Morto, ovviamente, perché è dove vennero trovati i rotoli.
  2. Gerusalemme, in quanto capitale della nazione ebraica e luogo di fondazione del Tempio, così come alcune località dentro e intorno a Gerusalemme.
  3. Gerico, una città antica e importante per gli Ebrei.
  4. Il Monte Gerizim, che è una montagna sacra per i Samaritani che lo considerano, piuttosto che il Monte del Tempio di Gerusalemme, come luogo scelto da Yahweh per il suo popolo.

Tuttavia, in nessuna di queste quattro località, è mai stato trovato un simile tesoro e per la gran parte di queste aree, senza dubbio, non saranno mai consentiti scavi in tal senso. Quindi il tesoro identificato del Rotolo di Rame è perduto per sempre? Forse no.

Il Nome dell’Eretico Robert Feather ha collocato non solo la metallurgia della pergamena di rame in un contesto egiziano, ma ritiene anche che i siti menzionati nella pergamena si trovino proprio in Egitto.

Ahimè, l’Egitto è una nazione ancora più grande di Israele, il che significa che l’impresa potrebbe essere ancora più improbabile. Eppure, Feather ha sviluppato uno scenario storico in cui ha inserito il contenuto del Rotolo di Rame e in cui il tesoro ivi menzionato è già stato trovato!

Feather ha guardato al breve e mistico regno del faraone Akhenaton, che governò l’Egitto per 17 anni nella seconda metà del XIV secolo a.C.. Questo faraone è principalmente associato alla trasformazione religiosa che portò all’unificazione di tutte le divinità in una, Aton, creando così una religione monoteista in Egitto. Vari studiosi, tra cui il padre della psichiatria Sigmund Freud, si sono concentrati su Akhenaton, e in molti ancora oggi suggeriscono parallelismi tra la pulsione monoteistica di Akhenaton e le origini della religione ebraica.

Ma come è giunto Feather a collegare il Rotolo di Rame ad Akhenaton? Ecco cosa scrive lo studioso nel 20013: «L’ombra dell’Egitto era stata ovviamente proiettata sulla prima esperienza ebraica, e tuttavia, come altri punti ciechi, la teologia moderna si allontana dal considerare troppo attentamente la connessione egiziana. Tuttavia, tutti i principali personaggi della Bibbia, da Abramo e Sara, a Gesù e Maria, avevano forti legami con l’Egitto. Giuseppe, Giacobbe, tutti i fondatori delle 12 tribù di Israele, così come Mosè, Aronne, Giosuè, Geremia e Baruc, vissero per lunghi periodi in Egitto e furono influenzati dalla sua cultura e dalle sue religioni. Dopo una lunga analisi giunsi alla conclusione che Giuseppe aveva interagito con il faraone Akhenaton – un faraone monoteistico – e molti dei principi fondamentali del giudaismo, e per estensione Cristianesimo e Islam, uscirono dall’Egitto. Il fiume che si dirama dal Nilo ad Amarna (l’antica Akhetaten), la capitale del faraone Akhenaton, è conosciuto fino ad oggi come “Bahr Yusuf”, “Fiume di Giuseppe”, e ci sono molti altri indizi.

Quando ho iniziato a confrontare le descrizioni delle posizioni del tesoro date nel Rotolo di Rame con i siti di Amarna, divenne presto evidente che c’erano paralleli stretti. Non solo, alcune delle località hanno già fornito reperti archeologici di tesori che corrispondono molto strettamente alle descrizioni e ai pesi dati nel Rotolo di Rame. Molti di questi tesori possono essere visti nei musei in Gran Bretagna e in Egitto. Avendo stabilito una connessione per il Rotolo di Rame con la città santa di Akhenaton nel Medio Egitto, non sorprende che sia emersa una prova molto potente quando guardai alle strane lettere greche disseminate nel testo del Rotolo.

Quando le prime 10 vengono messe insieme compongono esattamente il nome “Akhenaton”! La validità di questa conclusione è rafforzata dal parere del professor John Tait, dell’Università di Londra, che considera plausibilmente la lettura delle lettere greche proprio come il nome del faraone in questione».

Come ha scritto lo studioso, Akhenaten costruì la sua nuova capitale, Akhetaton, o “Orizzonte di Aton”. Oggi, quanto resta dell’antica capitale, già distrutta dalla restaurazione amoniana dopo la sua scomparsa, è sepolta sotto la sabbia di diversi villaggi, principalmente Tel el-Amarna, el-Till e el-Hagg Qandil. Gli scavi ad Amarna iniziarono relativamente tardi, poiché questa non era sostenuta dal potere evocativo delle piramidi o dall’eleganza di altri complessi templari come Karnak. La spedizione della Deutsche Orientgesellschaft, guidata da Ludwig Borchardt, scavò tra il 1907 e il 1914, scoprendo il famoso busto di Nefertiti, ora al Museo di Berlino. Ma fu dopo la prima guerra mondiale, durante gli scavi svoltisi tra il 1921 e il 1936 ad opera dell’Egypt Exploration Society, che furono realizzate una serie di scoperte che, in retrospettiva, potrebbero essere parte del tesoro di cui parla il Rotolo di Rame. Nel 1926, sotto la guida del Dr. Henri Frankfort, fu trovato un vaso contenente 23 lingotti d’oro, con accanto lingotti d’argento, anelli e altri oggetti preziosi. L’area in cui è stata trovata è ora nota come “Piazza del Vaso D’Oro”. Frankfort trovò quattro chili (9 libbre) d’oro in totale, apparentemente tutti pronti per la fusione.

Feather è convinto che ciò che è stato trovato, sono lingotti indicizzati sul Rotolo di Rame. Per quanto riguarda il perché Feather sia stato il primo a metterlo in evidenza, è dovuto al fatto che il tesoro fu rinvenuto prima che venisse trovato il Rotolo di Rame e nessuno si era mai posto nella posizione di collegare i due elementi. Feather aggiunge che gli abitanti del villaggio di el-Hagg Qandil hanno trovato quantità totali di oro grosso modo paragonabili a quelle specificate nel Rotolo di Rame. Lo studioso sostiene che, di fronte a un sistema di misurazione egiziano e all’uso del rame durante la XVIII dinastia, questa non può essere una coincidenza.

Rafforzata dalla presenza cifrata del nome di Akhenaton all’interno del testo. Il perché gli Esseni dovessero conservare e tramandare una mappa testuale del tesoro del tempio solare di Aton in Egitto, oltre che conservare il nome del “fondatore primo” del monoteismo egizio in un loro documento così importante, è una domanda cui altri stanno cercando di rispondere adeguatamente. Al lettore le sue conclusioni.

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