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PER DIVENTARE SANTI NON BISOGNA PER FORZA ESSERE GRANDI

Maria Goretti aveva 12 anni quando resistette alla violenza e perdonò il suo assalitore; i pastorelli di Fatima ne avevano 10 e 9. I bambini saliti agli onori degli altari sono pochi, ma hanno dato fulgida prova della loro eroica fede in Dio

Nel Vangelo di Matteo, i discepoli domandano a Gesù: «Chi è dunque il più grande nel Regno dei Cieli»? Chiamato in mezzo a loro un bambino, il Maestro risponde così: «In verità vi dico: se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel Regno dei Cieli. Perciò chiunque diventerà piccolo come questo bambino, sarà il più grande nel Regno dei Cieli» (Mt 18,1-5). Eppure, i bambini proclamati santi dalla Chiesa Cattolica sono pochissimi.

Addirittura, i primi bimbi non martiri (i pastorelli di Fatima Giacinta e Francesco Marto) sono stati canonizzati soltanto nel 2017, due millenni dopo Cristo. Il motivo è il lungo dibattito sorto all’interno della Chiesa sull’opportunità di prendere in considerazione i fanciulli come candidati alla canonizzazione. Ci si interrogava infatti sulla loro maturità e sul grado di consapevolezza delle loro scelte e azioni, aspetto imprescindibile per il Processo di Canonizzazione. Quest’ultimo, infatti, deve accertare che la persona “in odore di santità” abbia consapevolmente vissuto tutte le virtù cristiane “in modo eroico”. Si trattava quindi di stabilire a che età un bambino fosse in grado di comprendere a fondo il valore di tali virtù e di scegliere di viverle “no all’eroismo.

La questione si risolse nel 1981 con l’intervento della Congregazione delle Cause dei Santi che “ssò a 7 anni l’età minima per essere canonizzati (cioè proclamati santi). Il criterio si ispirò all’età in cui un bambino veniva ritenuto suf”cientemente maturo per ricevere la Prima Comunione, ossia consapevole della trasformazione del pane e del vino consacrati nel Corpo e Sangue di Cristo: età che Papa San Pio X, nel 1910, aveva abbassato a sette anni. Il discorso cambia per i martiri, che la Chiesa ritiene supportati dalla grazia divina nell’affrontare il martirio e la morte. In questi casi, i piccoli si ritengono sostenuti dall’azione di Dio, che dona loro una coscienza ben superiore a quella della loro età.

I pastorelli di Fatima videro la Madonna

Francesco e Giacinta Marto, cugini di Suor Lucia dos Santos, sono i primi bambini non martiri proclamati santi dalla Chiesa Cattolica. Il 13 maggio 1917, mentre pascolavano le pecore a Cova da Iria, nel comune di Ourém (vicino Fatima, Portogallo), apparve loro la Madonna, che ritornò altre cinque volte, ogni 13 del mese fino a ottobre, e rivelò loro 3 segreti. Francesco e Giacinta morirono di febbre spagnola: il primo a 10 anni e la seconda a 9, offrendo tutte le loro sofferenze per la conversione dei peccatori. Subito dopo la morte, la loro fama di santità si diffuse in tutto il mondo. Furono beatificati il 13 maggio 2000 da Papa Giovanni Paolo II e proclamati santi il 13 maggio 2017 da Papa Francesco. Si festeggiano il 20 febbraio, anniversario della morte di Giacinta.

I bambini di Betlemme trucidati da Erode

I santi martiri innocenti sono i bambini di Betlemme fatti trucidare da Re Erode (73 a.C. – 4 d.C.) nel tentativo di uccidere Gesù da poco nato. Erode non aveva compreso che Cristo era venuto al mondo come re spirituale e sovrano dell’universo e temeva che potesse privarlo del suo potere e del suo regno. Il Vangelo racconta che Erode, appreso dai Magi che il “Re dei Giudei” era nato a Betlemme di Giudea, li pregò, dopo essere andati ad adorarlo, di tornare da lui per dirgli dove si trovava, con la scusa di voler andare anch’egli ad adorarlo. Ma i Magi, avvisati in sogno di non tornare da Erode, fecero ritorno per un’altra via. Infuriato, nel tentativo di eliminare comunque Gesù, Erode ordinò l’uccisione di tutti i bambini sotto i due anni nati a Betlemme e dintorni (Strage degli Innocenti). Gesù si salvò perché un angelo aveva avvisato in sogno suo padre putativo San Giuseppe di fuggire in Egitto. La Chiesa onora questi piccoli come Santi Martiri Innocenti e li ricorda il 28 dicembre.

Agnese, nobile romana, rifiutò di sposarsi

Nacque a Roma nel III secolo da una famiglia patrizia cristiana. A 12 anni la sua bellezza cominciò ad attrarre molti uomini. Ma Agnese (nome che significa “pura”, “casta”), essendosi consacrata a Cristo, rifiutò tutte le proposte di matrimonio. Denunciata come cristiana, resistette ai più atroci tormenti senza rinnegare la sua fede. Fu esposta nuda nei pressi dell’attuale Piazza Navona, ma secondo la tradizione, i capelli le crebbero fino a coprirla interamente e un uomo che stava per toccarla cadde fulminato. Messa al rogo, le fiamme si estinsero. Fu finita con un colpo di spada alla gola, nel modo in cui si sgozzavano gli agnelli. Nell’iconografia è appunto rappresentata con un agnello, simbolo di purezza e sacrificio, talvolta con in mano un giglio (simbolo di verginità), altre volte con una palma (simbolo del martirio e della vittoria della fede). È patrona delle vergini. Nel calendario Liturgico si ricorda il 21 gennaio.

Maria Goretti resistette alla violenza ma morì

Nacque a Corinaldo (Ancona) il 16 ottobre 1890 da una povera famiglia contadina che si trasferì poi nell’Agro Pontino. Rimasta orfana del padre a 10 anni, si dedicava alla casa e alla cura dei fratellini, mentre la madre Assunta lavorava nei campi. Il giorno della Prima Comunione fece il proposito di morire piuttosto che peccare. Accadde che Alessandro Serenelli, un giovane di 18 anni che abitava nella stessa cascina, s’innamorò di lei e dopo essere stato più volte respinto, il 5 luglio del 1902 la aggredì per violentarla. Maria resistette e venne accoltellata. Mentre Alessandro compiva il folle gesto, la ragazzina lo ammoniva che, così facendo, sarebbe andato all’Inferno. Maria Goretti morì 11enne il giorno dopo e all’atto di spirare perdonò Serenelli, desiderosa che anch’egli andasse in Paradiso. Alessandro fu condannato a 30 anni di reclusione. Una notte sognò Maria che gli annunciava che avrebbe raggiunto il Paradiso, si pentì e si convertì. Maria Goretti fu proclamata santa da Pio XII nel 1950. Si festeggia il 6 luglio.

Tarcisio difese le Ostie fino alla morte

Tarcisio era un giovane romano del III secolo. Frequentava le catacombe di San Callisto e portava l’Eucarestia ai cristiani in carcere e agli ammalati. Un giorno fu aggredito da pagani intenzionati a profanare le Ostie consacrate. Percosso a morte, non cedette e fu ucciso. Il Martirologio romano data la sua morte il 15 agosto 257 d.C., a 12 anni di età. Nelle Catacombe di San Callisto si legge: «Mentre un gruppo di malvagi si scagliava su Tarcisio volendo profanare l’Eucaristia da lui portata, egli, colpito a morte, preferì perdere la vita piuttosto che consegnare ai cani rabbiosi le membra celesti di Cristo». Si festeggia il 15 agosto, giorno dell’Assunzione della Vergine Maria.

Pancrazio non rinnegò Cristo e venne decapitato sotto l’imperatore Diocleziano

Pancrazio nacque in Frigia (Asia Minore) attorno al 289 d.C. Il suo nome ricorda un duro sport da combattimento praticato dagli antichi greci: il pancrazio, appunto. Regnava l’Imperatore Diocleziano (284-305) che perseguitava i cristiani e faceva martirizzare chiunque rifiutasse di adorare gli dei pagani e lui stesso. Per questo Pancrazio gli fu condotto davanti e lui mise in atto lusinghe e minacce per indurlo a rinnegare Cristo. Invano. A 14 anni Pancrazio fu decapitato il 12 maggio 304. Patrono dei giovani dell’Azione Cattolica, si festeggia il 12 maggio.

Domenico Savio preferiva morire che peccare

“La morte, ma non i peccati”: è uno dei propositi fatti da San Domenico Savio il giorno della Prima Comunione. Nato a Riva di Chieri (TO) il 2 aprile 1842, incontrò San Giovanni Bosco e gli chiese: “Mi aiuti a farmi Santo”. Domenico praticava settimanalmente la Confessione e tutti i giorni andava a Messa e faceva la Comunione.
Annunciò Gesù, fece apostolato e fu d’esempio a molti coetanei. Per servire la Madonna e “aiutare Don Bosco a salvare molte anime”, fondò la Compagnia dell’Immacolata. A neppure 15 anni, nel febbraio 1857, una polmonite lo portò via in 5 giorni. Fu beatificato il 5 marzo 1950 da Papa Pio XII, che il 12 giugno 1954 lo proclamò santo. È patrono dei Pueri Cantores (i cori di voci bianche che accompagnano la S. Messa), dei chierichetti e delle gestanti, in ricordo della guarigione miracolosa di sua madre, incinta della sorellina Caterina, avvenuta dopo che Domenico le aveva messo al collo un abitino (uno scapolare, cioè un’immagine sacra su tessuto da portare addosso con fede e devozione). Può essere richiesto alla Fondazione on Bosco nel Mondo (https://www.donbosconelmondo.org/abitino-di-san-domenico-savio/) La Chiesa lo ricorda il 9 marzo, i Salesiani il 6 maggio (altrimenti la festa cadrebbe in Quaresima).

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