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MA I PIÙ LETALI SONO GLI HUMANI

La guerra chimica ha migliaia di anni.El’uomonon ha mai smesso di cercare nuove sostanze tossiche

L’uomo si è sempre ispirato alla natura. Per scoprire nuovi metodi di caccia, per inventare nuovi strumenti, per curarsi con le piante. Nell’uso medicinale, però, spesso basta una piccola esagerazione della dose… e il paziente muore. Ma anche l’utilizzo consapevole su altri uomini di sostanze letali usate per la caccia ha probabilmente una lunga storia. Così, da questi antichissimi usi, nacquero i veleni killer. Le prime civiltà, come quella cinese, scoprirono molte sostanze tossiche o velenose; si tramanda che il leggendario imperatore cinese Shennong (che visse circa 5.000 anni fa) avesse assaggiato decine di sostanze per scoprirne le proprietà. Alcune, presumibilmente veleni, lo fecero stare molto male. Inoltre, risalgono al 4000 a.C. i primi riferimenti alla dea sumerica Gula (chiamata anche Ninisina) definita come “Dea della guarigione”, ma anche “Controllore dei veleni nocivi” in una tavoletta scritta in caratteri cuneiformi nel 1400 a.C. Una fonte fondamentale per la storia della tossicologia è infine il papiro Ebers, che risale al 1550 a.C.: menziona oltre 700 sostanze e più di 300 ricette che descrivono incantesimi e intrugli a base di minerali e piante medicinali e velenose.

LA POLITICA DEI VELENI

Aparte documenti e studi “scientifici” di qualche millennio fa, siamo certi che i veleni servissero proprio a uccidere: un papiro conservato al Louvre riporta infatti l’utilizzo di una sostanza perscopiletali:“Non pronunci a re il nome di Iao (un dio fenicio da cui poi sarebbe derivato anche il dio degli ebrei, ndr), o subirai la pena della pesca”. Di cosa si trattava? I noccioli di pesca contengono gli cosidi cianogenici che, inpresenzadi acqua, per esempio nei polmoni… rilasciano cianuro.

Ma l’impiego più famoso di un veleno vegetale nell’antichità lo fece Socrate: bevve la cicuta, il “veleno di Stato”, usato appunto nelle esecuzioni capitali. L’avvelenamento del resto è un importante protagonista della letteratura e della mitologia greca: Achille ed Ercole morirono avvelenati. Anche nell’antica Roma il veleno era un’arma politica piuttosto comune: secondo lo storico Livio, l’omicidio con sostanze vegetali velenose nelle alte sfere della società era diffuso già nel 331 a.C. e somministrarlo a tavola non era certo un evento raro. Un esempio illustre è quello di Nerone, noto per l’abilità di “liberarsi” dei membri indesiderati della sua famiglia: con l’aiuto della sua “avvelenatrice personale”, Locusta, uccise il fratello Britannico col cianuro.

RAFFINATI ASSASSINI

La tradizione di avvelenare le persone per scopi di potere è stata quindi una costante di tutta la storia umana, e non solo in Europa. Nel Medioevo e nel Rinascimento gli episodi di avvelenamento furono molto frequenti. Uno dei più completi trattati di tossicologia, il De venenis di Sante Arduino, è della fine del ’400. Contiene una lista apparentemente interminabile di piante e minerali velenosi. Il libro non era per tutti, in parte per il quasi universale analfabetismo, in parte perché le nozioni contenute erano decisamente pericolose.

I veleni, vegetali e minerali, si diffusero ancora di più nel Rinascimento, specie nelle corti e nei luoghi di potere. A partire dal XVI secolo, per esempio, il Consiglio dei Dieci, organo di governo veneziano, era solito commissionare, con regolare contratto, l’avvelenamento degli avversari politici. Nel XVII secolo questo modo di uccidere era diventato una vera arte, tanto che esistevano scuole sia a Venezia sia a Roma. Allora, però, le conoscenze sul funzionamento dei veleni erano ancora scarse, e spesso si riteneva che fosse la loro misteriosa preparazione a infondere nelle sostanze proprietà venefiche.

In parallelo a questi usi, per così dire, domestici, il veleno e le sostanze vegetali furono usate anche in guerra, su scala ben più vasta, fin dall’antichità. Annibale, nel II secolo a.C., raccomandava di lanciare otri con serpenti velenosi contro le barche nemiche, e nel periodo della dinastia cinese Dong (dal IX all’XI secolo), i soldati lanciavano palle incendiarie, fatte di fibre di canapa e piante tossiche essiccate (per esempio Aconitum e Croton, entrambe specie velenose), a volte arricchite conveleni di serpente. Fu solo però con la nascita della chimica industriale nel XIX secolo che la produzione massiccia e l’uso di agenti letali in guerra divennero una possibilità.

AVVELENAMENTI DI MASSA

Il salto di qualità avvenne quando si cominciò a prendere sì ispirazione dalla natura, ma aggiungendo l’inventiva umana. Così, l’attacco da parte dei tedeschi del 22 aprile 1915 a Ypres, in Belgio, con l’utilizzo di gas di cloro, può essere considerato come l’inizio della moderna guerra chimica. L’uso durante la Prima guerra mondiale di questa e altre sostanze tossiche (come il fosgene e l’iprite, che prende proprio il nome dalla città di Ypres) colpì 1,3 milioni di persone, 91.000 delle quali morirono. Da allora la ricerca scientifica, volta a trovare gas e sostanze sempre più velenose, è letteralmente esplosa.

Nel 1919, scorte di fosgene e di iprite furono inviate dalla Gran Bretagna per essere utilizzate in India, e la Royal Air Force (Raf ) avrebbe usato bombe a gas contro gli iracheni nel 1920. Nel 1925, Francia e Spagna impiegarono gas velenoso in Marocco. Era diventato chiaro che la guerra chimica aveva trovato un nuovo ruolo, come strumento attraverso il quale le maggiori potenze potevano controllare i territori ribelli. Queste, o simili armi, furono usate anche contro popolazioni inermi: per esempio dagli italiani in Etiopia nel 1935, quando oltre 700 tonnellate di iprite furono spedite per essere utilizzate dall’Aeronautica.

LA SCIENZA AL SERVIZIO DELLA GUERRA

Il primo vero composto con azione nervina, cioè che agiva sul sistema nervoso dell’uomo, fu però il tabun, le cui proprietà furono scoperte nel 1936 da Gerhard Schrader, uno scienziato tedesco alla ricerca di composti organici di fosforo da utilizzare per un insetticida più efficace. Fu un ulteriore passo nella storia della guerra chimica.

Nonostante la Conferenza dell’Aja del 1899 proibisse questo genere di armi, così come la successiva Conferenza di Ginevra del 1929 sulla guerra chimica, nel periodo tra le due guerre la ricerca di composti che potessero colpire il sistema nervoso degli insetti ha portato a formulare agenti nervini estremamente tossici anche per l’uomo, come il sarin e il soman.

Il fatto che non siano stati usati nella Seconda guerra mondiale non significa però, secondo gli storici, che le nazioni abbiano evitato queste armi per ragioni etiche; sono devastanti, ma troppo lente e difficili da controllare una volta rilasciate. Oltre a ciò, la possibilità di essere ripagati con la stessa moneta frenò le nazioni più attrezzate. Dopo il 1945, però, le indagini chimiche sistematiche continuarono, insieme alla ricerca di nuovi agenti dagli effetti mortali basati sui progressi della tossicologia, della biochimica e della farmacologia.

E anche ai giorni nostri, benché messe al bando dalla Convenzione di Parigi nel 1993, tutte le armi chimiche, non solo i gas nervini, definite dall’Onu “armi di distruzione di massa”, continuano a essere usate. Uno degli episodi più noti si è verificato durante la guerra Iran-Iraq: oltre 5.000 furono i curdi uccisi dal gas al cianuro usato da Saddam Hussein, ad Halabja, il 16 marzo 1988. A usare gas nervini o composti chimici hanno poi cominciato anche i terroristi: nel 1995 la setta religiosa Aum Shinrikyo usò il sarin nellametropolitana diTokyo. Le vittime furono 12 e oltre 6.000 gli intossicati.

Ma gli utilizzi in guerra non sono certo cessati: piuttosto recente è stato l’uso del sarin da parte della Siria nell’attacco a Ghouta (2013), durante il lungo conflitto tra Bashar al-Assad e i ribelli antigovernativi. La letalità e la facilità di sintesi di questi composti sembra quindi ancora invitare i peggiori “governi canaglia”, e non solo, a proseguire nella sintesi e nell’uso di terribili sostanze volatili per continuare a uccidere.

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