
PSYOPS, LE TASK FORCE DELLA GUERRA “PARANORMALE”
L’arte suprema della guerra è sottomettere il nemico senza combattere
Il gruppo di operazioni psicologiche (PSYOPS) del Reggimento d’Intelligence numero 1 dell’Esercito di Terra di Spagna definisce le proprie attività, sul loro sito web ufficiale, nel modo seguente: «Le operazioni psicologiche (PSYOPS) hanno come obiettivo modificare la condotta di una parte della popolazione scelta in precedenza, influendo sulle sue percezioni e attitudini. Le unità PSYOPS sono necessarie in qualsiasi operazione militare, dal momento che implicano, in una forma o in un’altra, l’imposizione della nostra volontà su quella dell’avversario.
Il personale militare che forma parte del Gruppo di Operazioni Spicologiche è composto di ufficiali, sottufficiali e le truppe di tutte le armi da combattimento; truppe specializzate nelle arti grafiche; ufficiali dei corpi comuni (psicologia), ufficiali, sottufficiali e riservisti. Questo personale lavora agli aspetti relativi al progetto e alla produzione grafica, alla pianificazione delle campagne psicologiche e alla direzione e gestione dell’Unità. L’Unità è stata impiegata nei Balcani, in Indonesia, in Iraq e Afghanistan».
L’obiettivo delle PSYOPS è convertire la mente dell’avversario sul campo di battaglia, mettendo in pratica, in pieno XXI secolo, la massima di Sun Tzu nella sua opera L’arte della guerra, scritta attorno al 500 a.C.: «L’arte suprema della guerra è sottomettere il nemico senza combattere». La paura, la speranza, il patriottismo, le credenze, le superstizioni… per le unità di PSYOPS i sentimenti umani sono armi tanto efficaci quanto un fucile o una granata, ma infinitamente più a buon mercato e non esiste conflitto bellico in cui, in un modo o in un altro, non siano state usate.
Manipolare il pensiero
Ad esempio, all’inizio dell’agosto 1998, membri del 4º Gruppo Aerotrasportato di Operazioni Psicologiche iniziarono i preparativi per un’operazione di appoggio al NATO Psychological Operations in Kosovo, durante la Guerra dei Balcani. Pianificatori appartenenti al 6º Battaglione vennero inviati al 32º Gruppo di Operazioni Aeree dell’Aeronautica USA in Europa, dislocato nella base tedesca di Ramstein.
Nel febbraio 1999, i soldati del 4º Gruppo Aerotrasportato di Operazioni Psicologiche vennero impiegati per la creazione della Joint Psychological Operation Task Force (JPOTF). Alla JPOTF si unirono membri dell’Ufficio centrale del gruppo e del Third e Ninth Psychological Operations Battalion (Airborne), incaricati rispettivamente delle comunicazioni multimediali (stampa, radio e televisione) e del supporto al centro di sviluppo delle attività. A questo contingente dobbiamo sommare altre unità PSYOP statunitensi in riserva, che vennero attivate e impiegate per supportare la missione. L’obiettivo del NATO Psychological Operations non era facile: doveva far arrivare il suo messaggio a diversi gruppi sociali ed etnici (militari serbi, forze di polizia del Kosovo, civili della Serbia, rifugiati kosovari in Albania e Macedonia, ecc.), a cui dovevano aggiungersi le difficoltà rappresentate dalle barriere linguistiche e dalle radicate antiche credenze.
La JPOTF preparò una campagna multimediale che consisteva nel lancio di fogli e volantini; trasmissioni radio e televisive; diffusione di voci, ecc. L’obiettivo era quello di cambiare le idee inculcate ai serbi dal loro stesso governo, trasmettendo informazioni sugli omicidi commessi dal regime di Milosevic, come anche le evacuazioni forzate di civili e la distruzione del Kosovo.
La Voce dell’Alleanza
Altri messaggi avevano come destinatari le stesse Forze Armate serbe. Tra le varie strategie ci fu l’utilizzo delle bombe KL-129E1 e E2, caricate con 60.000 volantini propagandistici, in grado di esplodere a bassa quota grazie a un timer, liberando così il contenuto sulla popolazione. Venne usato anche l’aereo moderno CE-130E con l’aerostazione radio Commando Solo, appartenente alla 193esima Special Operations Wing, sempre ascoltata dai combattenti alleati, incaricata della trasmissione di missioni radio e televisive, co prendo Belgrado, Kosovo, la parte settentrionale della Yugoslavia e il sud della Serbia. Si offrivano notizie e musica popolare, ripetendole ogni mezzora e dalle due alle quattro volte al giorno. La chiamavano “Voce dell’Alleanza”, mentre le trasmissioni televisive veicolavano una campagna di discredito contro Milosevic. La campagna aerea durò 78 giorni e vennero progettati un totale di 40 volantini diversi, tutti contenenti messaggi simili a quelli di altre campagne psicologiche portate avanti in Vietnam e in Libano, ma con grafiche più moderne. Oltre 100 milioni di queste unità vennero lanciate all’interno di scatole sulla Serbia da parte di aerei MC-130H, dello Squadrone Operazioni Speciali, e all’interno di contenitori bomba MK-129 lanciati da caccia F-16 e dai bombardieri B-52. I volantini, i programmi radio e televisivi e le campagne online che ridicolizzavano i leader nemici, fomentando il terrore e offrendo un’immagine amabile e salvifica delle truppe alleate, vennero utilizzati tali e quali in Iraq, Afghanistan e Pakistan dopo l’11 settembre.
Attenti al diavolo
Tuttavia, esistono delle tecniche di guerra psicologica molto più perverse, progettate attentamente e messe in pratica dagli psicologi delle divisioni PSYOPS. Vediamone alcune.
Il 28 ottobre 1973, il quotidiano Sunday Times pubblicò in copertina che il ritrovamento di resti di messe nere e rituali satanici indicava un legame tra l’IRA (l’autoproclamato Esercito Repubblicano Irlandese, organizzazione armata che lottava per l’indipendenza dell’Irlanda) e le pratiche di magia e satanismo. Da quel momento, sulla stampa, in radio e nella televisione dell’Irlanda del Nord, venne veicolata un’infinità di informazioni di questo tipo. Dobbiamo aspettare fino al 2014 per conoscere la verità. Quell’anno, il professore della Sheffield University Richard Jenkins pubblicò il libro Black Magic and Bogeymen: Fear, Rumour and Popular Belief in the North of Ireland 1972-74, in cui svelava i suoi contatti con degli agenti britannici dell’Intelligence militare, che operavano in Irlanda del Nord, i quali avevano sfruttato le paure della popolazione nei confronti delle possessioni demoniache, delle messe nere e della stregoneria in una guerra psicologica contro i terroristi dell’IRA. Il prof. Jenkins cita, facendo nomi e cognomi, gli ufficiali dell’Intelligence militare che parteciparono a queste operazioni di guerra psicologica, incluso il capo delle “black ops” dell’Esercito britannico in Irlanda del Nord, il capitano Colin Wallace, che aveva rivelato a Jenkins che avevano provocato intenzionalmente il terrore del satanico tra il 1972 e il 1974, collocando anche candele nere e crocefissi capovolti negli edifici abbandonati in alcune zone di guerra di Belfast. Inoltre, gli incaricati stampa dell’Esercito avevano fatto trapelare ai giornali storie su messe nere e rituali satanici che avrebbero avuto luogo nel nord di Belfast. Wallace ammise che quel ramo dell’Intelligence militare sfruttò la paura del satanico, alimentata da film come L’Esorcista e spiegò che avevano instillato l’idea che gli emergenti movimenti paramilitari (gruppi armati unionisti di estrema destra in lotta contro l’IRA) e le campagne di assassinio da parte dell’IRA erano stati scatenati dalle forze del male nella società dell’Irlanda del Nord: «Era abbastanza chiaro che la Chiesa, sia quella cattolico romana (a cui aderiva l’IRA) che quella protestante (a cui aderivano gli unionisti) esercitasse una considerevole influenza sociale, anche tra i paramilitari; così abbiamo cercato qualcosa che fosse considerato assolutamente aberrante da entrambe le comunità e, quindi, fosse difficilmente giustificabile dalle due controparti. Alla fine, abbiamo preso in considerazione la stregoneria (…). L’Irlanda era molto superstiziosa e tutto quello che dovevamo fare era attualizzare queste superstizioni. Inoltre, questa isteria fabbricata da noi era utile anche a tenere i bambini più piccoli lontano dagli edifici che i militari e la polizia potevano usare per la sorveglianza segreta».
Il periodo tra il 1972 e il 1974 fu il più sanguinario e l’Irlanda si trovò sull’orlo di una guerra civile. I paramilitari uccidevano i nemici che catturavano, e non prima di averli torturati ritualmente.
Ma le PSYOPS, con la loro strumentalizzazione di paura e credenze, non sono un patrimonio esclusivo del servizi d’Intelligence occidentale. Dall’altro lato della legge, organizzazioni terroristiche come le FARCS, l’ISIS o Al Qaeda fanno esattamente lo stesso. I video propagandistici – quasi delle superproduzioni cinematografiche – dello Stato Islamico, in cui venivano divinizzati i loro leader e i guerriglieri come fossero dei santi dotati di poteri soprannaturali, hanno fatto il giro del mondo, diventando oggetto di studio. Abbiamo visto tutti la crudeltà spietata dei loro metodi di “evangelizzazione”. Ma è nelle viscere dell’Africa che troviamo l’esempio più brutale e diabolico di PSYOPS, curiosamente utilizzato da un gruppo di terroristi cristiani.
Una Giovanna d’Arco africana Alice Auma era una famosa medium e curandera acholi, gruppo etnico nel Sudan meridionale e in Uganda, con oltre 1.5 milioni di individui. Operava come veggente e guaritrice vicino a Gulu, in un periodo segnato dai violenti scontri tra i gruppi di ribelli dell’Esercito di Resistenza Nazionale e dell’Esercito Democratico del Popolo dell’Uganda contro le truppe del governo di Tito Okello. Il 25 maggio 1985, quando aveva 29 anni, Auma ebbe una forte crisi psicotica. Incapace di udire e di parlare, suo padre la portò da undici streghe e curandere locali per cercare di curarla. Fu tutto inutile. Nell’agosto del 1986, venne posseduta dallo spirito di un ufficiale dell’Esercito di nome Lakwena (messaggero), identificato dagli acholi con lo Spirito Santo descritto dai missionari cristiani. Alice marciò da sola per 40 giorni e 40 notti nel Parco Nazionale di Paraa e quando tornò, si era convertita in una specie di Giovanna d’Arco acholi, fondando il Movimento dello Spirito Santo, intenzionato a porre fine alla tirannia del Governo e agli abusi perpetrati dai gruppi ribelli. La medium, posseduta dallo spirto del militare, venne battezzata Alice Lakwena e sotto questa identità la curandera cappeggiò una rivolta armata contro il presidente dell’Uganda, erigendosi a portavoce dello Spirito Santo e guidando la rivolta armata con la missione di «recuperare Kampala e portare il paradiso nella terra degli acholi». Per anni, Alice godette dell’appoggio del suo popolo e di altre etnie ugandesi e sudanesi e comandò un vero e proprio esercito che riportò importanti vittorie, ma alla fine, proprio come Giovanna d’Arco, venne accusata di stregoneria dai suoi stessi ufficiali e finì i suoi giorni in un campo di rifugiati di Ifo, in Kenia, dove, nel 2006, venne processata per traffico di minori. Anche se nello stesso anno dichiarò di aver scoperto la cura dell’AIDS, morì – a quanto pare in conseguenza della sua infermità mentale – il 17 gennaio 2007. Prima di morire disse che gli spiriti l’avevano abbandonata.
Joseph Kony “il profeta”
Dieci anni prima della morte di Alice, suo cugino Joseph Kony assunse il suolo di comando, dimostrando di aver imparato la lezione. Kony si presentò come il vero “Profeta”, il nuovo emissario tra Gesù Cristo e le etnie dell’Uganza e del Sudan, e rifondò l’organizzazione armata con il nome di Esercito di Resistenza del Signore (o LRA – Lord’s Resistance Army), forse l’organizzazione terroristica più crudele e spietata della storia… in nome di Cristo.
Nato nel 1961 a Odek (Uganda), Joseph Kony imparò da sua cugina la formula magica per conseguire il potere: la paura e la fede. A differenza di Alice, Kony non si presentava come il semplice medium di uno spirito, ma come l’intermediario tra Gesù Cristo e gli umani. Prima del suo arrivo, i suoi emissari diffondevano la voce nei villaggi che fosse un mistico con poteri soprannaturali, invulnerabile ai proiettili e capace di fare prodigi. Suggestione, illusionismo e le capacità oratorie di Kony facevano il resto. Promise di rovesciare il governo di Kampala per comandare il paese secondo i Dieci Comandamenti. Unendo fondamentalismo cristiano, lotta armata e tradizioni animistiche africane e islamiche, il LRA divenne ben presto il gruppo armato principale dell’Uganda, seminando terrore ovunque andasse. Per decenni, il “profeta” Kony ingrandì il proprio esercito reclutando miliziani di villaggio in villaggio, soprattutto bambini. Attualmente, Kony sta in cima alla lista dei criminali più ricercati dall’Interpol e si calcola che dal 1987 abbia sequestrato tra i 20.000 e i 40.000 minori, usati come soldati e schiavi sessuali. Secondo alcuni bambini soldato liberati, venivano obbligati a uccidere i loro stessi padri come dimostrazione di obbedienza a Kony, che da quel momento diventava la loro unica famiglia e padre spirituale. Gli si attribuisce la morte di oltre 12.000 persone, senza contare l’alto numero di morti per malattia e denutrizione in conseguenza del conflitto armato. I missionari cattolici e protestanti in Africa descrivono un’infinita serie di atrocità che definiscono l’“incarnazione del male”; amputazione di naso e orecchi, smembramenti, stupri, abuso di cadaveri… Nel 2002, il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite emise una condanna contro il LRA. Nell’ottobre 2005, la Corte Penale Internazionale emise i primi ordini di ricerca e cattura dei dirigenti dell’LRA e nel 2011 il presidente Barack Obama inviò 100 soldati d’élite in Uganda per catturare Kony. Ma fallirono. Secondo i suo seguaci, i soldati americani non poterono niente contro il protetto dallo Spirito Santo e Kony ha ormai fatto perdere le sue tracce, fondamentalmente grazie al disinteresse dell’Occidente per il conflitto ugandese.
L’arte dell’inganno
Per anni, la diffusione di cablogrammi da parte di Wikileaks ha ratificato quello che già sapevamo: che il fenomeno UFO interessa politici e militari nordamericani sin dagli anni ‘50. Niente di nuovo. Ma quando Edward Snowden, l’hacker della CIA che ha sottratto milioni di documenti confidenziali, ha consegnato alla webzine The Intercept i propri archivi per renderli pubblici, abbiamo scoperto alcune cose sorprendenti. In uno di questi documenti, la presentazione di una conferenza, senza altri riferimenti, appartenente al Government Communications Headquarters (GCHQ) e intitolata “The Art of Deception: Training for a New Generation of Online Covert Operations”, sono incluse 50 diapositive su diverse questioni, tutte legate alla manipolazione dell’opinione pubblica e tra le quali troviamo diverse immagini di UFO. Il documento costituisce un manuale d’inganno e simulazione attraverso ogni tipo di trucco, che va dal marketing alla magia (in una diapositiva si parla di creare ciber-maghi, agenti segreti su Internet). Secondo questo documento, il GCHQ ritiene che il fenomeno UFO si possa utilizzare in operazioni di guerra psicologica, il che non è una novità. Secondo Mark Pilkington, autore del libro MIRAGE MEN, A Journey in Disinformation, Paranoia and UFOs, «le agenzie d’Intelligence ritengono che il tema UFO, le credenze che genera e l’agguerrita comunità (di investigatori, giornalisti e appassionati) che vi ruota attorno, siano un campo molto utile per le loro operazioni e attività». Pilkington aggiunge che non sia cambiato molto dalle PSYOPS dalla Seconda guerra mondiale, includendo il fenomeno UFO e il mito extraterrestre come copertura di operazioni militari e test di tecnologie aeronautiche. Infatti, la CIA ha ammesso di aver sfruttato in molte occasioni la credenza nei dischi volanti per nascondere l’esistenza di aerei spia durante la Guerra Fredda o per occultare esperimenti psicologici come il progetto MK-ULTRA di controllo mentale. Ma c’è di più. Secondo Pilkington, la campagna per promuovere la credenza negli UFO è nata negli anni ’50 dalla mente dell’allora direttore della CIA Allen Welsh Dulles, anche se la maggior parte delle storie false sugli UFO proviene dall’AFOSI (Air Force Office of Special Investigations).
Il patto con gli alieni
Quanto capitato all’ufologo William Cooper fu molto crudele. Veterano della guerra del Vietnam e militare decorato, divulgò negli anni ’90 dei documenti segreti, che gli erano stati consegnati da agenti segreti statunitensi, sulla tecnologia extraterrestre che l’Esercito sarebbe riuscita a replicare dopo aver recuperato i resti del disco caduto a Roswell, o patti segreti tra il governo USA e una razza aliena. Questi documenti vennero riprodotti in libri, riviste e programmi televisivi, finché lo stesso Cooper scoprì che erano stati confezionati da agenti segreti dell’AFOSI. Cooper lasciò l’ufologia traumatizzato e screditato, perdendo la vita il 5 novembre 2001 in uno scontro a fuoco con la Polizia presso la sua abitazione a Eagar, in Arizona. Prima di questo, però, Cooper si era venduto al nemico, collaborando con l’Intelligence nordamericana in PSYOPS, come la campagna di disinformazione contro Paul Bennewitz, provocandogli un crollo spicologico. Bennewitz intercettava le comunicazioni radio in prossimità di basi militari come quella di Kirtland, alla ricerca di prove di contatto tra gli ET e i militari e a un certo punto credette di averle trovate, anche se più probabilmente intercettò comunicazioni militari riservate e l’unità di PSYOPS entrò in azione. Attraverso Cooper fecero arrivare a Bennewitz dei documenti falsi, incoraggiando la sua convinzione nell’esistenza di un patto tra gli alieni e il governo americano, al punto da fargli perdere la ragione. Oggi, il danno è irreparabile. I documenti fatti trapelare a Bennewitz sono stati diffusi in libri, riviste, documentari e, soprattutto, su Internet, riprodotti in migliaia di siti, forum, video su YouTube e nei social network. Nessuna SPYOPS ha mai ottenuto tanto, con tanto poco. Paradossalmente, la legione di cospirazionisti che denunciarono il patto segreto tra gli alieni e il governo USA, in realtà, sta collaborando con una delle maggiori operazioni di guerra psicologica della storia. Tutti al servizio della CIA, però gratis.
di Manuel Carballal
(Articolo originariamente pubblicato su Año/Cero gennaio 2019)