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L’AMICO CHE CI FA COMPAGNIA DA VENTIMILA ANNI

È davvero antica l’amicizia tra noi uomini e i cani, il cui antenato più lontano è un lupo grigio siberiano ormai estinto. Ma non ci siamo limitati a farci compagnia: le nostre due specie hanno avuto evoluzioni analoghe e si sono influenzate a vicenda. Al punto che grazie al cane l’uomo è diventato anche più intelligente

Prima Parte

Sono bastati pochi frammenti di DNA per aggiungere nuove scoperte alla storia evolutiva del cane.

Un gruppo internazionale di ricercatori guidati da Anders Bergström del Frank Crick Institute di Londra ha infatti eseguito alcune analisi genetiche sui resti di 27 esemplari di cane, vissuti tra 6mila e 11mila anni fa, quando noi umani muovevamo i primi passi nell’agricoltura.

I risultati, pubblicati su Science, hanno rilevato importanti novità, come ad esempio il fatto che già alla fine dell’ultima glaciazione (11mila anni fa) vi erano ben 5 diverse linee genetiche di cani: in pratica, 5 razze primitive.

Cinque razze primitive

Come rami principali dell’antico albero genealogico del cane, i cinque ceppi ancestrali individuati nello studio di Bergström sono stati nominati in base alla localizzazione geografica dei reperti: il Levant (del Vicino Oriente), il Karelia (dal sito in cui è stato identificato, in Scandinavia), il Baikal (in Siberia), il Nuova Guinea o Singing Dog (razza selvatica ancora oggi esistente) e l’America (diffusosi nell’America settentrionale dall’Asia orientale). Spiega Silvia Ghirotto, docente di genetica al dipartimento di scienze della vita e biotecnologia dell’Università di Ferrara ed esperta in sequenziamento e analisi di DNA antico: «Queste antiche popolazioni sono state per la specie del cane come grandi serbatoi ancestrali di variabilità genetica: in altre parole, delle sorgenti di geni da cui hanno preso origine, nel corso dell’evoluzione, le linee genetiche che hanno portato allo sviluppo di tutti i cani moderni».

In pratica, dall’incrocio di questi 5 ceppi e con la selezione operata dall’uomo, si sono poi evolute le oltre 300 razze di cane oggi conosciute, alcune delle quali sono ancora in possesso di una buona percentuale del loro antico lignaggio genetico.

Un’amicizia partita da lontano

La scoperta che già 11mila anni fa tra i cani esistevano cinque linee genetiche ha inevitabilmente portato gli studiosi a retrodatare il processo di domesticazione di questa specie. «L’affermarsi di una linea genetica è un processo evolutivo molto lungo», spiega ancora Ghirotto. «L’esistenza di addirittura 5 lignaggi dimostra che tale processo deve necessariamente avere avuto inizio molto tempo prima».

Secondo gli autori dello studio, infatti, il legame tra uomo e cane risalirebbe addirittura a un periodo tra i 15mila e i 20mila anni fa, coincidente con l’epoca dell’ultima glaciazione del Pleistocene, quando noi uomini eravamo cacciatori e raccoglitori.

Ma in che modo e dove ha preso inizio questa straordinaria amicizia tra cane e uomo? Inoltre: la domesticazione di questo animale è stata un evento isolato o si è ripetuta più volte nel corso della storia in luoghi e tempi diversi? «A queste domande ancora non possiamo dare risposte precise», continua Ghirotto. «Servono altri studi e nuovi reperti. Se infatti le ricerche hanno potuto accertare la storia della domesticazione di altre specie, per quanto riguarda il cane disponiamo ancora di dati troppo scarsi». Ad esempio, si sa che la capra è stata il primo animale a essere domesticato 10mila anni fa; del maiale si sa che il processo di domesticazione è avvenuto indipendentemente in Cina e in Anatolia, tra 7500 e 5000 anni fa. «Ciò che sappiamo del cane, invece, è che il tipo di legame che formò con l’uomo fu sicuramente diverso da quello degli altri animali. Con il cane è verosimile che fin dall’inizio vi fu un rapporto speciale, più di tipo collaborativo e affettivo».

Cosa hanno condiviso con noi

Le indagini del DNA antico condotte dalla squadra di Bergström (una cinquantina tra genetisti, analisti e archeologi) hanno dimostrato che il rapporto tra cane e uomo era così saldo che entrambe le specie hanno persino subito analoghe modifiche genetiche, frutto di medesime pressioni ambientali. Precisa Ghirotto, autrice di uno studio analogo sul DNA antico di uomini che hanno colonizzato le grandi isole del Tirreno dal Paleolitico: «Lo studio del DNA antico permette di ottenere una fotografia precisa del passato. In questo caso è stato interessante osservare che circa 4mila anni fa il DNA del cane ha subito una forte omogeneizzazione, proprio come è avvenuto nel DNA dell’uomo durante le intense migrazioni del Neolitico».

Come investigatori del passato, gli scienziati hanno infatti confrontato il genoma dei 27 cani, oggetto del loro studio, con quello dei resti di 17 uomini vissuti contemporaneamente negli stessi luoghi e i risultati hanno dimostrato che entrambe le specie non solo hanno condiviso le stesse rotte migratorie, ma addirittura lo stesso cibo: le variazioni genetiche determinate dall’avvento della coltivazione dei cereali hanno lasciato tracce inequivocabili. L’affermarsi nella nostra specie del gene per la sintesi dell’amilasi (un enzima necessario alla digestione dell’amido presente nei cereali), è avvenuta di pari passo anche nel cane, che evidentemente si nutriva degli avanzi scartati dall’uomo. È la prova tangibile che le due specie già allora viaggiavano assieme.


Tutto iniziò col lupo grigio in Siberia 23mila anni fa

Pare che l’amicizia tra cane e uomo sia nata in Siberia nell’Era glaciale. Ne sono convinti gli autori di uno studio pubblicato su Science a gennaio 2021: dopo aver confrontato il DNA antico di resti di cani ritrovati in Siberia con quello di uomini e di lupi grigi primitivi, hanno concluso che i cani furono addomesticati circa 23mila anni fa dai Siberiani del Nord, che vissero per millenni isolati nella Siberia nordorientale. Qui, con l’antico lupo grigio, oggi estinto ma diretto progenitore del cane e del lupo moderno, i Siberiani instaurarono un rapporto di convivenza e collaborazione. Millenni dopo, quando il clima divenne più mite, cuccioli di lupi domesticati furono dati agli antenati dei nativi americani che li portarono in America 21mila anni fa e a genti che migrarono in Europa e Asia. Nel cane moderno è rimasto ben poco di quel DNA lupoide per la forte selezione operata dall’uomo interessato a privilegiare caratteri come docilità, taglia e colori a discapito degli antichi geni del lupo, perfetti per la vita nella natura selvaggia, ma inadatti alla convivenza con lui.


Il cane ha permesso all’uomo di dormire meglio

Nel 1977 l’etologo Konrad Lorenz scrisse ne E l’uomo incontrò il cane (Adelphi) che l’amicizia tra uomo e cane deve essere nata per reciproca convenienza. I biologi parlano oggi di “relazione mutualistica”, in cui entrambe le specie hanno ottenuto un vantaggio. Gli ululati dei cani che giravano attorno agli accampamenti segnalavano infatti all’uomo l’avvicinarsi dei predatori. Così, in cambio di un boccone di cibo, i nostri antenati disponevano di preziose sentinelle, il cui abbaio poteva bastare a salvare loro la vita. Da qui è possibile che l’uomo abbia avuto ulteriori occasioni per sviluppare importanti abilità cognitive. Il fatto di sentirsi al sicuro e di poter staccare la mente da una continua allerta, gli ha verosimilmente dato l’opportunità di focalizzare il pensiero su altro, favorendo in lui lo sviluppo di capacità come immaginazione, astrazione e ragionamento. Non solo: poter abbandonarsi a un sonno più profondo ha probabilmente migliorato la qualità delle rielaborazioni del vissuto che la mente compie nel sonno, sogni compresi.


COSÌ SI STUDIA IL DNA ANTICO

I primi studi sul DNA antico (aDNA) risalgono alla metà degli anni ’80 con l’estrazione e l’isolamento di un gene di Equus quagga, una zebra estinta nel 1858. Oggi, soprattutto grazie alle tecnologie biomolecolari, è possibile ricostruire attraverso il confronto importanti relazioni evolutive tra una specie scomparsa e i suoi parenti più prossimi o viventi. «Si parte dall’estrazione del DNA dai resti biologici, in genere da denti o schegge di ossa, scelte tra quelle in cui è più probabile trovare quantità sufficienti di frammenti di DNA antico», spiega Silvia Ghirotto, docente dell’Università di Ferrara. «Nel caso dell’uomo, ad esempio, si utilizzano piccoli ossicini dell’orecchio interno particolarmente ricchi di materiale genetico. La fase di estrazione è delicata perché bisogna evitare il rischio di contaminare il campione con il DNA dell’operatore o di altre fonti». Si ricavano così frammenti di aDNA che poi sono analizzati con macchinari di nuova generazione. «Una volta ottenute le brevi sequenze di DNA si passa all’analisi in cui bisogna mettere in fila ciascuna sequenza per ricostruire l’antico filamento da confrontare con quello archiviato nelle banche dati. Per questo ci si avvale di procedure bioinformatiche in cui si combinano dati statici e biologici».


Sono stati trovati in Israele i resti più antichi

I più antichi resti fossili di cane vissuto certamente con l’uomo risalgono a 11-12mila anni fa. Sono stati rinvenuti in Israele, in una tomba di cultura natufiana, diffusa lungo le coste orientali del Mediterraneo alla fine del Pleistocene. Qui, nel sito archeologico di ’Ain Mallaha, sono state trovate le ossa di uomo anziano che con la mano sinistra accarezza la testa di cane sepolto accanto a lui. Nella Repubblica della Carelia (Finlandia sudorientale), nel sito di Nizhnee Veretye, è stato invece rinvenuto un cranio di cane del Mesolitico – risalente a 10.900 anni fa, quando finì l’ultima glaciazione – da cui si ritiene discenda l’attuale cane da orso della Carelia.

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