
L’ISOLA DOV’È NATA LA FANTASCIENZA
Il mondo sotterraneo è stato oggetto di numerose ricerche scientifiche ma anche di altrettante teorie e indagini, che hanno visto letterati di tutto il mondo scriverne con passione, fascino e dedizione. E c’è chi da tempo sostiene che a Ischia ci sia un ingresso per Agarthi
Scienza, letteratura e, perché no, anche fantascienza, nei secoli si sono ispirate vicendevolmente per indagare uno dei misteri ancora oggi irrisolti: l’interno del nostro Pianeta. Ogni angolo del globo è conosciuto, ci siamo spinti nel cielo fino a Marte, con sonde spaziali siamo arrivati oltre i confini del Sistema Solare sfiorando le frontiere dell’Universo con sofisticate strumentazioni radio-telescopiche. Ma ciò che si nasconde dentro la nostra casa, ciò che si cela sotto i nostri piedi e sotto la superficie terrestre, resta ancora un enigma tutto da scoprire.
ISCHIA, UN INGRESSO DI AGARTHI
Abbiamo parlato del mito di Agarthi, un regno leggendario e sotterraneo, che ospiterebbe al suo interno antiche civiltà e che trarrebbe origine non solo dalla fantasia, dall’ispirazione letteraria o da tradizioni orientali, ma anche da vere e proprie indagini sull’ipotesi della terra cava, che hanno coinvolto scienziati e studiosi in ogni tempo. Ma fin dove siamo riusciti a spingerci per indagare il sottosuolo? Per rispondere a questa domanda dobbiamo arrivare sino in Russia, nella penisola di Kola, un luogo perfetto perché situato in uno dei territori geologici più antichi, nell’estesa zona dello scudo baltico. Qui, un gruppo di scienziati decisi a studiare la stratificazione della crosta terrestre, nel 1970 avviò un progetto che prevedeva la perforazione di un pozzo, il più profondo possibile, che ad oggi possiede ancora il primato del buco verticale più stretto e profondo della Terra con i suoi 12.226 metri di lunghezza e soli 23 cm di diametro.
Le scoperte che ne seguirono chiarirono meglio la conformazione della crosta terreste e furono persino rinvenute 24 specie di plancton fossili a circa 6 km di profondità. Inoltre, sempre alla stessa profondità, si vide che le rocce contenevano acqua. Le alte temperature, però, non hanno ancora permesso agli scienziati di scavare oltre i 12 chilometri. Ne mancherebbero altri 6.400 per raggiungere il centro della Terra! Per questo la scienza non può non nutrire dei dubbi su ciò che si trova sotto la crosta terrestre.
Tornando al mito di Agarthi, per secoli scienziati e scrittori hanno provato a formulare ipotesi e costruire modelli su come sia davvero fatto il mondo sotterraneo, dentro il quale si accederebbe da ingressi nascosti sparsi per tutto il Pianeta. La Mappa del globo pubblicata su una rivista di fantascienza nata negli anni ’50 da Max Fyfield, l’artista danese di cui si sa ben poco, cartografo e disegnatore di mappe immaginarie, aveva impresse in alto a destra due particolari riferimenti geografici: Mt. Epomeo-Italy. Si tratta dunque del Monte Epomeo, il monte che svetta al centro dell’isola di Ischia: proprio sotto di esso, stando alla mappa, si snoderebbe un tunnel, come proseguimento di questo importante accesso al Regno sotterraneo di Agarthi.
Il Monte Epomeo, che con i suoi 789 metri è la vetta più alta dell’isola, è in realtà un gigante buono ricoperto di tufo verde e, nonostante la sua origine vulcanica, risalente a 55.000 anni fa, dal 1302 non registra più eruzioni. È anche il protagonista del mito di Tifeo, un essere gigantesco e mostruoso, che in alcune raffigurazioni assomiglia a un drago con grosse ali o ricoperto di serpenti, mentre altre fonti lo vedono schiacciato dall’intera isola di Ischia scagliata contro di lui da Zeus. Gli antichi associarono i numerosi terremoti legati a quest’isola con i sospiri e i movimenti di Tifeo.
Ma al di là delle leggende, proprio a Ischia, alla fine del 1800 un uomo poneva le basi scientifiche per i modelli che sarebbero stati formulati in seguito per descrivere il nucleo del nostro Pianeta e le sue scosse telluriche: era Giulio Grablovitz.
GIULIO GRABLOVITZ E L’ISOLA DI ISCHIA
Giulio Grablovitz nacque a Trieste nel 1846, quando ancora era territorio austriaco e divenne poi cittadino italiano trent’anni più tardi. Era un uomo poliedrico, un ricercatore originale, un genio a 360 gradi: letterato, alpinista, speleologo, musicista, inventore, appassionato di enigmistica e di astronomia. Nel 1878 decifrò l’antica meridiana di Aquileia, dimostrando così le sue abilità innate nel risolvere enigmi. Ma perché la fama di Grablovitz si associa all’Isola di Ischia? Per rispondere a questa domanda dobbiamo ricordare il terribile terremoto che devastò Ischia: era il 28 luglio del 1883, quando alle 23:30 la terra tremò per 13 interminabili secondi. L’epicentro si trovava nel comune di Casamicciola Terme, e poiché all’epoca non esistevano ancora i sismografi, non possiamo calcolare la violenza di quella scossa. Ciò che sappiamo però è che l’80% degli edifici di Casamicciola crollarono e in tutta l’isola si contarono oltre duemila vittime. Fu proprio Grablovitz a essere chiamato a Ischia per indagare e studiare il devastante terremoto che fece nascere numerose controversie tra scienziati e studiosi, riguardanti l’origine di quell’evento sismico. Furono infatti segnalati insoliti effetti sull’ambiente naturale qualche giorno prima del terremoto: variazioni nelle acque sotterranee, aumento della temperatura di alcune sorgenti termali, ritiro e diminuzione delle acque di alcuni pozzi, l’attività di fumarole con getti di vapore forti. Inoltre alcune persone raccontarono di aver visto strani fenomeni luminosi simili a sfere di luce e, sulla costa, variazioni nel livello del mare. La prima iniziativa di Grablovitz fu la costruzione di un mareografo, ovvero uno strumento per misurare le maree, installato sul Tondo di Marco Aurelio, un piccolo isolotto al centro del porto di Ischia.
L’OSSERVATORIO GEODINAMICO
Ed è proprio sull’isola che Grablovitz fondò e diresse l’Osservatorio Geodinamico, uno dei primi in Italia. Lui stesso costruirà gli strumenti che serviranno a misurare i terremoti. Nell’osservatorio Geodinamico Grablovitz aveva installato i suoi pendoli, considerati il punto di partenza dei moderni sismografi. Non solo, ma posizionò su un pavimento dell’osservatorio quello strumento noto con il nome di “vasca sismica”: si trattava di una vasca a forma cilindrica con un diametro di 157 cm e una profondità di 110, riempita di acqua lasciando liberi 10 cm dal bordo. Sull’acqua galleggiava un piatto di zinco che serviva a registrare le onde sismiche. Vi erano poi delle leve amplificatrici agganciate a dei pennini per la registrazione. Lo strumento veniva poi chiuso da un coperchio per evitare l’evaporazione dell’acqua ed eventuali interferenze. I suoi strumenti riuscirono a misurare eventi come il terremoto di San Francisco del 1906 o il maremoto di Messina del 1908 e furono esposti e premiati all’Esposizione Internazionale di Milano del 1906.
Il contributo di Grablovitz è stato dunque fondamentale per la ricerca sui terremoti. Fu tra i primi a sostenere la necessità di creare una rete di sorveglianza sismica su tutto il territorio nazionale, e fu il primo a intuire le tre componenti delle onde sismiche (due orizzontali, una verticale) oggi le chiamiamo onde P, S e onde di superficie, riuscendo così a rilevare una svariata gamma di frequenze. E proprio grazie allo studio di una di queste componenti, le cosiddette onde S, che non si propagano attraverso i fluidi, che si è arrivati a intuire che il nucleo terrestre è di natura liquida. Ma lo stesso Grablovitz già dal 1923, sviluppò un’altra teoria, che ribaltava completamente questa intuizione, modificando radicalmente il suo pensiero. Purtroppo a oggi, i suoi appunti di studio sono andati perduti. Senza addentrarci in ciò che viene definito dalla scienza il paradosso del nucleo centrale, quello che emerge proprio utilizzando le onde sismiche come unico strumento di ricerca, è che il nucleo della terra è composto da due strati: uno esterno liquido ed uno interno solido. Sappiamo che la parte esterna è liquida perché le onde S spariscono, in quanto non possono attraversare materiali liquidi. Ma come si sia formato il nucleo solido all’interno, che si sarebbe formato con un notevole abbassamento della temperatura senza solidificare la parte esterna, è per l’appunto un paradosso. Grablovitz, lo aveva capito. Sappiamo che lo scienziato dedicò ampi studi anche agli strani fenomeni luminosi che si potevano (si possono) vedere dall’isola di Ischia, avvicinandosi così alla disciplina dell’invisibile e dell’occulto. Dopo la sua morte, furono bruciati tutti i documenti che attestavano la sua attività esoterica. Era forse in possesso di conoscenze nascoste?
LA LOGGIA MASSONICA SEGRETA: ROBUR CLUB ISCHIA
Sappiamo che Grablovitz fondò sull’isola di Ischia una Loggia massonica segreta. Sembrerebbe aver fatto parte della Loggia ischitana nota col nome di Ambizione Splendente, creando successivamente la Loggia Luce e Verità. Ma il ritrovamento di una cartolina, indirizzata a Giulio Grablovitz la cui intestazione è la seguente: Robur Club Ischia, con data 31/12/1920, ci porta a pensare che questo in realtà era il nome della Loggia segreta da lui fondata. Il Robur era un circolo sportivo che avrebbe celato al suo interno un circolo esoterico. Ma fin qui nulla di particolarmente strano. Ma perché questa convinzione ha invece dell’incredibile? Lo scopriremo nelle prossime righe…
È molto probabile che la Loggia massonica di Ischia avesse contatti con altre Logge francesi ed in particolare con una Loggia tra i cui adepti era presente un famosissimo scrittore visionario: Jules Verne, autore di Viaggio al Centro della Terra. Ecco che ritorna il mito del mondo sotterraneo, che continua ad avvolgere l’Isola di Ischia. Ma il romanzo di Jules Verne che in questo caso attirò particolare attenzione si chiama Il Padrone del Mondo pubblicato nel 1904. Questo romanzo presenta delle incredibili coincidenze con tutta la vicenda di Grabrovitz. Ecco brevemente la trama: una mite popolazione che abita ai piedi di una montagna viene messa in allarme da strani fenomeni: luci, scosse, boati, forse un’eruzione vulcanica. Il governo manda un suo agente a indagare, il quale scopre che l’origine di questi fatti è un misterioso sommergibile in grado anche di volare. A pilotare questo mezzo avveniristico è ROBUR il Conquistatore!
Non solo il nome è lo stesso della presunta società segreta di Ischia, ma Verne riporta esattamente le date di alcuni fatti storici realmente avvenuti a Ischia, come ad esempio alcune scosse sismiche. E l’agente inviato dal governo non sarebbe altro che Giulio Grabrovitz in persona.
Uno di primi libri di fantascienza, che hanno dato origine a questo filone narrativo, si sarebbe dunque ispirato a eventi reali avvenuti sull’Isola Ischia! Ciò che sappiamo è che lo scienziato triestino fu chiamato a Ischia per studiare i terremoti, ma l’energica creatività vitale unita a numerose conoscenze, portarono Grablovitz a occuparsi e a interessarsi non solo alla Terra, ma anche al cielo con i suoi fenomeni luminosi e le cosiddette luci sismiche. Potremmo parlare di UFO, intendendo per UFO non astronavi aliene, ma semplicemente fenomeni luminosi ancora sconosciuti.
Grablovitz non lasciò più l’isola e morì a Ischia nel 1928, ed Ischia a sua volta, continua a tener vivo il ricordo di un uomo che ha lasciato una immensa eredità, quella di uno scienziato divenuto una eccellenza nella geofisica italiana.