
UN POPOLO DI SANTI, DI POETI E DI… FANTASMI
Forse non lo sapete, ma l’Italia è un Paese pieno di spettri. Vagano in boschi, castelli e cimiteri, ma sembrano prediligere le grandi città, dove parecchia gente dice di averli visti o sentiti. Per accertare la loro presenza o dimostrarne l’inesistenza, un’associazione di acchiappafantasmi nostrani esegue indagini serie, usando metodi scientifici
ANapoli esiste un appartamento che nessuno vuole abitare. Gli ultimi due inquilini non hanno resistito ai rumori sinistri che si sentono nelle sue stanze. «Il proprietario è andato a controllare», racconta AnnaMaria Ghedina, giornalista e autrice de Guida ai Fantasmi d’Italia. Dove cercarli e trovarli, Odoya Edizioni, «e ha “visto” un ragazzino seduto sul tavolo della cucina che gli ha detto di andarsene». È solo una delle storie che la nostra esperta ha raccolto nel suo inquietante “tour degli spiriti” nel nostro Paese.
Non si possono contare
Fare un censimento dei fantasmi nostrani è praticamente impossibile: gli spiriti vagherebbero in tutte le regioni, anche se sarebbero le grandi città ad attirarne di più: «Napoli è sicuramente la città con il maggior numero di presenze», spiega Ghedina, «seguita da Roma e Milano». Tutte e tre hanno una lunga storia costellata di eventi tragici e violenti, le cui vittime senza pace sarebbero rimaste imprigionate sulla Terra. Come Giuditta Guastamacchia, donna bellissima e crudele, decapitata nel 1800 per l’atroce omicidio del giovane marito. Il suo spettro vagherebbe a Castel Capuano, sede della sezione civile del Tribunale di Napoli: «Un giorno andai al Museo di Anatomia con un collega per fotografare il teschio di Giuditta, che è conservato lì», racconta AnnaMaria. «Quando fu il momento di riporlo nella teca, tutte le luci del Museo si spensero. Per me era chiaro che Giuditta non volesse tornare nell’anonimato».
La Callas è ancora in teatro
Ci sono anche figure storiche famose a formare il parterre dei fantasmi tricolore. Ne fa parte addirittura Maria Callas, il cui fantasma, a 40 anni dalla morte, sarebbe stato avvistato sia nei corridoi del Teatro all’Opera di Roma sia alla Scala di Milano. Altro spirito girovago famoso è quello dell’imperatore Nerone, individuato presso i Fori Imperiali mentre canta con la sua lira, ma anche sul ponte Salario e fuori da Porta del Popolo, proprio là dove sorgeva il “cimitero maledetto” dell’antica Roma, destinato a prostitute, atei e condannati. Dalle parti di piazza San Pietro, invece, sarebbe Caio Giulio Cesare a manifestarsi: ben sei persone giurano di averlo visto e addirittura di averlo udito parlare. Infine, non mancherebbero gli spiriti di persone anonime come quello segnalato a Selva (Bolzano): qui il fantasma di una bambina morta precipitando da un monte continuerebbe a percorrere le strade del paese e, vestita di rosso, sarebbe stata vista piangere chiamando la madre. A Palermo, invece, nel Teatro Massimo, si aggirerebbe una piccola suora, la cui tomba sarebbe stata violata durante i lavori di costruzione dell’edificio. A Voltri (Genova) ha acquisito la fama di una delle case più infestate d’Italia la “Cà delle anime”, teatro di orrendi delitti nel XVIII secolo. Suppliche e gemiti sarebbero la “colonna sonora” notturna di quei pochi che hanno avuto l’ardire di soggiornarvi, come la famiglia che nel secondo dopoguerra si trovò davanti una ragazza vestita di bianco, circondata da un intenso profumo di rose, che chiedeva notizie del suo fidanzato, morto secoli prima.
Ghostbusters
Tanti fantasmi, tanto materiale di studio per i ghost hunters (cacciatori di fantasmi): come quelli dell’Italian Ghost Hunters League (www. italianghosthuntersleague.it), associazione fondata nel 2011 dai fratelli Samuele e Daniele Pirola per cercare e valutare le basi scientifiche di questi curiosi fenomeni. Ai due fratelli, autori del volume Fantasmi e Misteri dell’Altro Mondo (Edizioni Cerchio della Luna), si è aggiunto nel 2013 Giovanni Barlocco: «Il termine ghost hunters esprime il nostro desiderio di staccarci dalla finzione cinematografica in stile Ghostbusters», dice Samuele Pirola, coinvolto con i colleghi in 30 indagini, 20 delle quali condotte in edifici pubblici come castelli, rocche e ville storiche, e 10 realizzate per conto di privati in abitazioni e attività commerciali: «Nel caso di queste ultime, la maggior parte dei committenti non pretende una spiegazione, ma chiede un parere e desidera soprattutto sapere se quello che prova, sente o vede è reale o rientra nella norma di chi ha avuto esperienze paranormali». Lo scopo quindi è quello di verificare la veridicità di racconti e testimonianze e delle esperienze vissute in prima persona di chi ha assistito a eventi inspiegabili, cercando spiegazioni razionali e naturali. Solo quando non ce ne sono, si può arrivare a ipotizzare un fenomeno paranormale.
I “ferri del mestiere”
I ghost hunters lavorano con strumenti comuni come la termo-camera, che permette di visualizzare e registrare video e immagini termiche (dove i diversi gradi di calore vengono espressi in colori diversi che vanno dal blu – freddo – al rosso – caldo), il termometro digitale, utile a individuare cali o aumenti repentini di temperatura, videocamere e fotocamere a spettro visivo completo, cioè in grado di registrare filmati e scattare fotografie in assenza di luce. Molto importanti sono poi i misuratori delle variazioni del campo elettromagnetico dell’ambiente, i cosiddetti rilevatori Emf (Electromagnetic Field), che possono essere analogici, come ad esempio il K-II meter, oppure digitali, come l’Emf meter: «Il K-II può avere diverse forme e può essere inserito anche in giocattoli o peluche in modo da attirare le presunte entità», dice Pirola. Per quanto invece riguarda il materiale audio, esso viene raccolto tramite registratori digitali, microfoni parabolici o ad alta sensibilità, in modo da poter captare e registrare le eventuali voci o i rumori emessi dai fantasmi. «Esistono però anche altri strumenti inventati espressamente per il ghost hunting, come la Ghost Box e l’Ovilus III. La prima scansiona rapidamente tutte le onde radio, mentre il secondo contiene un data base di parole che le presunte entità possono scegliere in modo da poter comunicare», continua Samuele Pirola. «Durante un’indagine, però, può capitare anche di usare metodi meno tecnologici. Nel caso di segnalazione di un rumore di passi, per esempio, si può spargere a terra sabbia o farina per evidenziare il passaggio di qualcuno oppure si può posizionare un pallone e chiedere al fantasma di spostarlo». L’utilizzo dei rilevatori elettromagnetici è giustificato del fatto che, secondo vari studi di parapsicologia, gli spiriti sarebbero in grado di manipolare i campi elettromagnetici e di usarli come fonte di energia per palesarsi. Di conseguenza l’aumento di questo parametro indicherebbe la loro presenza. «Un altro valore da controllare è l’abbassamento o l’innalzamento repentino della temperatura circostante». I supporti di registrazione audio permettono poi di “catturare” eventuali risposte paranormali a domande poste dagli investigatori e di conseguenza capire quale “entità” si abbia di fronte. «Permettono inoltre di riascoltare determinati rumori: durante il riascolto di queste tracce audio è possibile imbattersi nei cosiddetti Fenomeni delle voci elettroniche, voci che risultano registrate su supporto digitale ma non erano udibili durante la sessione di rilevazione».
Ricerche in corso
Nonostante il riserbo sulle indagini svolte e su quelle in corso, i due fondatori dell’Italian Hunters Lea- gue rivelano che durante le loro due ultime ricerche qualcosa di anomalo è stato riscontrato: alcune persone avevano detto di aver udito un misterioso e non meglio precisato rumore nel castello di San Colombano al Lambro, vicino a Milano: «Sul registratore digitale si sentiva una voce, il cui timbro sembrava femminile», specifica Pirola. Più inquietante ancora è la fama del castello di Trezzo sull’Adda (Milano), ritenuto la dimora eterna dello spirito di Federico Barbarossa che lì rimarrebbe per difendere un tesoro. Anche se le indagini non sono ancora terminate, Samuele Pirola ammette che «è capitato che nei sotterranei qualcuno si sia sentito spingere; è probabile, anche in base ai racconti riferiti dai visitatori», che parlano di fruscii e colpi percepiti nitidamente, «che in quel castello qualcosa ci sia». Del resto, uguali rumori hanno avvertito anche i visitatori del castello di Lomello (Pavia): «Qui abbiamo riscontrato anche un abbassamento di temperatura. Tutti segni che denunciano presenze paranormali», conclude Pirola.
Se l’Inghilterra occupa le prime due posizioni con Ram Inn, albergo nel Gloucestershire costruito su un cimitero pagano, e Pendle Hill, collina del Lancashire famosa per le sue streghe, dove membri di una troupe televisiva hanno affermato di essere stati afferrati alla gola e feriti da mani invisibili, l’Italia conquista un lusinghiero terzo posto con l’isola di Poveglia. Situata a sud di Venezia, era usata come lazzaretto e cimitero nel 1700. Pare che ne risuonino le grida agghiaccianti dei morti. Per il quarto posto bisogna invece andare oltreoceano, a Salem, Massachusetts, città nota per la caccia alle streghe e per la casa di Seven Gables, dove si aggirerebbero diversi fantasmi. Chiude la classifica l’Excalibur Hotel di Las Vegas. Inaugurato nel 1990, ha guadagnato una fama sinistra: molti raccontano di esser stati seguiti e hanno udito sospiri dietro l’orecchio e chiunque vi abbia mai vinto il jackpot da milioni di dollari è morto nel giro di pochi mesi.
I fantasmi non sono tutti uguali
I fantasmi si possono suddividere in tre tipi: senzienti, non senzienti (o residuali) e demoni. Pirola: «L’entità senziente può interagire nel mondo fisico sia con gli esseri umani sia usando o spostando oggetti. Quella non senziente è un’“eco” del passato, quindi non può interagire con il mondo fisico ed è sempre uguale a se stessa. Entrambe hanno vissuto la vita terrena. I demoni non hanno mai vissuto sulla Terra e ogni tanto si fanno sentire».
Come si svolge un’indagine
Le indagini dei nostri ghost hunters seguono un iter preciso: le segnalazioni e le richieste di intervento vengono valutate dopo aver raccolto il maggior numero di informazioni possibili, dando precedenza a quelle di chi vive situazioni anomale in casa propria o dove sono presenti dei bambini. Accettato il caso, prende il via l’indagine vera e propria con sopralluoghi fatti preferibilmente di sera o di notte per evitare rischi di contaminazioni esterne come rumori e luci: «Si cerca di “stanare” e comunicare con le “presenze” ponendo domande e cercando di provocare una reazione, per esempio bussando su una superficie e chiedendo lo stesso rumore in risposta, o attraverso la strumentazione. I dati raccolti sono quindi analizzati cercando in via prioritaria spiegazioni razionali», spiega Samuele Pirola.