
SENZA IDENTITÀ
PERCHÉ LE OLIGARCHIE MONDIALI VOGLIONO IMPORRE L’UNIFORMITÀ SESSUALE? L’ATTACCO ALL’IDENTITÀ NEI SUOI GENERI MASCHILE E FEMMINILE, RAPPRESENTA OGGI IL PIÙ SCONCERTANTE TENTATIVO DI MANIPOLAZIONE DELL’ESSERE UMANO MESSO IN ATTO NEL CORSO DELLA STORIA. PROMOSSA GRAZIE ALL’IMPONENTE CONTRIBUTO ECONOMICO E POLITICO DELLE PIÙ POTENTI LOBBY DELL’OCCIDENTE, QUESTA VERA E PROPRIA “MUTAZIONE ANTROPOLOGICA” VIENE OGGI IMPOSTA ATTRAVERSO OGNI MEZZO
Negli ultimi mesi abbiamo assistito a un susseguirsi di parate nel nome del “pride”: un carnevale perenne in cui, dietro il volto della parodia arcobaleno, si portano avanti con solerzia i punti cardine dell’Agenda globale: smantellamento delle identità forti, liquefazione della società, abbattimento della famiglia, poliamore, graduale apertura alla pedofilia. Il tutto nel nome dell’inclusione e del politicamente corretto.
L’invasione del gender e la guerra alla mascolinità ormai definita “tossica” non sono solo il riflesso di una società in agonia, ma sono i tasselli di un processo di ingegneria sociale che vede le oligarchie occidentali alle prese con la realizzazione dell’ultima e forse più grande utopia della modernità: la creazione di un “Uomo nuovo” totalmente manipolato e coerente con le prospettive egemoniche del mondialismo.
Un uomo che si vuole senza identità, cultura, religione, famiglia; un uomo che si vuole “monade” solitaria, senza sicurezze, spiritualmente e socialmente “precario”, insicuro di fronte all’esistenza, privo della mediazione dei corpi sociali intermedi, e reso in tal modo servo di desideri, bisogni e idee indotte.
Un individuo omologato e omologabile, facilmente controllabile fin nei suoi più profondi bisogni e desideri, totalmente allineato al pensiero unico dominante.
CORTOCIRCUITI IN NOME DEL GENDER
Alle vecchie rivendicazioni dei diritti civili, si sono innescate negli ultimi anni le variopinte e sempre più assurde richieste dei movimenti LGBTQ+ che intendono piegare e riscrivere la società in nome di una ideologia, arrivando persino a caldeggiare l’introduzione dello “psicoreato” (si pensi al ddl Zan) e il cambio di sesso nei bambini. Creando non solo molti problemi ma anche numerosi cortocircuiti, nel nome del politicamente corretto. Vediamone alcuni. Secondo gli esponenti delle lobby LGBTQ+ gli scienziati non possono stabilire con certezza il sesso di un individuo di cui sono stati rinvenuti i reperti (ossa, scheletri, ecc.), in quanto identificarne il genere dagli antichi reperti sarebbe potenzialmente transfobico.
Ad aprire la diatriba è stata una studentessa canadese Emma Palladino, che su Twitter si è lamentata di come gli archeologi assegnino alle ossa ritrovate «lo stesso sesso assegnato alla nascita». In un tweet successivo, Palladino ha aggiunto, che «assegnare il sesso biologico ai resti umani antichi sia “una stronz*ta”», anche perché «la classificazione “maschio” o “femmina” è raramente l’obiettivo finale di qualsiasi scavo».
In una società che negli ultimi due anni e mezzo ha portato alla costituzione di un vero e proprio culto, la “Scientocrazia”, nel cui nome ha ridefinito le regole della comunità, ora un manipolo di persone vorrebbe piegare la scienza e l’antropologia agli studi di genere, abbattendo una delle ultime identità rimaste all’individuo, quella sessuale.
Così un trans incarcerato in una prigione femminile del New Jersey – ma evidentemente dotato di pulsioni sessuali maschili, nonostante si definisse come “donna” – ha messo incinta altre due detenute, costringendo i funzionari della struttura a trasferirlo in un altro istituto detentivo. Il nuotatore trans Lia Thomas, già al centro di innumerevoli polemiche per aver partecipato a competizioni femminili (e per averle vinte grazie al vantaggio che gli deriva dal possedere una struttura fisica maschile) è stato proposto come atleta (donna) dell’anno 2022 dall’Università della Pennsylvania.
Thomas, maschio biologico, concorrerà quindi per il premio Woman of the Year 2022 della Ncaa, (National collegiate athletic association), l’organizzazione che gestisce le attività sportive degli atleti che partecipano ai programmi sportivi di 1268 college e università negli Stati Uniti e in Canada.
CHI È CONTRARIO AL GENDER SI MACCHIA DI “PSICOREATO”
Chi avesse la balzana idea di commentare queste tre notizie (ma la lista si allunga ogni giorno con una serie colorita di assurdità) farebbe meglio a ricordarsi come l’opinione pubblica massacrò la scrittrice J.K. Rowling.
La mamma di Harry Potter e di Cormoran Strike è finita più volte al centro di bufere mediatiche sui social network per aver fatto delle affermazioni ritenute discriminatorie e transfobiche e per non essersi mai pentita pubblicamente di tale psicoreato. Il 6 giugno 2020 Rowling aveva contestato il titolo di un articolo sulla parità sanitaria, che recitava “Creare un mondo post-Covid-19 più equo per le persone che hanno le mestruazioni”, ironizzando in un tweet: «”Le persone che hanno le mestruazioni”.
Sono sicura che ci fosse una parola per quelle persone. Qualcuno mi aiuti. Wumben? Wimpund? Woomud?», riferendosi con sarcasmo al termine “women”, “donne”.
Il tweet ha scatenato una serie di attacchi feroci, arrivando agli insulti (“Strega”, “Cagna”, “Feminazi”, “Terf”, sigla che sta per “Femminista Radicale che Esclude i Trans”), da parte di chi voluto leggere, nelle parole della scrittrice, la volontà di definire “donna” solo chi ha le mestruazioni (escludendo pertanto i trans ma anche le donne in menopausa, sottoposte a isterectomia, ecc.).
Nel dicembre 2019 la Rowling era già stata accusata sempre su Twitter di essere transfobica dopo essersi schierata in difesa di Maya Forstater, una ricercatrice che aveva perso il posto di lavoro in un think tank per aver sostenuto che il sesso biologico è un dato oggettivo e che le donne transessuali non sono vere donne: «Vestitevi come vi pare, fatevi chiamare come vi pare – aveva cinguettato – andate a letto con qualsiasi adulto consenziente: ma cacciare le donne dal loro posto di lavoro per aver affermato che il sesso è una cosa reale?».
Apriti cielo! Anche in quella occasione i social e i media si sono scatenati mettendo la mamma di Harry Potter alla gogna per aver osato contestare indirettamente le teorie di genere. Da allora in poi la situazione è degenerata, mettendo persino alla porta docenti che si sono permesse il lusso di difendere il dimorfismo sessuale.
LA FRATTURA IN SENO AL MOVIMENTO LGBTQ+
Una polemica simile ha infuocato gli animi anche nel nostro Paese, in una cornice ancora più surreale. Alcuni attivisti LGBTQ+ hanno rivolto a Francesca Chiavacci, presidenti di Arci, una petizione per chiedere l’allontanamento di Arcilesbica dalla federazione. L’accusa paradossale è anche in questo caso di transfobia. Il casus belli si è consumato domenica 31 maggio 2020 con un webinar sostenuto da Arcilesbica volto a lanciare in Italia la “Declaration on women’s sex-based rights”, un manifesto ispirato alle idee della scrittrice e femminista lesbica Sheila Jeffreys. In questo documento si parla apertamente della discriminazione che le donne subiscono quando il concetto di identità di genere prevale sul dimorfismo sessuale. In sostanza, Arcilesbica ritiene che ammettere sotto il cappello nozionistico di “donna” chiunque si senta tale ma non lo sia (quindi i trans) rischi di sminuire le conquiste ottenute dalle donne.
La frattura in seno al movimento LGBTQ+, però, è ben più profondo, in quanto Arcigay non ha mai digerito la contrarietà di Arcilesbica e delle femministe alla pratica della maternità surrogata che sfrutta e mercifica il corpo femminile.
Non va meglio oltreconfine, come testimonia la femminista lesbica Marie-Josèphe Bonnet, autrice di “Adieu les rebelles!”, che proprio per le sue posizioni contro l’utero in affitto, giudicato una forma di “schiavismo moderno” è stata ostracizzata dal movimento LGBTQ+. Nel dicembre 2014 era stata annullata la sua presenza a una conferenza organizzata dall’associazione Les Oublié-es de la mémoire dal titolo “Résistance – Sexualité – Nationalité à Ravensbrück”. La sua presenza disturbava profondamente i responsabili del quartier generale del movimento LGBTQ+ francese, evidentemente allergici al libero pensiero. E così, con un’e-mail inviata all’associazione organizzatrice, il centro ha spiegato che la presenza della Bonnet non era gradita in quando si era macchiata di «dichiarazioni virulente e vicine alle posizioni della Manif pour tous». La coordinazione delle lesbiche francesi ha successivamente abbandonato il centro LGBTQ+ per le posizioni sulla maternità surrogata.
Il paradosso di questa vicenda è che, come anticipato, in una società in cui la scienza è diventata un dogma, la stessa scienza viene piegata con disinvoltura alla mercé dei capricci dei sostenitori del gender. Costoro hanno, di fatto, sdoganato l’ennesimo psicoreato: semplicemente non si può dire la verità, ossia che esiste una differenza biologica tra maschi e femmine e che i trans che si sentono donne non sono in realtà tali. Non si può nemmeno criticare pratiche come la maternità surrogata, peraltro vietata nel nostro Paese, senza essere tacciati con i peggiori epiteti.
UN MONDO LIQUIDO E… UNISEX!
Per chi non lo avesse ancora capito, ci troviamo di fronte a una rivoluzione antropologica che i poteri forti stanno promuovendo e imponendo in tutto il mondo, con cui si vuole riprogrammare l’opinione pubblica e la morale collettiva. Essa, come spiegavo con Gianluca Marletta in “Unisex” (Arianna Editrice) trae linfa e forza dai princìpi buonisti e falsamente umanitari su cui sembra basarsi. L’intenzione evidente è di sradicare l’identità sessuale per rendere fluida la sessualità e amorfo l’individuo, aprendo a pratiche ipercapitalistiche e classiste come la maternità surrogata.
Questa teoria, inizialmente patrimonio di ambienti di nicchia e di gruppi minoritari, è divenuta ai giorni nostri un vero e proprio pilastro ideologico della cultura moderna, adottata come un cavallo di battaglia da gran parte dei poteri forti, dalla politica e dalle lobby economiche occidentali, fino a condizionare la cultura, i costumi, le legislazioni e la politica di un’intera parte del mondo, al punto da riuscire a imporre e anteporre le proprie “priorità” rispetto a qualsiasi altra istanza o esigenza sociale.
La maggior parte della gente e dei pensatori l’ha inizialmente ignorata o accettata in modo passivo, incapaci di frapporsi tra il progressismo etico e l’umanitarismo sociale. Così facendo essa ha scalato le vette del potere politico e della burocrazia, affermandosi in maniera definitiva e capillare. E soprattutto violenta. La psicopolizia arcobaleno ha dimostrato ancora una volta di essere feroce quanto implacabile e di non guardare in faccia nessuno.
Sotto attacco, in questo caso, è l’identità stessa dell’essere umano nel suo, da sempre riconosciuto come “naturale”, dimorfismo maschile/femminile. L’ideologia gender afferma infatti che le differenze sessuali tra maschio e femmina sarebbero solo “morfologiche” ma, nella sostanza, non avrebbero quasi nessuna importanza; secondo questo “nuovo” punto di vista la differenza maschile/femminile sarebbe soprattutto culturale: ovvero, gli uomini sarebbero uomini solo perché educati da uomini, mentre le donne sarebbero donne perché educate da donne. I poteri forti oggi vogliono intervenire e rimodellare l’immagine classica dell’Uomo per imporne una nuova immagine di sesso socialmente costruita e avulsa da qualunque retaggio “naturale”.
Stiamo, infatti, assistendo a una “culturalizzazione” esplicita del corpo per sottrarlo volutamente a quanto rimane della sua condizione di naturalità, un processo destinato a sfociare nel modello di uomo artificiale sognato dal Transumanesimo. Il “braccio militante” di questo processo culturale è rappresentato, in concreto, dalla galassia dei movimenti gay e omosessualisti: gruppi un tempo assolutamente minoritari ma che negli ultimi anni, potendo contare su un vero e proprio torrente di finanziamenti pubblici e privati a fondo perduto e sul sostegno di istituzioni e lobby di altissimo livello, hanno invaso i media e le piazze di tutto il mondo occidentale imponendo all’opinione pubblica le proprie “istanze”, come la richiesta di poter celebrare “matrimoni” o di adottare o “fabbricare” bambini.
Tali istanze rimarrebbero “lettera morta” senza l’appoggio sempre più plateale delle istituzioni del mondo occidentale, per le quali l’agenda politica dell’ideologia di genere sembra essere divenuta una priorità assoluta, da proporre o imporre mediante leggi d’ogni tipo, riprogrammazione dei corsi scolastici, sanzioni amministrative e penali e, persino, attraverso una rielaborazione del linguaggio comune il quale, almeno in pubblico, si vuol far rientrare nei canoni di un “politicamente corretto” che bolla come discriminatorie e “sessiste” persino espressioni immemorabili (tra le quali vi sono le espressioni “donna incinta” e “mamma&papà”).
CREARE L’UOMO NUOVO
Quello che già dimostravamo anni fa con il nostro libro Unisex – e che si è concretizzato nell’apatia delle masse – è che l’ideologia di genere sembra essere al giorno d’oggi una sorta di “cavallo di Troia” che alcuni Poteri forti paiono decisi ad utilizzare per “fini” che vanno ben al di là delle “rivendicazioni omosessualiste”, ma che mirano, con tutta evidenza, a manipolare la natura stessa dell’uomo, allo scopo di generare un “Uomo nuovo” compatibile con il progetto ormai sempre più avanzato di un Nuovo Ordine Mondiale.
L’ideologia mondialista, prima ancora di pianificare una strategia di conquista “materiale” del globo da parte dell’Occidente anglo-americano e dei suoi alleati o sudditi, mira soprattutto alla creazione di un “Uomo nuovo”: un essere resettato e omologabile, stereotipato e apolide, perfetto “mattone” utilizzabile nella costruzione del mondo nuovo.
Da questo punto di vista il mondialismo agisce preferibilmente sul piano dei “costumi”, delle “mode”, dei “modi di pensare”, attraverso la creazione di un “immaginario globale” che influenzi le scelte delle masse. Uno degli scopi dell’azione mondialista, ad esempio, sarà quella tendente a demolire le “vecchie” identità (siano esse sociali, religiose, politiche o culturali) che potrebbero, in qualche modo, rappresentare un ostacolo all’omologazione globale. Un altro obbiettivo da colpire, naturalmente, sarà l’istituzione familiare, anch’essa vista come un “ostacolo” alla creazione di un uomo senza punti di riferimento, affettivamente instabile e, quindi, facilmente utilizzabile e manipolabile, sia sotto forma di “consumatore perfetto”, sia sotto forma di anonimo “tassello sociale”.
Ed è proprio in quest’ottica che si comprende l’appoggio dei Poteri forti occidentali all’ideologia di genere la quale, rendendo “nebulosa” e ambigua persino quella dimensione basilare che è l’appartenenza sessuale, diviene l’ingrediente necessario alla creazione dell’uomo nuovo: un uomo nuovo che, ricordiamo, si vuole liquido, confuso, ambiguo.
L’ideologia di genere, pertanto, avvicina inesorabilmente il nostro mondo a quello descritto nel romanzo dell’inglese Aldous Huxley Il Mondo Nuovo, dove l’essere umano privato di tutta l’eredità del passato vive in un “governo globale” dove ogni aspetto della vita è omologato fin dalla nascita, dove la riproduzione è realizzata artificialmente e disgiunta dal sesso e dove ogni aspirazione personale, ogni creatività e ogni spiritualità è “annegata” nella droga (il soma) o nel piacere sessuale, sia etero che omo, praticato senza limiti di età e di legge. Un mondo in cui la “persona” in quanto tale non esiste più, dove ogni sorta di “identità” è abolita e dove l’individuo è perfettamente amorfo e “resettato”, naufrago solitario in un oceano di non-senso.
ENRICA PERUCCHIETTI, Orizonte Zero
Giornalista Pubblicista iscritta, laureata con lode alla Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli Studi di Torino con una tesi di ricerca di Storia delle Religioni sull’Alchimia (“Come ho scoperto la Pietra Filosofale”: il tema dell’alchimia nell’ermeneutica di Mircea Eliade). Giornalista televisiva ha lavorato per sei anni presso l’emittente locale RETE7 come giornalista e conduttrice (TG Informasette, Studio&Stadio, Nordovest, Parliamone alle 13) e ha fatto da consulente per la trasmissione “Mistero” di Italia 1. È autrice di numerose pubblicazioni su riviste web e cartacee, e di diversi saggi a sfondo controinformativo. È caporedattore per la UNO Editori.