
VOCI DALL’ALDILÀ, COSÌ LA SCIENZA CERCA DI SPIEGARE L’INSPIEGABILE
Ricercatori dell’Università di Padova hanno facendo test e verifiche su Sonia Benassi, una donna che fin da bambina dice di entrare in contatto con i morti e di riceverne messaggi destinati ai parenti in vita
Il mistero più grande è quello della morte. Da sempre gli uomini si interrogano se esista “qualcosa” dopo e se si possa aprire un canale e, insomma, comunicare con chi ha varcato la fatidica soglia.
La Chiesa crede nell’aldilà, ma nega ogni possibilità di interazione fra vivi e morti e addirittura condanna, associandoli allo spiritismo (che si diffuse moltissimo alla fine dell’800), i cosiddetti medium e le sedute spiritiche.
Celebre il caso di Gustavo Rol, il sensitivo di Torino che affascinò anche Gianni Agnelli, il quale sosteneva di aver prova dell’esistenza di un “dopo” (vedi box a pag. 92-93). La scienza bolla le comunicazioni tra vivi e morti come ciarlatanerie, anche se ne discutono perfino gli scienziati, i quali stanno cercando di spiegare le cosiddette Near Death Experiences (le esperienze di premorte) o quelle di fuoriuscita dal corpo (che permettono al morente di osservare tutto ciò che gli sta accadendo intorno, incluse le manovre di rianimazione) come fenomeni di “coscienza” o stati di ipossia cerebrale: stati in cui il cervello non riceve ossigeno ed è quindi in una condizione di pre-morte.
A tutt’oggi però nessuno riesce a comprendere né tanto meno a spiegare i “fenomeni” chiamati channeler (canalizzatori), persone che si definiscono medium in grado di dar voce ai defunti. Una di loro, autrice di un libro pubblicato dalle Edizioni Trigono (vedi box qui a lato), si chiama Sonia Benassi. Ha 49 anni e vive con il marito Massimo e sei bellissimi cani in una villetta nella campagna di Parma. Riceve ogni giorno decine di persone che le chiedono di metterle in contatto con i loro defunti.
Sonia, che ha frequentato il conservatorio ed è pianista, racconta.
Da quando pensa di avere il dono di comunicare con l’aldilà?
Lo scoprii da bambina. Una mattina andai al cimitero con la mia mamma e vidi due persone accanto a una tomba, mentre mia madre ne vedeva solo una. Capii che quella visibile solo a me era lo spirito della figlia del signore che stava pregando in quel momento e piangeva ogni giorno la sua morte al cimitero. Vidi che lei lo stava accarezzando e consolando. Glielo dissi. Lui rimase di stucco, ma riconobbe sua figlia nelle mie parole. Da allora ho coltivato questo dono, di cui non mi spiego ancora l’origine. La mia famiglia non mi ha ostacolato. Ho fatto tutto da sola, con l’aiuto di uno spirito illuminato che chiamo “l’elefantino” (si tratta di Ganesha, un dio indiano, ndr). Tutti i contatti che ho avuto, su sollecitazione delle persone che si rivolgevano a me, sono stati di conferma: sembra effettivamente che io “parli” con i trapassati. Non lo dico io. Lo dicono loro, le persone che vengono da me. Se ne vanno dicendo “È impossibile! È proprio lui-lei”. Io dico nomi, date, particolari, mille cose che in realtà non posso sapere.
Come si definisce dunque?
Un ponte. Credo di essere in contatto con la dimensione parallela. Ma non chiedetemi perché: nemmeno io so dare una risposta razionale a questa dimensione irrazionale. A volte resto impressionata a mia volta, anche se ho imparato a vivere normalmente: mi vesto, mi trucco, faccio shopping. Poi, quando mi concentro, scatta qualcosa. Canalizzo quello che penso sia uno spirito e scrivo su un foglio ciò che mi dice. A volte parlo come “lui”, uso le stesse espressioni, le stesse parole. Ripeto: lo dicono quelli che vengono da me. Ma non mi turba. Sono comunque una persona serena.
Chi crede nell’aldilà come pensa vivano i suoi cari nell’altra dimensione?
In una dimensione parallela, le anime hanno ancora compiti e missioni da svolgere. Per questo sono sempre felici di essere chiamate da noi viventi: hanno un aiuto importante da farci avere.
Quale tipo di aiuto?
Intanto ci sostengono, ci consolano. Già il fatto di sentire, o pensare di sentire che sono proprio loro, i cari defunti, a parlare, ha un effetto straordinario sulle persone. Questi contatti possono influenzarci, instillando un pensiero, una intuizione: possono guidarci nei momenti difficili e farci prendere decisioni più giuste. È successo perfino che attraverso questi channeling si risolvessero problemi pratici, facendo scoprire alle persone vive documenti, situazioni che non conoscevano.
Lei pensa, come in tante religioni, che ognuno di noi abbia una guida spirituale?
Sì, in genere diversa da un defunto. Possiamo contattarla quando vogliamo e parlarle, chiedendole qualsiasi cosa vogliamo.
Sonia, è possibile per noi persone normali comunicare con i nostri cari da soli, in un momento di sconforto o in attesa di venire da te?
Sì certo, possiamo prendere una loro fotografia e parlarci normalmente. Loro troveranno il modo per farci capire che ci sono: una sincronicità, la classica piuma che cade, una moneta o magari la loro canzone alla radio proprio in quel momento. Non c’è bisogno di una medium…
Chi l’ha consultata riferisce che dopo essere stati da lei si ha meno paura della morte.
Tempo fa ricevetti un messaggio da un’anima, che voglio riportare perché è stupendo: “La Morte. Come ci si prepara alla morte? Va insegnata e raccontata, va accolta come quando si mette un fiocco alla porta come segno della nascita di un bambino. La morte è il nostro angelo, ci porge la mano per comunicarci che il nostro tempo sulla Terra e le esperienze fisiche sono terminate e che siamo pronti a iniziare un altro viaggio, ben più forte”. Con l’obiettivo di fare chiarezza Sonia Benassi ha accettato di essere “studiata” all’Università di Padova i cui ricercatori hanno stabilito che non mente e che ha poteri davvero inspiegabili, almeno per il momento. Per raccontare la sua esperienza ha scritto un libro, già in testa alle classifiche.
MASSIMO POLIDORO: COMUNICARE CON I MORTI È IMPOSSIBILE
Massimo Polidoro, segretario nazionale del Comitato Italiano per il Controllo delle Affermazioni sulle Pseudoscienze (CICAP, www.cicap.org), scrittore ed esperto di psicologia dell’insolito, svela i trucchi e i segreti di chi sostiene di poter comunicare con i morti.
Domanda: Medium e veggenti sostengono di poter entrare in contatto con i trapassati.
Risposta: C’è chi specula sulla fragilità e il dolore delle persone colpite da un lutto e chi lo afferma in buona fede. Non tutti i medium imbrogliano per lucro: quelli che non si fanno pagare spesso sono spinti dall’ambizione di essere ammirati, dal desiderio di rivalsa personale o da forme di esibizionismo; ma c’è anche chi è convinto di possedere davvero doti speciali. In realtà nessuno ha mai scientificamente dimostrato di avere anche solo una briciola di tali capacità: il CICAP premia con 1 milione di euro chi dimostra di avere capacità paranormali in grado di superare una seria verifica scientifica. Nessuno si è fatto avanti: fino a oggi, le nostre ricerche hanno solo smascherato autosuggestioni, trucchi e imbrogli.
Domanda: Quali sono i trucchi usati dai medium che si fanno pagare?
Risposta: In passato i medium organizzavano spettacolari sedute spiritiche accompagnate da una serie di giochetti e trucchi tipici: spostamenti e apparizioni di oggetti, luci, suoni, ecc. Hanno ingannato molte persone, ma non i prestigiatori, i quali hanno riconosciuto in queste “apparizioni” gran parte del repertorio classico della prestidigitazione. Oggi, la maggior parte dei medium si limita a sostenere di essere capace di ricevere comunicazioni dall’aldilà: ai clienti trasmette messaggi vaghi, nebulosi e ambigui che possono essere interpretati in modi diversi. La strategia è del tipo: “Ecco, il defunto mi parla di un cappello rosso… Lei sa di cosa sta parlando, vero?”. Così, tralasciando di interpretare esattamente i messaggi che dicono di ricevere, si compromettono di meno.
Domanda: Chi non si fa pagare ed è in buona fede, che cosa fa?
Risposta: Molti praticano la psicofonia, cioè accendono un vecchio registratore o un magnetofono, nella convinzione che il nastro registri le tracce di voci, suoni o messaggi dall’aldilà. In genere, qualunque registratore, soprattutto se di vecchio stampo, riprodurrà dei suoni, passibili di essere poi interpretati a piacimento. Molti sentono quello che vorrebbero o avrebbero bisogno di sentire perché così si attenua il dolore di un lutto o si sperimenta una forma di conforto. È un bisogno umano, profondo, ma purtroppo la scienza, che lavora su fatti dimostrabili e dati verificabili, non offre molte rassicurazioni sull’aldilà. Anzi, al momento, non ne offre nessuna.
DALLO SPIRITISMO AL CHANNELING: COSÌ L’UOMO HA TENTATO PER DUE SECOLI DI METTERSI IN CONTATTO CON L’ALDILÀ
Lo spiritismo, ossia la credenza che la morte rappresenti solo un cambiamento energetico e che un sensitivo possa ricevere vibrazioni, frequenze o messaggi dagli spiriti dei morti, nasce negli USA a metà Ottocento con le sorelle Fox. Nel 1848, Margaret e Catherine, cui più tardi si aggiunse la maggiore Leah Fox, iniziarono a udire dei misteriosi colpi alle pareti nella loro casa di Hydesville, New York, attribuiti al fantasma di un venditore ambulante, assassinato dal precedente proprietario e seppellito in cantina. La voce girò, la stampa riprese la vicenda e le sorelle furono invitate ovunque per parlare dei messaggi che ricevevano dall’aldilà. Nel 1855, in USA, lo spiritismo si diffuse grazie all’attivismo delle Fox e ai libri di Allan Kardec, redatti “sotto l’influenza degli spiriti superiori”. Nel 1861 Kate Fox fu assunta da un banchiere di New York, Charles Livermore, che voleva entrare in contatto con lo spirito dell’amata moglie, da poco deceduta. Kate riuscì a materializzare il fantasma della donna in numerose sedute spiritiche, facendosi pagare profumatamente e acquisendo fama mondiale. Nel 1888 però sua sorella Margaret ammise il ricorso a vari trucchi. Troppo tardi: c’erano ormai in circolazione migliaia di medium, cioè persone che si professavano dotate di speciali poteri (chiaroveggenza, telecinesi, telepatia), capaci di evocare poltergeist ed ectoplasmi (presenze occulte e materializzazioni delle forze dell’aldilà) e soprattutto di ricevere messaggi, quasi sempre in cambio di denaro. E c’erano anche milioni di persone disposte a crederci.
’800: Medium e spiritisti
Tra la fine dall’Ottocento e l’inizio del Novecento, le sedute spiritiche divennero di moda anche in Europa. Prevedevano un numero dispari di persone sedute attorno a un tavolo, luci basse, mani giunte e un grande silenzio per permettere al medium di entrare in trance e ricevere le comunicazioni; spesso, il contatto con l’aldilà era vivacizzato da fenomeni spettacolari come la levitazione, la materializzazione e lo spostamento di oggetti. Arthur Conan Doyle, il creatore di Sherlock Holmes, era un appassionato spiritista; intellettuali e artisti come Jack London, D.H. Lawrence, Paul Gauguin, Piet Mondrian, Paul Klee, Gustav Mahler, Carl Gustav Jung e persino Giuseppe Mazzini seguirono con interesse l’attività di alcuni medium, tra cui la celebre occultista Helena Petrovna Blavatsky, fondatrice della Società Teosofica.
’900: Gustavo Rol il sensitivo
Gustavo Adolfo Rol, torinese, nato nel 1903, fu ritenuto un sensitivo di eccezionali poteri a partire dagli anni ’40 del Novecento sino alla sua morte nel 1994. Da lui si recavano Mussolini (cui nel 1942 predisse la sconfitta in guerra), Albert Einstein, Charles De Gaulle. J.F. Kennedy. Non solo Rol diceva di dialogare con gli spiriti di uomini vissuti in passato, ma materializzava e smaterializzava oggetti, scriveva a distanza, dava dimostrazioni di telepatia, leggeva libri chiusi, trasformava le carte e diceva di compiere viaggi nel tempo. Su di lui sono stati scritti moltissimi libri e pronunciati giudizi di ammirazione sconfinata o di sprezzante svalutazione, ma non sapremo mai chi è stato davvero: mai Rol volle mai essere pagato ma neppure acconsentì a essere sottoposto a verifica scientifica.
Oggi si parla di channeling
Il tentativo di comunicare con le persone in un aldilà ultraterreno e la presenza di medium esprimono due bisogni profondamente radicati nell’uomo: quello di accettare la morte, concependola non come la fine di tutto ma come la transizione a un’altra condizione e dunque un nuovo inizio, e il bisogno di continuare a “sentire vicine” le persone amate e scomparse. Oggi si parla di channeling, canalizzazione. I medium come Sonia Benassi si definiscono channeler, canalizzatori, e sono “ponti” tra il mondo dei vivi e quello dei disincarnati (persone decedute, angeli, spiriti guida, maestri spirituali). Di rado cadono in trance, perdono coscienza o si “esibiscono” in prodigi. Sonia, per esempio, si rilassa, si concentra e scrive su un foglio le informazioni che riceve da un mondo che – lei stessa precisa – sta al di là dello spazio e del tempo terreni. A volte vede delle presenze, sente voci all’orecchio o dentro di sé. Resta cosciente e vigile e cerca attivamente verifiche alle proprie comunicazioni, accettando di collaborare con i ricercatori di varie discipline scientifiche.