Nextpapers online
Il meglio del web

L’ERA DEI CINEGIORNALI

I filmati dell’ ISTITUTO LUCE erano proiettati al cinema, in PIAZZA e nelle scuole. Per esaltare il REGIME

Parte III

C’è stato un tempo in cui il telegiornale si guardava al cinema. Si chiamava Giornale cinematografico Luce (ma per tutti era “il cinegiornale”), durava 10 minuti e veniva proiettato, anche nelle scuole, 4 volte la settimana. A realizzare i filmati era l’Istituto nazionale Luce.

Statalizzato

Nel 1923, per iniziativa del giornalista Luciano De Feo, era nato il Sindacato istruzione cinematografica (Sic), che aveva lo scopo di realizzare documentari educativi per un’Italia ancora in gran parte analfabeta. De Feo presentò l’iniziativa a Mussolini, che ne capì subito le potenzialità come strumento di propaganda e suggerì di ribattezzare la società L.U.C.E. (L’Unione Cinematografica Educativa), prima di trasformarla, nel 1925, in ente statale con il nome Istituto nazionale Luce. Nel 1926 una legge rese obbligatoria in tutti i cinema la proiezione di parate militari, eventi sportivi e, dal 1927, dei cinegiornali.

Mussolini aveva capito che la forza delle immagini, magnificando i traguardi raggiunti e dando enorme risalto alla sua figura, gli avrebbe fatto guadagnare consenso popolare. Inoltre, le tecniche di montaggio permettevano di prendersi gioco degli avversari: il presidente Usa Roosevelt, mostrato con la moglie davanti al caminetto, appariva ridicolo. Eppure una parte dei dirigenti ritenne che il Luce non fosse più in grado, da solo, di fare una propaganda degna del regime. Fu così che nel 1938 il giornalista Sandro Pallavicini fondò la società privata Incom (Industria cortometraggi Milano), che produceva filmati propagandistici e ruppe il monopolio del Luce.

Al fronte

Gli anni della guerra furono seguiti con particolare attenzione dal Luce, che inviò al fronte ben 17 unità di ripresa, pagando il suo contributo di vittime. I documentari dovevano dimostrare che l’esercito italiano era invincibile, nonostante le scarne vittorie.

Con la nascita della Repubblica di Salò, il Luce si trasferì a Venezia, ma si limitò a produrre solo il cinegiornale e a distribuire quelli tedeschi, doppiati in italiano. La fine della guerra spazzò via il regime, ma non l’Istituto Luce che, tornato a Roma, continuò a esistere come Istituto nazionale Luce nuova.


Lo speaker che diventò simbolo

Quando capita di rivedere i filmati dell’Istitu to Luce, un particolare ci fa sorridere: la voce impostata dello speaker. Ma il proprietario di quella voce, che accompagnò tutti i filmati dal 1931, è rimasto misterioso.
Depistati?

La voce del Luce è stata talvolta identificata con quella dell’attore e speaker radiofonico Guido Notari (1893-1957). In realtà, pur avendo lavorato anche per l’Istituto Luce, Notari era la voce ufficiale della Incom. L’equivoco sarebbe nato nel dopoguerra, quando i cinegiornali continua rono a essere trasmessi con la voce di Notari, che restò così impres sa nella memoria popolare.

Continua

Potrebbe piacerti anche
Lascia una risposta

L'indirizzo email non verrà pubblicato.