
TI RISPONDO PER LE RIME!
A chi non è capitato, durante una discussione, di non avere la risposta pronta con cui ribattere? In quel momento il cervello, dicono gli scienziati, va in cortocircuito. Ecco come fare per trovare la battuta spiazzante
Durante una discussione, il nostro interlocutore se ne esce con una frecciatina che ci spiazza. Non rispondiamo e in un attimo ci sentiamo sconfitti. Ce ne andiamo e dopo pochi passi ci viene in mente la frase arguta con cui avremmo potuto rispondere. Peccato che ormai sia troppo tardi. Si chiama esprit de l’escalier (spirito da scala), secondo l’espressione coniata dal filosofo illuminista Denis Diderot, la risposta giusta che viene in mente quando ormai abbiamo abbandonato lo scontro verbale. A lui capitò questa situazione in un ricevimento, quando si sentì rivolgere una frase pungente a cui non rispose. Sulla scalinata che conduceva all’uscita, l’emotivo intellettuale partorì una risposta intelligente, ormai inutile.
Primo trucco: calma
Perché accade? Il fenomeno è stato studiato da molti psicologi, soprattutto nel mondo anglosassone. Negli Usa si fanno persino corsi per imparare a dare ottime repartee, nome che indica appunto le battute fulminee capaci di zittire l’interlocutore. Ad esempio, lo psicologo americano Mardy Grothe sul tema ha scritto Viva la repartee (Collins). È lui che spiega i meccanismi: «Quando le persone si sentono verbalmente attaccate, innescano una reazione di difesa che inibisce momentaneamente le funzioni cognitive superiori». In altre parole, quello che lo psicologo statunitense Daniel Goleman, tra i più grandi studiosi di empatia, chiama blackout emotivo. «In pratica», aggiunge il collega italiano e formatore Gennaro Romagnoli, «quando veniamo offesi, i circuiti del sistema limbico deputati all’elaborazione delle emozioni vengono subissati di segnali che ci bloccano». Che fare allora? «Per rispondere a tono», prosegue Grothe, che nel suo libro ha raccolto centinaia di battute spiazzanti celebri, «quel che ci serve non è uno stato di eccitazione, ma di calma: solo così la creatività è libera di esprimersi e di trovare le associazioni di idee utili a scovare rapidamente una risposta ironica e spiazzante».
Secondo trucco: creatività, umorismo e assertività
Infatti è spesso la creatività il segreto di una battuta perfetta. Chi meglio di uno scrittore può venirci in aiuto? Celebre, ad esempio, fu la risposta di Oscar Wilde al poeta gallese Lewis Morris, al quale per poco fu rifiutato l’ambito titolo di poeta laureato, conferito dalla Corona britannica. Morris disse: «C’è una persecuzione nei miei confronti, una cospirazione del silenzio. Che cosa posso farci io? Che cosa dovrei fare?». «Entrarne a far parte», rispose Wilde. In quattro parole, lo mise a tacere. «L’umorismo è sempre una buona tattica», aggiunge Romagnoli, «migliore di una risposta ostile che solitamente genera un’escalation di aggressività». Spesso infatti, di fronte a una frecciatina, tendiamo ad attaccare («è tutta colpa tua») oppure a reagire passivamente («hai ragione, ho sbagliato tutto»). La tattica migliore, oltre a una buona dose di umorismo, è invece quella che gli psicologi chiamano assertività: analizzare razionalmente ciò che ci viene detto come fosse una semplice critica, senza scattare ma senza nemmeno buttarci a terra.
Terzo trucco: un pizzico di cinismo
Pur mantenendo la calma come possiamo trovare rapidamente la risposta corretta? Ad esempio, usando la metacomunicazione, e cioè rivoltare la situazione a nostro vantaggio parlando della comunicazione stessa. Lo spiega sempre lo psicologo italiano: se qualcuno ci dice «sei un invertebrato», invece di rispondere dandogli del verme, potremmo dire «hai notato che tono di voce ridicolo hai appena usato?». «Metterla sul ridere», spiega, «è un modo intelligente per far fronte alle offese e per stemperare gli animi». Con un pizzico di aggressività, ma non troppo evidente. L’importante infatti è reagire sempre con un certo distacco: «Non dobbiamo mai mostrare all’altro che il suo commento ci ha feriti», aggiunge Marie Dubuque, blogger e autrice di Witty comebacks for idiotic insults (Bookbaby). «Se così facciamo, l’altro vince: l’importante è non mettersi sulla difensiva». Se poi pensiamo di dover essere educati in ogni situazione, questo ci frena. Ad esempio con i parenti: «Immaginate di avere una zia che vi chiede perché non vi decidete a mettervi a dieta», spiega l’autrice. «Le potreste rispondere, con educazione, che è un’ottima idea. E che anzi, sarebbe bello farlo insieme». Così la zia resterà basita e il suo insulto cadrà nel vuoto.
Quoziente emozionale
Non tutti siamo uguali però. Per alcuni la necessità di rispondere con aggressività è troppo forte per permettere una reazione anche solo apparentemente diplomatica. «Ognuno ha un suo quoziente emozionale», prosegue Romagnoli. Una cosa è certa infatti: l’intelligenza conta poco rispetto alla capacità di gestire le emozioni. Solo rendendoci conto delle radici profonde della nostra reazione alle critiche o alle provocazioni degli altri riusciremo a mantenere la calma, necessaria a non farci prevaricare.
Un po’ di aggressività aiuta
Se mediazione e ironia non bastano, un po’ di sano cinismo e di cattiveria possono salvarci da un’aggressione verbale. Nel suo libro Volersi bene, volersi male (Mondadori), lo psicologo Willy Pasini afferma: «La cattiveria è una forza, una componente della combattività e della sana ambizione di cui si fanno portatori manager e sportivi». Non viene appresa nel corso della vita: i comportamenti infantili sono infatti tipicamente egoisti. «Nella nostra società “cattiveria” è una parola tabù», aggiunge la psicologa Irene Bernardini. «Aggredire viene dal latino adgredior che significa andare avanti, fare il passo che serve ad avviare il cambiamento. Quando la strada è chiusa e chiedere permesso non serve, per farlo bisogna anche forzare un po’, dare qualche spintone».
A scuola di “frecciatine”
Come trovare la risposta giusta al momento giusto? La prima cosa è imparare a gestire le emozioni, magari iniziando con l’ascoltarci nel momento in cui reagiamo e cercando di capire che tipo di emozione stiamo provando. Esistono anche molti training che insegnano a migliorare l’intelligenza emotiva attraverso la meditazione: una ventina di minuti al giorno per quattro mesi è il minimo per vedere i primi effetti. Alcune attività che, assieme alle tecniche di rilassamento, aiutano a imparare a trovare la risposta giusta:
1 Leggere
Permette di allenarsi a gestire i significati che stanno dentro le parole. Così si dispone di una gamma più vasta di risposte pronte (o quasi) per essere usate.
2 Sviluppare il fiusso del linguaggio, con qualche esercizio di loquacità
Per qualche minuto andate in giro per casa parlando a vanvera, cioè emettendo parole in continuazione senza curarvi del significato. «Permette si sviluppare il meccanismo che naturalmente genera il linguaggio». Spianando la strada alle parole.
3 Sviluppare la “ducia
Molti esercizi di programmazione neurolinguistica, disponibili in commercio, aiutano a modificare le nostre reazioni agli altri e a perdere timidezza. Per avere la risposta pronta bisogna infatti abituarsi a parlare con gli altri.
4 Ascoltare
Aprirsi all’ascolto attento degli altri aiuta a controbattere rapidamente. Se ascoltiamo l’altro troveremo più facilmente cose pertinenti da dirgli perché saremo meno concentrati sulla necessità di trovare dentro di noi una buona risposta a tutti i costi.