
Massoni, Templari e Rosa+Croce. Cos’è la Sintra Dimora Filosofale
La città portoghese è un labirinto di simboli che denotano la presenza di Massoni, Templari e Rosacroce. Da quando Lord Byron la classificò come “Eden Glorioso” in uno dei suoi poemi e come “paesino più carino del mondo”, in una delle lettere che scrisse al suo amico Francis Hodgson, Sintra ha ricevuto milioni di visitatori in cerca degli enigmi che si nascondono nei suoi palazzi e giardini, costruiti da e per gli amanti dell’Occulto
Come la maggior parte delle città europee, Lisbona chiude i suoi musei pubblici il lunedì, in modo che i molti visitatori della capitale portoghese, soprattutto quelli affezionati al turismo culturale, cerchino un’alternativa sicura e vicina. È per questo che molti di loro si riuniscono nella stazione di Rossio, con l’intento di prendere un treno che li porti in paesini vicini a Lisbona come Cascais, Estoril o Sintra, quest’ultima dichiarata Patrimonio dell’Umanità nel dicembre 1995.
Che Sintra abbia ricevuto tale onore si percepisce appena ci si avvicina alla stazione e si dà uno sguardo a ciò che ci circonda. L’affluenza di turisti non impedisce di captare la magia del luogo e la bellezza delle sue stradine, neppure quando i nostri passi ci portano nei punti di maggior interesse di questa città portoghese, celebre per le sue mansioni e palazzi.
Chiunque la visiti avvertirebbe immediatamente che i 33mila abitanti di Sintra non vivono in questa piccolo borgo, almeno non nel suo piccolo centro storico chiuso tra le montagne. La ragione è che Sintra non termina qui, ma si estende nei dintorni attraverso sinuose e ripide strade. Ciò nonostante, prima di abbandonare il suo centro, i viaggiatori possono visitare il Palàcio da Vila, facilmente identificabile grazie ai suoi due strani camini conici, visibili da qualsiasi punto di Sintra. Oppure possono entrare nel Museo do Brinquedo, che espone migliaia di giochi riuniti in 60 anni da un collezionista. Dopo di che, i turisti sono soliti optare per prendere l’autobus 434 (la fermata è a pochi metri della stazione), o uno dei tuk-tuk che si aggirano nel centro della cittadella. Il vantaggio di questo ultimo servizio è che la coda di fronte alla fermata del bus 434 è solitamente interminabile, mentre i giovani conducenti di queste peculiari motorette ti portano a destinazione in un battibaleno.
Tra Boschi e Palazzi
Appena fuori dal nucleo urbano, è raccomandabile visitare il Castelo dos Mouros, eretto dagli arabi tra il VII e IX secolo. Isolata sulla cima di una delle “cumbres” (vertici) della Sierra di Sintra, la fortezza fu costruita come enclave difensivo e per vigilare le rotte che univano Sintra con Lisbona, Cascais e Mafra. Anche se ormai non resta un granché del castello originale, conquistato nel 1095 dalle truppe cristiane dell’agguerrito Alfonso I del Portogallo, vale la pena di fare la scalata fino a uno dei passi di ronda della fortezza, l’unico che si conserva tutt’oggi, giacché la sua posizione elevata ci regala un impressionante panoramica dell’intera Sintra e dintorni, che senza foschia include anche l’Atlantico. Se possiamo approfittare di questa visita lo dobbiamo a Fernando II del Portogallo, che nel 1839, constatando il deplorevole stato nel quale versava la fortezza dopo secoli di abbandono, decise di impedire la sua completa rovina. Re consorte, grazie al suo matrimonio con Maria II del Portogallo, lui stesso Duca di Sassonia-Cobrgo- Gotha, era profondamente influenzato dagli ideali del Romanticismo. Da lì i lavori di restauro del Castello dei Mori che inclusero le balconate, alcuni percorsi di accesso alla fortezza e la vegetazione dei pati interni, con l’obiettivo di convertirla in una destinazione attrattiva per gli illustri romantici turisti del XIX secolo e per altri gruppi ridotti di visitatori che condividevano l’interesse elitario di Fernando II. Perché oltre ad essere un “romantico”, estremamente colto e con notevoli doti artistiche, il re frequentava le assemblee di alcune società segrete, essendo stato insignito della Grande Croce dell’Ordine Militare di Cristo, ereditaria dell’Ordine dei Cavalieri Templari del Portogallo, essendogli stato riconosciuto, tra i vari titoli, anche quello di Gran Maestro dell’Ordine dei Rosa+Croce.
Simbologia Occulta
Tali inquietidini interiori di Fernando II sono appena riconoscibili sulle nude mura del Castelo dos Mouros, ma saltano immediatamente alla vista nella spettacolare residenza che si fece erigere a solo due chilometri dalla fortezza.
Mi riferisco al Palazzo della Pena, massima espressione dell’architettura romantica portoghese. Eretto sulla parte più alta di un promontorio roccioso e circondato da rigogliosi boschi e giardini, il Palazzo della Pena sembra «uscito da un racconto di fate», come disse il celebre compositore Richard Strauss. Aveva ragione il compositore tedesco, data la cosiddetta apparenza dell’insieme, prodotto da una mescolanza voluta di stili architettonici e correnti estetiche tra le quali spiccano il neogotico, il neoislamico, il neomanuelino, il neorinascentista e il coloniale. Il risultato finale? Contemplare il Palazzo della Pena non lascia indifferente nessuno, anche se l’eclettismo radicale che lo caratterizza, proprio del secolo XIX, causi confusione alla maggior parte dei visitatori.
Al suo interno, facendo molto attenzione, ai visitatori interessati alla simbologia non passeranno inosservati gli stravaganti ornamenti presenti sulle sue pareti, con numerosi riferimenti religiosi, mitologici e occultisti. Tanto nelle stanze come nei corridoi di accesso ad esse, troviamo abbondanti rose in rilievo, croci inscritte su di esse e incisioni relative ll’uovo cosmico insieme a serpenti sinuosi.
Anche se l’elemento iconico del Palazzo, il più visto e fotografato, è senza ombra di dubbio la figura di una creatura ibrida. Si tratta di una rivisitazione dell’archetipo uomo selvatico o “Green Man”, sebbene quello di Sintra possieda attributi che lo collegano all’acqua – i suoi piedi caratterizzati da coda di pesce e scaglie e la conchiglia da cui emerge – e attraverso i rami che nascono dalla testa, si converte nell’allegoria del mitologico Albero della Vita.
Ben lontana dall’esser un’eccezione, la simbologia esoterica impregna molti spazi di Sintra. Come se fosse un percorso da seguire, un labirinto iniziatico eretto da un amante dell’occulto.
Massoni, Templari e Rosa+Croce
La maggior parte dei visitatori di Sintra giungono fin qui attratti dalla fama di un solo enclave: la Quinta da Regaleira. Anche conosciuta come Palazzo della Regaleira o Palazzo do Monteiro dos Milhoes – più avanti spiegherò il perché di questo toponimo peculiare – la Quinta è una tenuta di quattro ettari situata a poco più di due chilometri dal centro storico di Sintra, distanza che molti percorrono a piedi per godere della bellezza del paesaggio, benedetto dal microclima della sierra.
Il “colpevole” di questo luogo, classificato come Patrimonio Mondiale dall’Unesco, fu Antònio Augusto Carvalho Monteiro, primo proprietario dell’attuale Quinta e principale ideatore di tutto ciò che in essa troviamo integrato: un superbo palazzo, giardini esotici, laghi, grotte, pozzi, torri, una serra, una misteriosa cappella e altri elementi architettonici che evocano gli stili romanico, gotico, rinascimentale, neoclassico e manuelino, sebbene in tutti ci siano tracce – principalmente simboli – che permettono di collegarli con l’Alchimia, la Massoneria, la Cabbala, la Rosa+Croce e l’Ordine del Tempio, tra le altre società o correnti più o meno segrete.
Anche se la documentazione relativa ai terreni sui quali è situata la Quinta risalgono alla fine del XVII secolo, la storia che ha offerto fama a questo sito iniziò nel 1892, anno in cui fu acquisita dal già menzionato Antònio Augusto Carvalho Monteiro (1848-1920), un filantropo e multimilionario portoghese (da cui l’altro nome con il quale è conosciuta la tenuta) che fece fortuna in Brasile, paese dove nacque.
Una Selva Ordinata
Per realizzare il suo sogno, Carvalho Monteiro acquisì i servizi dell’architetto, pittore e scenografo italiano Luigi Manini, che dal 1879 risiedeva a Lisbona a seguito del suo incarico presso il teatro Nazionale di San Carlos, in qualità di direttore di scena fino al 1907. Fu proprio il lavoro di Manini come scenografo che spinse Carvalho Monteiro a sceglierlo per realizzare la Quinta da Regaleira, dopo due anni di ricerche infruttuose di un architetto all’altezza delle sue aspettative e del suo progetto: plasmare un viaggio iniziatico impresso in un giardino simbolico.
Il risultato della collaborazione tra i due è un paesaggio esuberante che ci attrae e avvolge non appena si attraversa il cancello di accesso al palazzo e ci si immerge nei suoi giardini. La Quinta, infatti inizia e finisce in un mare verde. Di fatto, il bosco occupa la maggior parte dello spazio di tale enorme proprietà, tanto che a volte non è facile distinguere gli elementi architettonici che contiene, intenzionalmente dissimulati tra gli alberi e le piante di ogni tipo, molte delle quali di specie esotica, che Carvalho Monteiro aveva portato con sé appositamente dal Brasile… e non per capriccio.
Come il resto degli elementi che compongono questo luogo, il bosco della Regaleira non è una selva, né un prodotto del caso implicito nella natura. All’inizio del nostro percorso, nella zona adiacente al Palazzo, risulta più ordinato, con le sembianze di un giardino cittadino. Senza dubbio, a mano a mano che avanziamo, torna a essere agreste, fino a giungere al limite della tenuta, nella parte più elevata della stessa, dove incontriamo i resti di alcuni edifici coperti dalla spessa vegetazione, come se scoprissimo le rovine di un tempio maya nella selva.
Contrapposto a questo paesaggio primitivo il primo elemento architettonico che troviamo iniziando la perlustrazione della Quinta è l’Àlea dos deuse (la Alameda degli Dèi), un romantico passaggio orientato Est-Ovest e adornato dalle statue di nove Dèi greco-romani, perfettamente allineate al margine destro del sentiero.
Esperto conoscitore della mitologia classica, Carvalho Monteiro non lasciò al caso la scelta delle divinità, che scolpì uno degli aiutanti di Manini, così che la prima che incontriamo, la più vicina al palazzo, corrisponde a Hermes, il messaggero degli Dèi, al quale l’inno omerico invoca come «il multiforme ingegno, di astuti pensieri, capo dei sogni, spia notturna e guardiano delle porte», tra i tanti epiteti. Ovviamente, la presenza di Hermes evoca anche la relazione di tale divinità con l’Ermetismo, la tradizione filosofica basata sui testi di Ermete Trismegisto e, in un certo senso, anche il ricorrere della sua invocazione in numerose logge massoniche.
Come ci ricorda il suo rilevante ruolo di psiocopompo o guida dei morti, che aiutava a trovare il cammino che conduceva fino all’Inframondo. E a proposito di quest’ultimo, niente è meglio che contare sull’aiuto di Hermes per scoprire l’elemento architettonico più celebrato nella Quinta de Regaleira.
Torre invertita
Ubicato in una zona elevata, quasi alla fine del percorso, il conosciuto Pozzo iniziatico è la vera stella della tenuta o, perlomeno, la costruzione che attrae l’attenzione della maggior parte dei visitatori di questo enclave, molti dei quali ammutoliscono al penetrare al suo interno, attitudine rispettosa che non abbonda in questo giardino esoterico che alcuni confondono con un parco a tema.
In quanto al pozzo, si tratta di una galleria sotterranea dotata di una delicata scala a spirale sostenuta da belle colonne, scala attraverso la quale si scende al fondo dopo aver superato approssimativamente 27 metri che separano la superficie, scenograficamente rappresentando un viaggio attraverso nove piani o sfere. Il numero nove si ripete intenzionalmente in varie strutture di questa mansione filosofale portoghese – come nella via degli Dèi, probabile riferimento all’enneade della Eliopoli egizia – anche se nel caso specifico del pozzo iniziatico risalta maggiormente, e certamente risulta evidente che in nove gironi possano riferirsi alla Divina Commedia di Dante Alighieri, e più specificatamente alla stratificazione in nove sfere o circoli che il genio fiorentino immaginò per il Paradiso, l’Inferno e il Purgatorio.
Oltre a questo ricorso simbolico, è possibile che Caravalho Monteiro vedesse in Dante un modello da seguire. Come fa notare René Guénon, Dante sarebbe stato un importante membro della Sacra Fede Santa, un ordine d’ispirazione templare che l’esoterista francese collega alle origini della Fraternità dei Rosa+Croce, ordine nel quale, come ho già detto, Monteiro ottenne il grado di Gran Maestro. Non è dunque casuale se nel fondo del pozzo iniziatico della Regaleira, impressa nel marmo, si trova una rosa dei venti sopra una croce templare, emblema araldico di Carvalho Monteiro il cui simbolismo potrebbe estendersi all’Ordine della Rosa+Croce stessa.
Comunque sia, si narra che Monteiro utilizzò questo stesso pozzo o “torre invertita” per i rituali d’iniziazione dell’ordine al quale partecipò, cerimonie che come in molte altre società segrete rappresentavano i diversi aspetti della nascita e della morte, per condurre gli adepti al risveglio iniziatico, che probabilmente formalizzavano il loro proposito di intraprendere questo cammino nel “pozzo imperfetto”, una specie di imitazione rozza e più umile di questa spettacolare “torre invertita” alla quale sarebbe collegato da una lugubre galleria sotterranea. Tale costruzione non è l’unica che connette il pozzo iniziatico mediante un tunnel, infatti sotto la Quinta esiste un labirinto di gallerie che collega tra loro la maggior parte degli edifici e li integra. Il viaggiatore che le visita può in questo modo scomparire nel fondo del pozzo.
Oltre alle gallerie aperte al pubblico, molte altre restano chiuse o sono state sigillate per ragioni di sicurezza. Attraversare questa masnada di tunnel – umidi e volontariamente poco illuminati – è un’esperienza unica che palesa la volontà di Carvalho Monteiro di costruire un giardino esoterico che riflettesse il viaggio dell’Anima attraverso i diversi stadi dell’Essere, viaggio che per ragioni evidenti porta in un altro edificio più bello e significativo della Quinta: la Cappella della Santissima Trinità.
L’Ordine di Cristo
Situata a pochi metri dal palazzo e molto vicina alla piccola serra, la Cappella della Regaleira si nota per le sue mura bianche e la ricchezza iconografica, in gran parte dedicata all’esaltazione dell’Ordine di Cristo, all’Alchimia e alla Rosa+Croce. Al suo interno, la base è decorata con un mosaico che rappresenta l’incoronazione della Vergine, che appare vestita con i tre colori alchemici bianco, rosso e azzurro e indossa un manto dorato, anch’esso allusione alla Grande Opera. Gli stessi colori si ripetono nelle vetrate dove, tra gli altri motivi, si trova una rappresentazione della leggenda della “Dama di Nazarè”, un racconto devozionale di corte molto popolare alla fine del XII secolo. Inoltre,
sulla parete e sul pavimento del piccolo eremo è evidente la proliferazione di croci, sebbene appaiano tutte inscritte su elementi che ne occultano o sfumano il significato.
Così, possiamo osservare la caratteristica croce dei cavalieri dell’Ordine di Cristo, spesso confusa con la croce patente – e anche la croce orbicolare che utilizzarono come emblema i templari portoghesi. Molto più appariscente risulta un rilievo nel quale la croce templare spunta da un triangolo al cui centro compare l’Occhio che tutto vede, il “Delta luminoso” dal quale si vanterebbe qualsiasi loggia massonica. Nella cripta della cappella si apre un tunnel, oggi sigillato, collegato ad una sala del Palazzo della Regaleira, maestoso edificio al quale si giunge dopo aver attraversato una leggera pendenza, quasi ad indicare che la visita della Quinta sta giungendo al suo fine.
Cattolico e Massone
Convertito in museo, il palazzo fu costruito come residenza d’estate della famiglia di Carvalho Monteiro, anche se è difficile crederlo date le sue enormi dimensioni, gli ampli saloni e le numerose stanze che lo compongono. Nonostante ciò, la visita nel palazzo offre al visitatore l’opportunità di conoscere chi fu “Monteiro quello dei milioni”, a partire dalla sua gioventù, quando, dopo essersi laureato in Legge presso l’Università di Coimbra, iniziò a farsi carico degli affari di famiglia, fino a che ottenne il riconoscimento della società portoghese grazie alle sue attività filantropiche, soprattutto quelle dirette al recupero del patrimonio architettonico e artistico del paese. Nel palazzo, antichi artefatti e fotografie ci danno indicazioni sui suoi variegati interessi, tra i quali spiccano la botanica, l’entomologia e l’alchimia, insieme ad altre più vicine alla sua formazione accademica, come il collezionismo di manoscritti. La Quinta de Regaleira, sintesi di spiritualità e iniziazioni, è il riflesso fedele del peculiare talento di Carvalho Monteiro: cattolico ma anche Massone, ultraconservatore interessato all’universo dell’Occulto. Senza dubbio un personaggio affascinante.