
OCCULTISMO TEMPLARE
Uno dei più incisivi ricercatori della storia eterodossa dei nostri tempi offre una visione chiara e documentata, frutto delle sue indagini, dei riti e delle credenze occulte che impregnarono il divenire di un Ordine che cambiò il destino dell’Europa. L’autore mostra la verità sugli enigmi che hanno assunto le più svariate tinte negli ultimi secoli…
Parte IV
Umberto Eco, nel suo libro “Il Pendulo di Foucault”, mostra un dialogo ironico e poco edificante tra due persone interessate all’argomento di cui ci stiamo occupando: «“Sono giunto a una tesi sui Templari”. “Che orrore – dissi – Non sono cose da matti?”.“Studio i veri Templari. Lavoro sui documenti del processo. Che cosa sai tu al riguardo?”. “Lavoro in una casa editrice… e la funzione di un redattore consiste nel riconoscere i matti da un’occhiata. Quando qualcuno inizia a parlare dei Templari quasi sempre è uno svampito… e le sembrerà strano, prima o poi il folle riesce a far risplendere i Templari”». Da questa prospettiva, un po’ dissacrante, posso dire che conosco diversi “matti” che frequentano conferenze sui misteri, che prima o dopo la chiusura, cercano i più edotti in questa materia e tra foto, selfie e dediche sui libri chiedono che gli vengano chiariti alcuni dubbi in merito alle informazioni che circolano su Internet circa questo Ordine. Ma li comprendo. Non c’è anno durante il quale non compaiano decine di teorie, alcune sicuramente “lambiccate”, o si esponga nelle librerie una dozzina di libri che tornano a porre sul tappeto la loro storia, la loro leggenda e i loro misteri. C’è ancora qualcosa d’insolito o d’inedito che possiamo dire su questi cavalieri medioevali?
La Maledizione del Gran Maestro
Per i quasi due secoli della loro esistenza, i Templari hanno servito una buona e sacra causa e al contempo hanno raggiunto la categoria di mito immortale. Molti libri su di loro pongono l’accento sull’eventuale eterodossia templare, la loro matrice eretica e i loro fini occulti, quasi sempre relazionati con alcuni segreti di ordine spirituale e tesori di ordine materiale. A partire dal secolo XIV cadde su tale ordine il velo dell’oblio, un marchio di satanismo, una specie di damnatio memoriae, la cui sola menzione poteva arrecare seri disagi dovuti al semplice sospetto di simpatizzare con gli eretici. Si dovrà attendere il XVII secolo perché inizi a rinascere interesse per i miti templari, associandoli all’occultismo e alla magia. Furono così convertiti nei predecessori di varie società segrete, tra i quali i Framassoni e i Rosacroce. Raccomando di leggere al riguardo un’opera capitale (“Codex Templi: Los misterios templarios a la luz de la Historia y de la Tradiciòn”, Auguilar 2005), scritta dal gruppo Templespaña con l’intento di dare una visione di insieme integrale e rigorosa di questo Ordine, nonché smontare un nutrito numero di speculazioni e di miti che sono sorti intorno ad esso. Per esempio, si è sempre detto che a Jerez de lo Caballeros (oggi Badajoz) esistesse un avamposto templare e che questa cittadella sia stata lo scenario della “Storia dei tristi fischi” e dell’episodio della Torre Sanguinosa: i cavalieri sarebbero stati decapitati perché resistevano allo scioglimento per ordine del re Ferdinando IV “El Emplazado”. Gli storici non credono che un simile massacro sia avvenuto realmente, dal momento che non esistono documenti che lo accreditino. Se ci sia stata una resistenza contro le truppe della citta di Siviglia, di fronte alle quali i “fratelli cavalieri” non volevano capitolare, è stata senza spargimento di sangue. Una delle loro icone, il simbolo usato dai Templari (due cavalieri che montano sopra una solo cavallo) con l’incisione “Sigillum Militum Xpisti” (“Sigillo della Milizia di Cristo), ha fatto da cassa di risonanza per svariati “rumors”. Si è detto che ciò aveva a che fare con la loro condizione di monaci e di soldati o con la dualità del Cristo (Dio e uomo). Il Sigillo, in realtà metaforicamente è simbolo dei pellegrini che si recavano a Gerusalemme. I Templari giungevano cavalcando ai porti di Haifa e Tolomeida. La mancanza di cavalli per i pellegrini esigeva che due templari condividessero un solo cavallo, cedendo l’altro ai pellegrini che probabilmente viaggiavano anch’essi in coppia. Questo simbolo è stato usato per attribuire ai cavalieri tendenze omosessuali, laddove ciò che invece rappresenta è la povertà, l’umiltà e il servizio. La Regola del Tempio stabiliva che ogni cavaliere potesse avere fino a quattro cavalli, uno in più di quelli concessi ai semplici cavalieri, per la semplice ragione che avevano esigenza di cambiare continuamente destriero per farli riposare. Riguardo alla detenzione dei Templari, che fu ordinata da re Filippo il Bello, venerdì 13 ottobre 1307, si è detto che fu l’origine della famosa superstizione del venerdì 13. Nulla a che vedere. Tale superstizione è di origine anglosassone, ed è relazionata con l’Ultima Cena. In Spagna, così come in Francia, il giorno più propizio per iniziare un affare o celebrare le nozze è il martedì 13. Il 18 marzo del 1304, l’ultimo maestro del Tempio, Jacques de Molay, non proferì tra le fiamme contro il papa o verso il re di Francia nessuna maledizione di condanna a morte certa in meno di dodici mesi, come vuole la leggenda. Tuttavia entrambi morirono lo stesso anno e i tre figli di Filippo IV vennero a mancare uno dopo l’altro, estinguendo la dinastia dei Capeti (dando così inizio al mito dei “re maledetti”). Senza dubbio, la leggenda appare una decina di anni più tardi. A quanto dice un testimone oculare, il maestro si limitò a proclamare l’innocenza dell’Ordine e la sua propria, e ad affermare che Dio avrebbe vendicato la sua morte, senza lanciare nessun anatema di “vendetta” su nessun personaggio in particolare o augurando la morte a qualcuno specificatamente. Un mito amplificato dalla realtà, quando i rivoluzionari francesi ghigliottinarono Luigi XVI, il 21 gennaio del 1793. Allora un uomo, la cui identità non è nota, saltò sul patibolo macchiandosi le dita con il sangue del monarca e gridando: “Jacques de Molay, alla fine sei stato vendicato!”.
Il Libro del Battesimo del Fuoco
Si racconta un aneddoto del re Alfonso X il Saggio, che ordinò a una spia di sua fiducia di infiltrarsi tra i frati del Tempio per riferirgli ciò che avveniva all’interno e al di fuori del loro incarico. Il fatto è che dopo un anno, la spia del re si rifiutò di rivelargli ciò che aveva visto e udito, anche se gli fosse costata la vita. Alfonso X non si scompose, ma senza informazioni certe, il mistero intorno al Tempio crebbe a dismisura. La regola dell’Ordine, approvata dal Concilio di Troyes del 1128 e ispirata a quella cistercense, aveva 68 articoli di obbedienza. Ne esisteva, però, una versione segreta, della quale erano a consocenza solo la più alta carica dell’Ordine: quella del Maestro Roncelin. Nel 1794, un vescovo luterano tedesco, Friederich Münter, professore di Teologia presso l’Università di Copenaghen, disse di aver scoperto, tra gli scaffali della biblioteca di Corsino, dell’Archivio Segreto Vaticano, un manoscritto redatto alla fine del XIII secolo da Roncelin de Fos, Gran Maestro Segreto del Tempio. Pubblicato sotto il titolo di “Studi Segreti di Roncelinus” o “Libro del Battesimo del Fuoco”, conosciuti anche come il “Manoscritto di Amburgo”, riporta una regola segreta che si suppone i templari seguissero, parallela a quella ufficiale. L’autenticità del documento non è stata mai comprovata, però gli articoli che contiene mostrano che furono redatti, perlomeno, con un sentimento di sincretismo e unità religiosa. Nel XXIV articolo di questo statuto leggiamo: «Porta la guerra con giustizia e carità, cerca di proteggere il debole e di punire il colpevole. Soprattutto, non approfittarti della gloria o della debolezza dei principi e non praticare il saccheggio. Durante i tempi di pace ricorda che il vostro Dio è lo stesso che quello dei Giudei e dei Saraceni». L’esistenza storica de Roncelin de Fos è comprovata, anche se non lo è altrettanto la sua pretesa carica di Gran Maestro Segreto del Tempio. Effettivamente tale personaggio fu ricevuto nell’Ordine nel 1281, ed era membro di una nobile famiglia della Provenza, il che non significa che abbia scritto la regola o statuto segreto, che sembra più che altro opera di massoni neo-templari del secolo XVIII, sempre in base alle ultime ricerche. Però se di cose occulte parliamo, lo sguardo si volge inevitabilmente agli Archivi Vaticani…
Segreti Rivelati
Alla fine, ecco il processo. Nel 2007, anno durante il quale si commemorava il 700° anniversario dell’inizio della persecuzione contro l’Ordine, ebbe luogo un fatto insolito e gratificante per gli storici. In un elegante astuccio di pelle e al modico prezzo di 5.900 euro per ogni esemplare, gli Archivi Vaticani editarono 800 copie del vero processo che pose fine all’Ordine Templare. Si tratta di un volume esclusivo che raccoglie tutti gli strumenti custoditi sino ad allora gelosamente nelle stanze degli Archivi Segreti. Il “Processo contro i Templari”, questo il titolo, è stato comunque messo a disposizione di specialisti e studiosi. Include copie delle pergamene con gli atti degli interrogatori realizzati dalla commissione papale nel castello di Chion (Francia), dove fu detenuto un buon numero di cavalieri templari. Grazie a questi documenti, siamo venuti a conoscenza del fatto che la cerimonia di iniziazione dei novizi si celebrava sempre di notte, a porte chiuse e con due soldati che custodivano l’entrata. I neofiti si dovevano confrontare con dure prove di obbedienza per mesi. Il Libro contiene anche i tre sigilli che appartennero a Pietro Colonna, Pierre de la Chapel e Bernfer Fredol, che furono gli incaricati dal Pontefice di realizzare gli interrogatori, oltre alla bolla “Ad Providam”, del 2 maggio 1312, che diede il colpo di grazia all’Ordine con evidente ipocrisia: “(…) Da poco noi abbiamo soppresso definitivamente e perpetuamente l’Ordine dei Cavalieri del Tempio di Gerusalemme a causa degli abominevoli, oltre che impronunciabili, fatti del suo Maestro, dei fratelli e delle altre persone dell’Ordine in tutte le parti del mondo (…) Con l’approvazione del sacro Concilio, Noi aboliamo la costituzione dell’Ordine, il suo abito e nome, non senza amarezza nel cuore”. Di certo tra i documenti pubblicati non poteva mancare il “Foglio di Chinon”. Abbiamo parlato dell’Archivio Segreto Vaticano, dove si custodiva la più importante raccolta di atti e resoconti storici, sia politici che religiosi, legati al Medioevo, alcuni inconfessabili. È bene dire, che definirli Archivi Segreti è sufficientemente esagerato, giacché dal 2006 è possibile leggere diversi documenti in essi custoditi sulle pagine del Web. Possiamo entrare nella Biblioteca Apostolica Vaticana e nell’Archivio Segreto, sezione in cui siamo informati sulla sua origine storica e sui contenuti. Di tutti i suoi contenuti? Qui è la chiave e il suo autentico segreto. È evidente che non sono tutti quelli che sono pubblicati online, però quelli che ci sono, classificati come “documenti storici”, sono veri gioielli. Per esempio, la scoperta di un testo inedito, datato 20 agosto 1308, largo 70 centimetri e alto 58, che prova l’innocenza dei templari! Il documento è catalogato come “Chinon dal 17 al 20 di agosto 1308”, ed è stato scoperto dalla storica e paleografa italiana Barbara Frale negli Archivi Vaticani nel 2001. È redatto dai tre delegati del Papa che formavano la commissione investigativa speciale sui Templari: i cardinali Berenguer Fredol, Etienne de Suisy e Landolfo Brancacci. Grazie a tale testo, il papa Clemente V concesse la completa assoluzione ad alcuni cavalieri templari, a fronte di un loro atto di penitenza e di richiesta di perdono della Chiesa, dopo aver confessato certi “eccessi”.
Il Culto della Testa Decapitata
Senza dubbio, la Santa Sede fu “vittima” all’epoca della pressione del monarca francese Filippo IV, che aveva minacciato con uno scisma la Chiesa, pronto a delegittimare Clemente V. Ed è forse questo il motivo per il quale il testo è rimasto nascosto sino ad ora. In base a quanto scritto sulla “Pergamena di Chinon”, Jacques de Molay e il resto dei maestri templari furono reintegrati nella comunione cattolica e riammessi per ricevere i sacramenti. Non sciolsero l’ordine, ma riammisero i cavalieri costituendo la base necessaria per la riforma dell’Ordine, che pretendevano dunque fondere in un’unica istituzione incorporandoli con l’ordine dei cavalieri Ospitalieri. Però tutto alla fine si ridusse a carta straccia. Proprio questo documento, dunque, dimostra la falsità delle imputazioni rivolte contro l’Ordine Templare, la buffonata del Processo e gli interessi economici che mossero i suoi promotori. Clemente V negava l’accusa di tradimento, eresia e sodomia di cui il re di Francia accusava i Templari. Ciò nonostante, a causa della sua debolezza, convocò il Concilio di Vienna per confermare tali imputazioni e decise di occultare il testo e permettere che l’ultimo Gran Maestro del Tempio, insieme a Geoffroy de Charnay, morisse al rogo il 18 marzo 1314 davanti alla cattedrale di Notre Dame. Durante il processo, furono mosse contro i Templari sette terribili accuse. Circa una di queste, si disse che in ogni provincia esistessero idoli diabolici che i cavalieri del Tempio adoravano, rappresentati da una serie di teste con diverse forme e aspetti. Il Bafomet, come era chiamato, veniva conservato in un ripostiglio segreto e si diversificava a seconda dei luoghi e delle descrizioni che ne facevano i vari testimoni. Alcuni credevano che fosse la testa imbalsamata di un santo, altri una figura androgina con testa barbuta e petto di donna, o che avesse addirittura tre volti. A volte si trattava di un cranio umano, altre di un’effige dipinta sulla parete o su un telo (Mandylion) e si diceva che tali teste sortissero effetti prodigiosi, come il garantire la salvezza spirituale o “far fiorire gli alberi e germogliare la terra”. Tra le altre accuse c’era quella che cingevano con una corda il collo o la parte superiore di queste teste e poi se la ponevano come una cinta sopra la veste portandola di notte e di giorno come un talismano. Il cappellano templare Bartolomé de la Tour ne smentì la veridicità durante un interrogatorio. L’unica cosa certa è che nella Casa del Tempio di Parigi fu ritrovato un busto metallico con due piccole ossa provenienti da un cranio umano al suo interno. L’effige riportava una nota: “Caput LVIII m” (ovvero, “Capo 58 m”). Era forse un numero di serie ed esistevano almeno altre 57 teste diverse dislocate altrove? Durante l’interrogatorio, il fratello Gaucerand de Montpezat, lo stesso che aveva asserito che esistessero tre articoli nella Regola dell’Ordine che nessuno conosceva, eccetto Dio, il diavolo e i Maestri, confermò che si trattava della testa di un uomo barbuto “in figuram Baffometi” (ovvero “a forma di Baphomet”) e che gli fu riferito che il cavaliere poteva salvarsi solo grazie ad essa.
Automi nel Medioevo
Si è cercato di dare una spiegazione attraverso l’etimologia della parola Baphomet. Sarebbe una deformazione o alterazione di un vocabolo in lingua d’Oc occitana, in sostanza il termine “Mahomet” (Mahoma). Nel suo studio, Juan Garcìa Atienza sosteneva che avrebbe potuto derivare da una mescolanza tra la parola “Bap(ista)” e “(Mah)homet”. In questa regione le moschee erano conosciute come “bafomerie”. Sicuramente molti templari le vedevano e le toccavano, però nessuno ne ha mai trovata una. Il ricercatore Hugh Schonfield sostiene che i Templari erano esperti in Cabala e che la parola “Baphomet” sarebbe scritta in codice Atbash, basato sulle lettere dell’alfabeto ebraico. La semplice combinazione delle stesse darebbe come risultato che la prima lettera, “Aleph”, si combinerebbe con l’ultima, “Tau”; la seconda, “Beth”, con la penultima, “Shin”, e così discorrendo. Sostituendo le lettere e incrociandole, scoprì che la parola “Baphomet” era l’anagramma della parola greca “Sophia”, che significa Conoscenza. Una spiegazione più plausibile materiale è che si trattasse di una “testa-automa”, come quella che erano riusciti a possedere, e in alcuni casi addirittura a fabbricare, papa Sivestro II, San Alberto Magno o Ruggero Bacone. Erano una sorta di macchine binarie, capaci di rispondere con un “sì” o un “no” (muovendo la testa) a domande concrete; una tecnologia medioevale che farebbe digrignare i denti ai più ortodossi e che avrebbe dovuto rimanere nascosta. José Manuel Morales spiega nel suo libro “Templarios” che «il popolo la chiamava “Testa di Mahomet” e credeva fosse il diavolo a muoverla. In realtà, si trattava di burattini di legno con un meccanismo molto rudimentale, simile a quello di un orologio, che davano l’impressione di essere davvero animati».
Al Tempio di Salomone
Chissà che una pista non ce la possa offrire il fatto che l’Ordine professasse una devozione particolare a tre entità religiose: La Vergine Maria, San Giorgio e San Giovanni Battista. Al lato di questi due santi si veneravano e si consacravano le commende, le chiese e le cappelle a San Bartolomeo, San Mauricio, San Adriano e di altri martiri simili (che morirono decapitati), il che ha spinto lo scrittore Michel Lamy ad ipotizzare che i templari praticassero «il culto della testa decapitata» relazionata stranamente con il Baphomet, come espone nel suo libro “L’altra storia dei Templari”. Quando nell’anno 1118 il re Baldovino di Gerusalemme autorizzò l’insediamento dell’Ordine del Tempio sulle sue terre, nessuno poteva prevedere le conseguenze che sarebbero scaturite da questa sua decisione. I monaci-guerrieri risiedettero in una parte del suo palazzo, le stalle, in cima alle rovine del Secondo Tempio di Salomone. Tra i diversi edifici sacri musulmani c’era la Cupola della Roccia, con una costruzione ottagonale all’esterno edificata nel 636 dal califfo Omar I, più tardi (nel 685) ristrutturata dal califfo Abd-el Malik. Subito i Templari la convertirono nella loro Chieda Madre, il “Templum Domini”, titolo che le concessero nel 1142. Piaceva loro così tanto il suo schema architettonico che, benchè ogni tanto utilizzassero una pianta rettangolare o a croce latina in alcuni dei loro eremi e cappelle, abitualmente ripetevano la struttura ottagonale della Cupola della Roccia. Nella sua opera “A la sombra de los Templarios”, Rafael Alarcòn, afferma in maniera categorica: «È ora di far luce su una questione che gli storici dell’Arte e dell’Ordine si sono rifiutati, se si può dire, di affrontare. Vale a dire che le piccole chiese poligonali costruite dal Tempio riproducono il modello della Cupola della Roccia e non del Santo Sepolcro di Gerusalemme, come ci si ostina invece ad asserire partendo erroneamente dal presupposto di un pregiudizio culturale, occidentale e moderno: i Templari erano crociati e cristiani, riprodussero dunque una struttura cristiana di significato trascendente per la religione che professavano e che difendevano contro il paganesimo islamico». Tale circostanza ha favorito l’interpretazione da parte di alcuni studiosi ed architetti, come il francese Viollet-le-Duc, che hanno visto in queste cappelle una architettura iniziatica ispirata alla magia dei numeri, alla sezione ed alla proporzione aurea ed agli schemi geometrici mistici. L’archeologo francese Èlie Lambert giunse alla conclusione che una simile pianta ottagonale sia stata utilizzata per gli oratori e le celebrazioni funebri più che liturgiche. In Spagna ne abbiamo diversi esempi: la cappella di Eunate (Navarra), a Torres del Rìo (sempre vicino Navarra) la chiesa del Santo Sepolcro, a Saragoza la chiesa di Nostra Signora del tempio, a Soria l’eremo di San Saturio, a Segovia la Vera Croce e a Oviedo il Monte Sacro di Morcìn. Ma attenzione, non tutte sono templari, e la chiesa della Vera Croce (Vera Cruz) non lo è, nonostante la leggenda. I documenti sembrano indicare che, all’origine, questa chiesa (oggi in mano all’Ordine di Malta) apparteneva all’Ordine del Santo Sepolcro. Inoltre, quando il re di Castiglia esortò i templari del suo regno a presentarsi per essere giudicati a Salamanca (all’epoca della dissoluzione dell’Ordine), si citano, uno ad uno, i loro possedimenti templari nella regione spagnola, e la Vera Cruz non appare da nessuna parte. Come scrive Alarcòn: «Tra la ventina scarsa di edifici poligonali presenti nella nostra penisola, solamente due genericamente sono attribuiti ai Templari, senza nessuna riserva: in altre parole quella di Saragozza (Zaragoza) in Spagna e quella di Tomar in Portogallo».
Simbolismo Occulto
I crociati in generale erano spesso sprovveduti, gente che marciava verso la Terra Santa senza sapere dove stavano andando né cosa avrebbero affrontato. I Templari, invece, erano lì con cognizione di causa. Si muovevano con scioltezza in quelle terre e sapevano come comportarsi con il nemico. Conoscevano le credenze dei saraceni e la loro arte militare. Il problema era che, nel medioevo, c’erano pari quantità di crociati in Palestina come in Europa, il che portò a stabilire un codice di segnali per distinguere i diversi ordini, non tanto per la loro forma quanto per il colore della loro croce, come segue: Bianco: Sangiovanniti (anche detti Ospitalieri o Cavalieri di Malta).
Rosso: i Templari e l’Ordine della Cavalleria del Santo Sepolcro di Gerusalemme.
Verde: Ordine di San Lazzaro di Gerusalemme o Lazaristi
Nero: Ordine Teutonico, da cui deriva la Croce di Ferro, una delle più importanti onorificenze militari, emblema della Bundeswehr (le Forze Armate tedesche).
Per quel che riguarda l’Ordine del Tempio, ci furono cinque modelli diversi di croci nel suoi duecento anni di esistenza:
la Croce Greca: usata molto in Castiglia.
La Croce a Tau: identica alla croce che potarono i frati dell’Ordine di San Antonio, detta anche Croce Tecla. La si può vedere rappresentata nel castello di Ponferrada nella cattedrale di Tarragona.
La Croce Patriarcale a quattro braccia o a duplice trama: conosciuta in Francia come la Croce Lorena e in Spagna come la Croce di Caravaca, di uso meno comune. Fu la prima che utilizzarono a Gerusalemme. Era posta sulla spalla sinistra del manto bianco e fu confermata da papa Eugenio II, protettore dell’Ordine. Ciascuna di esse portava una reliquia del “lignum Crucis” (un frammento del legno della Croce di Cristo), e tutte erano legate a una precisa leggenda magica.
La Croce Patente derivata dalla Croce Celtica. Fu la croce più utilizzata in Francia, Portogallo e Aragona, bordata sulla spalla sinistra o destra sul manto bianco secondo il rango. Autorizzata da papa Eugenio III nel 1146, si distingueva perché aveva quattro braccia uguali, che rappresentavano i quattro evangelisti, le quattro stazioni, i quattro elementi (Terra, Aria, Fuoco e Acqua) e i quattro punti cardinali.
Dal Tempio ai Rosacroce
Si deve anche parlare dello stendardo che portavano in battaglia, il baussant, metà bianco e metà nero, con la Croce Patente rossa, interpretato come la dualità di luce e ombra, e del monaco e del cavaliere. Era sempre custodito dal siniscalco dell’Ordine. Tra le differenti croci legate ai Templari, la Croce delle Otto Beatitudini, di colore rosso, sarebbe qualcosa di più di un oggetto cristiano. Si specula che avesse la funzione di abecedario codificato, che custodiva un pittogramma per scambiare messaggi confidenziali grazie a un codice crittografato. Il codice dell’Ordine del Tempio non era molto sofisticato né sembra si siano spremuti particolarmente le meningi, nonostante alcune leggere varianti. Fu utilizzato anni più tardi dai Rosacroce, una società segreta mistico-alchemica che sorse nel secolo XVII in Germania. Ben accolta, in principio, ebbe un rapida evoluzione, ma ben presto, adottata anche come “codice della Massoneria”, cadde in disgrazia. Riapparve inaspettatamente nel 1863, durante la Guerra di Secessione in Europa (1861-1865). La lettura di questo alfabeto si realizzava per mezzo di un medaglione che alcuni cavalieri prescelti portavano attorno al collo. Ogni lettera aveva un significato diverso, in relazione alla posizione che occupava. Alla fine sono davvero molti gli enigmi che orbitano attorno ai templari. Nel romanzo di Umberto Eco, citato al principio dell’articolo, c’è una frase che riassume bene l’opinione nel tempo sui Templari nel tempo: «Dunque, in definitiva – disse Belbo alla fine – Chi erano questi Templari? Prima ce li hanno presentati come sergenti di un film di John Ford, poi come sporcaccioni, poi come cavalieri in miniatura, poi come banchieri di Dio dediti ai loro immondi commerci, poi come un esercito sconfitto, e subito dopo come adepti di una setta satanica ed infine come martiri della libertà di pensiero…» Questo è quanto. Fino alle prossime scoperte.